venerdì 21 agosto 2009

I SINTI, CULTURE E LINGUE DAL SINDH ALL' EUROPA


SINTI


Fare una ricerca su internet per saperne di più sui Sinti è un impresa non facile e qualche volta si scopre anche poco veritiera; questo perchè è chiaro a tutti che su internet si può aggiungere tutto quello che si pensa e si vuole, a propria convinzione e piacimento, ma la speranza di tutti è che tutto quello che troviamo sia tratto da realtà concrete e sicure, e non da supposizioni, poi scoperte errate.
Da dove deriva il nome “Sinti”.
Facendo delle ricerche sui sinti si scopre (si presume) che essi provengono dall’India, ma come si nota il loro nome “Sinti” si combacia benissimo con il nome della regione Sindh, (Sinti/Sindh) una delle 4 province del Pakistan, la seconda più popolosa ed è la patria del popolo Sindhi, le regioni limitrofe sono il Belucistan ad ovest e nord, il Punjab a nord, il Rajasthan (India) ad est e il Mar Arabico e il Gujarat ( India ) a sud. Le lingue principali sono il Sindhi e l’Urdu.
La città principale è la capitale Karachi, dove si concentrano i muhajirun e che fu capitale del Pakistan fino al 1958. Un'altra grande città è Hyderabad, l'antica capitale del Sindh. Il Sindh conta 23 distretti. L'origine del nome è nel sànscrito Sindhu che significa "mare" o "oceano", a causa la dimensione del Grande Fiume (Indo) nella parte occidentale. Il nome Sindh viene dall' Indo – Ariano le cui leggende narravano che il fiume Indo sgorgasse dalla bocca di un leone o Sinh-ka-bab. Nel Shrimad Bhagavatam è menzionato come parte di Abhirrdesh (regno Abhira). In passato esistevano due regioni in quest'area: Sindh ad ovest, che si estendeva fino alla città di Multan e Hind (India moderna) ad est.
Moltissime persone di cui anche gli stessi Rom, affermano che i Sinti non esistono, oppure che sono sottogruppi della popolazione dei Rom, senza rendere conto della storia che racconta direttamente che il nome e la provenienza dei Sinti giunge dalla regione Sindh, e che fu conosciuto con diversi nomi nel passato: gli Assiri (già nel settimo secolo a.C.) lo conoscevano come Sinda, i Persiani come Abisind, i Greci come Sinthus, i Romani Sindus, i Cinesi come Sintow, mentre per gli Arabi era il Sind.

Da questi dati si capisce benissimo l’esistenza e la provenienza dei Sinti, la metamorfosi fra ieri ed oggi e pochissima, secoli fa ed ancora oggi la loro denominazione è: Sinda, Sinthus, Sintow, Sindus, Sind e la storia dei Sinti raccontata e tramandata oralmente, senza scritti di nessun genere, racconta che il loro vero nome era ed è ancora - Sinti - e la loro lingua madre si chiama - sintasintencricip, è da quando i racconti dei vecchi si ricordano, fino ad oggi il denominativo dei sinti e variato di pochissimo, infatti ancora oggi si definiscono con l’appellativo di Sinti.
Da queste indicazioni, (di sicuro non complete) si scopre che la lingua romanì e il popolo dei Rom è completamente estraneo da queste regioni, come si nota nelle pagine soprastanti non compare ne la popolazione dei Rom e nemmeno la loro lingua (romanì) contrariamente la popolazione dei Sinti si nota in varie parti del mondo, con un solo nominativo, e il significato e quasi sinonimo per ogni popolo, che sia Cinese o Greco… Sinda, Sinthus, Sintow,Sindus, Sind, Sindh, Sindhi eguale a Sinti, Sinto, Sinta, Sintengri.
Come volevo far vedere il nome Sinti – Sinto – Sinta, hanno una discendenza e un significato certo e sicuro, la loro provenienza non lascia dubbi, sembra proprio che i Sinti discendono dalle popolazioni della Regione Sindh nel Pakistan, si e trovato che anche nel loro parlare ci sono tantissime parole che combaciano, logicamente il lungo viaggiare per il mondo, tantissime parole sono andata perse, solamente le loro tradizioni culture usi e costumi sono rimaste quelle di sempre.
Etnie nel Pakistan. Il gruppo etnico più numeroso è il punjabi seguito da quello dei Sindhi; altre minoranze, di stirpe iranica, sono i pashtun (che hanno nell' Aghanistan la loro patria originale) e i balochi (presenti sia in Afghanistan che nell'Iran sud-orientale). Infine vi sono i muhajir (lett.: "emigrati"), propriamente non un gruppo etnico in quanto con questo termine si designano i profughi musulmani giunti dall'India dopo la spartizione. Ci sono anche apprezzabili minoranze di altri gruppi etnici immigrati come i bengali, concentrati a Karacji.
Tante sono le persone che non accettano le verità raccontatagli dai propri avi, vanno alla ricerca di verità nuove, senza curarsi se sono veritiere, li accettano solo per un ragionamento fatto nella loro mente, leggono un po’ di libri ed ecco che gli sembra di essere al di sopra di tutti, si pensano superiori ad altre persone, pensano di avere il sacrosanto diritto ad inculcare nelle menti che la loro provenienza, tradizione, popolazione, lingua non è quella raccontata e tramandata dai propri avi, ma bensì quella detta e scritta sui libri da ricercatori seri e veritieri. (Questo non riguarda le popolazioni dei Sinti, perchè credono fermamente ancora nelle tradizioni tramandatogli dai propri avi)
Il nome “Rom” significa “Uomo” io non so molto della popolazione dei Rom, anche perchè nella mia grande famiglia si e sempre parlato di Sinti e mai di Rom, per secoli si è sempre vissuto solo con le popolazioni dei Sinti in tutto il mondo, per varie e mille ragioni, una ragione molto valida era/é la loro lingua madre, in ogni parte del mondo tutti i Sinti parlano la stessa lingua, magari dei dialetti un po’ diversi ma la stessa lingua, (Sinta – Sintengricip) avevano/hanno la stessa tradizione, usanza, cultura, ecc, mentre la popolazione dei Rom era/è molto diversa, perfino la loro lingua per il sintencricip era ed è ancora oggi incomprensibile.
Ci sono tanti Rom che dichiarano che i Sinti e i Rom sono una popolazione unica, una grande popolazione sola, con una sola tradizione, lingua eccetera, ma dichiarare che siamo un popolo solo mentre abbiamo delle culture, tradizioni, usanze usi, costumi e lingue completamente diversi dall’uno all’altro, questo è errato ed incomprensibile, perchè perfino per capirci tra di noi dobbiamo parlare in lingua italiana.
Poi se guardiamo bene il loro nome “Rom” che significa “Uomo” non può essere un denominativo di una popolazione, se non è che loro discendano dalla popolazione degli Indiani d’America denominata “il popolo degli uomini”.
I Rom sono (plurale: Roma; in lingua romanes/romanì: rom) uno dei principali gruppi etnici della popolazione di lingua romanes/romanì, (anche detta degli "zingaro o dei gitani”) che si presume essere originaria dell'India del nord.
La caratteristica comune di tutte le comunità che si attribuiscono la denominazione rom è che parlano - o è attestato che parlassero nei secoli scorsi - dialetti variamente intercomprensibili, costituenti appunto il romanes/romanì, che studi filologici e linguistici affermano derivare da varianti popolari del sanscrito e che trovano nelle attuali lingue dell'India del Nord Ovest la parentela più prossima.
I rom propriamente detti sono un gruppo etnico che vive principalmente in Europa, distribuiti in una galassia di minoranze presenti principalmente nei Balcani, in Europa centrale e soprattutto in Europa Orientale, dove vive circa il 60-70% dei rom europei, benché la loro diaspora li abbia portati anche nelle Americhe ed in altri continenti. Si definiscono essi stessi rom e parlano la lingua romanes/romanì , diffusa soprattutto nell'Europa dell'Est.
I rom in Italia, nel linguaggio giornalistico ed in quello comune, vengono a volte erroneamente definiti "rumeni” o “slavi”, in realtà non esiste alcuna connessione tra il termine "Rom" e il nome dello stato di Romania, il popolo di lingua neo latina dei rumeni o la lingua rumena, mentre gli slavi appartengono a differenti gruppi etnici e linguistici
Le lingue indoarie sono un ramo della famiglia linguistica indoeuropea. Esse formano un sottogruppo delle lingue indoiraniche, insieme alle lingue iraniche.
La lingua romanì è parte del fenomeno della diaspora (un termine di origine greca che descrive la migrazione di un intero popolo costretto ad abbandonare la propria terra natale per disperdersi in diverse parti del mondo) delle lingue indiane parlate da comunità nomadi di origine indiana fuori dell'India.
Il nome Rom, termine con cui si definiscono coloro che parlano questa lingua, ha termini analoghi in altre comunità nomadi che parlano linguaggi originari dell'India oppure che usano un vocabolario di origine indico:i Lom del Caucaso e dell'Anatolia hanno termini di origine indica in espressioni e termini di origine Armena. I Dom mediorientali, originariamente lavoratori del ferro e dell'intrattenimento (musica, danza, etc.) parlano il domari, una delle più conservative lingue indoarie.
Nella valle Hunza del nord del Pakistan c'è una popolazione chiamata i Dum, che sono lavoratori del ferro e musicisti, che parla una lingua dell'India centrale che non ha attinenza con l'Urdu e l'Hindi.
L'autonimo dom > řom sembra avere originariamente designato una casta ed è usato tuttora in diverse regioni da popolazioni differenti aventi caratteristiche sociali simili. Queste popolazioni parlavano, e tuttora parlano, lingue differenti, benchè il loro linguaggio appartenga alla famiglia delle lingue (indoarie) ed è imparentato ad esse. Le prime testimonianze scritte sul parlato romanì datano alla metà del XVI secolo, per cui i linguisti hanno dovuto ricostruire le loro teorie per interpretare la storia di questo linguaggio basandosi sulla ricostruzione linguistica e la comparazione con le lingue indoarie dell’India.
Sulla base di questi studi vengono distinte tre fasi storiche di sviluppo della lingua romanì, ci sono anche delle supposizioni in cui i rom sono definiti anche dei seminomadi, al contrario dei sinti che sono definiti a tutti gli effetti nomadi.
Da queste poche ricerche si scopre e si presume che i Sinti derivano dalla Regione Sindh nel Pakistan ai confini con l’India, mentre la popolazione dei Rom si presume essere originaria dell'India del nord, perciò popolazioni non solo diverse di lingue, tradizioni, usanze ecc. ma anche di regioni, stati.

La verità da dove giungono queste due popolazioni, uniti per la discriminazione e l’odio razziale subito da secoli, non si potrà mai sapere con una certezza assoluta, ne i Sinti e neppure i Rom hanno mai scritto le loro provenienze, i loro racconti erano solo orali e mai scritti e questo e stato un danno irreparabile ed enorme per la loro storia.
I sinti ancora oggi continuano a raccontare e insegnare ai loro giovani la loro lingua, le tradizioni, usanze e molto altro oralmente.
La ricerca su Internet non ha dato delle riposte positive e concrete, racconta solo di racconti e storie di tutti, non c’e’ veramente qualcosa di scritto che dichiari con certezza assoluta la provenienza dei rom e dei sinti. di Radames Gabrielli, Presidente della federazione "Rom Sinti Insieme"


MILANO, LA FEDERAZIONE ROM SINTI INSIEME DENUNCIA LA GRAVE EMERGENZA UMANITARIA


IL DORMIRE DEI BAMBINI SGOMBERATI


Campeggiano all’aperto, nei campi tra Vimodrone, Segrate e Pilotello come fossero turisti non troppo esigenti. Ma appena cambieranno le condizioni climatiche, i circa 200 rom rimasti senza tetto dopo lo sgombero della cascina Bareggiate, andranno ad occupare qualche altro stabile dismesso.
Nel frattempo, le associazioni che li sostengono, hanno presentato esposti al Prefetto e al Presidente della Repubblica Napolitano per denunciare quella che Djana Pavlovic, vicepresidente della Federazione Rom e Sinti Insieme, non esita a definire «grave emergenza umanitaria». Ci sono infatti almeno 87 bambini, fra cui tre neonati, e due donne incinte, fra i nomadi romeni sgomberati dalla cascina, oggi demolita, dove negli anni passati si sono rifugiati molti degli zingari sgomberati a Milano.
Dettaglio che viene sottolineato con forza anche dal sindaco di Pioltello, Antonio Concas, che guida una giunta di centrosinistra e che punta il dito contro la giunta Moratti: «Io, con le piccole forze che può avere un Comune dell’hinterland ho chiesto i finanziamenti al commissario straordinario ai rom, il prefetto Lombardi, per dare una alternativa alla strada alle famiglie sgomberate che hanno i figli iscritti alle nostre scuole. Palazzo Marino non fa niente per quelli che vengono da Milano e che hanno ancora i figli iscritti nelle scuole cittadine, da via Ravenna a Crescenzago. Anzi De Corato si permette di esortare nuovi sgomberi. Lo trovo scandaloso».
Dopo lo sgombero infatti 8 famiglie rom, 49 persone in tutto, sono state infatti sistemate in roulotte in un campo comunale, e l’amministrazione, forte di uno stanziamento di 455mila euro, si è impegnata ad aiutarle a trovare casa e lavoro regolare, in cambio della firma del Patto di Legalità.
Anche don Massimo Mapelli, vice di don Colmegna alla Casa della Carità, sollecita altre amministrazioni comunali a farsi avanti per trovare alternative per le famiglie rom disposte a vivere nella legalità: «Pioltello ha fatto la sua parte, ora tocca agli altri».