venerdì 30 marzo 2012




All'convegno di ieri, 29 marzo nella sala della lupa di Montecitorio
"Dalla esclusione alla inclusione - Strategia europea e azione italiana sul caso dei Sinti e Rom"
Gianfranco Fini:




.
Rom/Sinti: Gianfranco Fini, loro condizione banco prova rispetto divieto discriminazione

ASCA) - Roma, 29 mar - ''La condizione dei Rom e' un banco di prova imprescindibile del reale rispetto del divieto di ogni discriminazione etnica, razziale o religiosa che costituisce un principio fondamentale dell'Unione europea, espressamente richiamato nella Carta europea dei diritti fondamentali''.

Lo ha detto il presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini nel suo intervento di apertura del convegno ''Dalla esclusione alla inclusione - Strategia europea e azione italiana sul caso dei Rom'' in svolgimento nella Sala della Lupa di Montecitorio.

Convegno che vede la partecipazione della vicepresidente della Commissione europea Viviane Reding e del ministrodell'Integrazione e la cooperazione internazionale Andrea Riccardi.

La vicepresidente Reding ''ha il merito -ha sottolineato Fini- di avere posto come priorita' del suo mandato relativo alla giustizia ed agli affari interni la protezione e l'integrazione dei Rom, obiettivi che ha indicato come 'imperativo sociale ed economico per l'Unione e i suoi Stati membri'. Il suo impegno non si e' limitato alle parole, ma si e' tradotto in fatti concreti, mediante la definizione di una strategia europea, l'istituzione di una task- force e la mobilitazione dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali''.

''In tale ottica, anche a proposito della questione dei Rom, occorre mettere in guardia -ha proseguito Fini- da una pericolosa tendenza che si sta diffondendo sia nelle istituzioni europee sia nei governi nazionali; sempre piu' spesso si afferma che la crisi economica giustifica l'impossibilita' di affrontare qualunque altra questione.

Ebbene, questa pseudo giustificazione non puo' essere accolta soprattutto quando sono in gioco i diritti fondamentali e quindi la credibilita' dell'Europa come comunita' civile e democratica.

Uno dei principi-cardine del diritto comunitario - vale a dire la liberta' di circolazione delle persone - trova nei Rom, per il loro modo di vita, una particolare e significativa applicazione. Ne consegue che il raccordo tra il livello europeo ed il livello nazionale e' il punto-chiave per il successo dei programmi di integrazione''.

''Da parte dell'Italia c'e' una rinnovata volontà di collaborare strettamente non solo con l'UE, ma anche con le altre organizzazioni internazionali da tempo impegnate a tutela dei Rom, come il Consiglio d'Europa e l'OSCE'' ha affermato Fini che ha ricordato l'impegno degli organi istituzionali- Alla Camera il tema e' stato ripetutamente trattato dal Comitato permanente sui diritti umani, presieduto da Furio Colombo. E al Senato, ha ricordato Fini, la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani - presieduta dal senatore Pietro Marcenaro - ha condotto in questa legislatura un'indagine sulla condizione di Rom, Sinti e Caminanti in Italia, le cui conclusioni sono state approvate all'unanimita'.

Ancora alla Camera, l'Osservatorio sui fenomeni di xenofobia e razzismo, coordinato dai vicepresidenti della Camera Bindi e Lupi, ha invece approfondito gli aspetti relativi all'opinione pubblica ancora molto preoccupanti se si pensa che le ricerche promosse al riguardo hanno evidenziato anche nei giovani un atteggiamento negativo superiore ai due terzi del campione.

''Infine -ha detto Fini-, la nomina nell'attuale compagine governativa, di un ministro per l'integrazione e la cooperazione internazionale, nella persona del professor Andrea Riccardi, rafforza certamente, anche in virtu' dell'esperienza e della competenza del ministro, la responsabilizzazione della politica nel promuovere il passaggio dall'esclusione all'inclusione''.

''L'Italia e' consapevole che lo sviluppo delle politiche di integrazione sociale ed economica dei Rom non puo' prescindere da una campagna di informazione e di educazione.

Il pregiudizio e' infatti sempre figlio dell'ignoranza.

Parallelamente -ha concluso Fini-, occorre coinvolgere maggiormente a livello istituzionale la popolazione Rom e far emergere nel suo interno interlocutori ed operatori validi.

Come e' osservato nella Comunicazione della Commissione europea, 'l'integrazione sociale ed economica dei Rom e' un processo su due binari, che richiede un cambiamento di mentalità sia da parte della maggioranza della popolazione, che da parte dei membri della comunità Rom''


La delegazione della Federazione Rom e Sinti Insieme e rimasta molto dispiaciuta Che per gli innumerevoli impegni, la vicepresidente della Commissione europea Viviane Reding e il  ministro dell'Integrazione e la cooperazione internazionale Andrea Riccardi, , non gli ha potuto dedicare nemmeno un 2 minuti di tempo per presentarsi e ringraziare della loro lavoro per i Sinti e Rom. 


Segretario generale Radames Gabrielli






















giovedì 29 marzo 2012



PERCHÉ  E COSA E’ LA MICROAREA !
.

Come moltissimi anni fa ancora oggi ci sono intere famiglie di sinti, rom senza nessuna abitazione decente dove poter vivere con i propri famigliari, trovare un lavoro definitivo e frequentare tutte le scuole necessari per ottenere un diploma. Tantissimi sono ancora alle porte delle citta (aree di fortuna, tante volte nelle discariche cittadine abusive), vicino ai fiumi, autostrade e nelle peggiori sistemazioni senza i necessari servizi di sopravvivenza come  l’acqua, l’energia elettrica e i servizi igienici. Tantissime famiglie sono rinchiuse ormai da anni in enormi campi costruiti solo per concentrare tutti  sinti e rom in un unico posto, per tenerli sotto controllo a tempo indeterminato, sorvegliati speciali solo per colpa di essere un etnia di un ceto debole.

L’habitat per i Sinti deve essere di libera scelta,
senza nessun obbligo di dover vivere dove gli si impone di vivere.
Non bisogna pensare ad una sola soluzione, ma bisogna pensare e favorire le soluzioni diversificate quali: le microaree, l'accesso semplificato all’appartamento o all'acquisto di terreni agricoli su cui poter edificare anche in autocostruzione.

Dì perché le microaree e della loro realizzazione c’è ne sono molti, i principali da mettere al primo posto è il superamento dei enormi campi nomadi sovraffollati fino ad essere compresse da una moltitudine di famiglie Sinte. Per dare un abitazione decente a tutte le famiglie che abitano nelle aree di fortuna, (baraccopoli, roulotte, container ecc.) in un modo incivile senza nessun servizio indispensabile per ogni forma umana. Per la maggior parte della popolazione maggioritaria che non accetta di buon grado a vivere e avere come  vicini di casa una famiglia Sinta.

Ma che cosa è una microarea

La microarea e un'area con una metratura adeguata alla necessità d’allargamento futuro, dove ogni singola famiglia formata da genitori e figli dispone di uno spazio privato con delle abitazioni  doc (anche auto costruite) attrezzate con tutti i servizi adeguati.
Le microaree non sono custodite, ma affidate alla responsabilità delle persone che la occupano, cosi come un qualsiasi appartamento concesso in affitto.
Le microaree per molti Sinti sono la soluzione abitative migliori perché non obbligano a rifiutare le proprie usanze, culture , tradizioni e lingue.
La microarea porta al miglioramento la vita del popolo Sinto senza denigrarla.
La microarea è il primo passo per aiutare il popolo Sinto a uscire dalla povertà ecc.

La Microarea è un area predisposta soltanto per una famiglia allargata, composta di genitori, figli e nipoti, dove nessun altra famiglia Sinta può introdursi, se non ché abbia un permesso speciale dalla famiglia stessa o dal sindaco, ma anche un area di sicurezza, e non solo per i Sinti ma anche per i vicini e gli enti locali, ma soprattutto è una area dove si può salvaguardare la propria Tradizione, la propria Cultura, l’Usanza e la propria Lingua madre, un area dove i diretti gestori sono proprio gli affittuari stessi pagando un normale equo canone d’affitto con spese di gestione ecc. senza che il comune abbia la necessità a dare in gestione ad enti, associazioni o cooperative private come un normale campo nomadi spendendo moltissimi soldi ogni anno, un area definitiva adeguata per il prossimo futuro (includendo le nascite e le perdite della famiglia ) attrezzata di fabbricati ( legno o muratura) con tutti gli servizi necessari a offrire un adeguato sistema abitativo, accessibile a tutti gli servizi come autobus, scuola, negozi ecc. sita in località lontana da fiumi, autostrade, depositi immondizie e dalla periferia delle città ecc. Nella fase di ricerca dei terreni e della progettazione delle microaree è fondamentale che siano coinvolte le famiglie Sinte interessate.


Da sottolineare che anche se attrezzate di servizi adeguati dove vivere a tempo indeterminato, la microarea non è una soluzione definitiva per tutte le famiglie Sinte, tante famiglie Sinte già da anni hanno deciso di acquistare delle aree di propria proprietà scegliendo dei terreni agricoli i cui costi sono più accessibili rispetto ai terreni edificabili per poter vivere con la propria famiglia allargata in  un area di propria proprietà.

Queste tipo di abitazioni, la microarea è  il terreno agricolo di proprietà, nasce soprattutto per far uscire dai enormi campi nomadi tutte quelle famiglie che non si conoscono fra di loro, famiglie sconosciute con origini, culture, tradizioni e lingue totalmente diverse, che varie volte porta il caos quasi totale tra i bambini, vivere tutti insieme, in un grande campo comporta ad avere amici di varie etnie, con dialetti e lingue completamente diverse dalle proprie, i bambini giocando fra di loro tutti i giorni, solo per capirsi e tante volte senza rendersene conto sono obbligati ad insegnare all’amico la propria lingua madre, arrivando in un punto dove non capiscono più quale e la loro vera madre lingua, ma il problema non colpisce solo i bambini, ma anche i stessi genitori che non riescono più a capire i propri figli, sentendo parole nuove devono farsi spiegare il significato della parola detta, perciò si sentono smarriti e traditi, perché consapevoli del pericolo che si sta creando, la loro madre lingua originale sta scomparendo e con essa la tradizione, la cultura, l’usanza e il loro modo di fare.
Grazie al vivere in un campo nomadi interculturale si sta perdendo tutti i principi fondamentali della propria famiglia.

Ma soprattutto la microarea e il terreno agricolo di proprietà e la prima opportunità abitativa per tutte quelle persone Sinte che stanno vivendo in una realtà incivile, che abitano con i propri famigliari, bambini, donne e anziani, in accampamenti di fortuna nati al momento senza nessun servizio come acqua, luce e servizi igienici, ma circondati da topi che scorrazzano a destra e a sinistra, rospi e insetti di ogni genere, aree siti in ogni appezzamento di terreno trovato libero, sui marciapiedi delle strade, vicinissimi ai fiumi, nelle campagne e boschi fitti, o in case diroccate e abbandonate, sotto i ponti e tante altre realtà che hanno già causato parecchie disgrazie.


L’abitazione migliore e veramente definitiva per i Sinti in Italia !!

l’abitazione migliore, concreta, definitiva per i sinti principalmente non l’appartamento in centro città come tante persone credono, anche se sembrerebbe di si, non lo è,  i motivi sono di varie nature, questo tipo di abitazione per i Sinti va benissimo ed e stabile fino a che i figli non crescono e si sposano avendo poi i propri figli, infatti tanti genitori che hanno scelto l’appartamento come abitazione, dopo la crescita dei propri figli e alla nascita dei nipoti, vorrebbero uscire per andare a vivere e invecchiare con i propri famigliari in una microarea.


Parecchie famiglie sono state obbligate ha fare questa grandissima scelta, solo per poter avere un lavoro e una casa per la propria famiglia allargata, hanno scelto di nascondere, di ripudiare la propria etnia d’appartenenza, non per scelta, ma per sopravvivenza ben consapevoli di dover perdere la propria Tradizione, Cultura, Usanza e la propria Lingua madre, oggi i loro figli non capiscono e non parlano più la propria lingua, grazie al doversi integrare completamente ed essere obbligati a nascondere la propria etnia d’appartenenza, hanno completamente dimenticato i propri valori e principi tenuti in vita dai loro avi per millenni.

Ma mentre queste famiglie, obbligatoriamente hanno scelto di integrarsi completamente, altre  famiglie che sono entrate spontaneamente nei appartamenti, hanno voluto perdere questi valori solo perché si vergognavano della propria etnia d’appartenenza, senza capire che era molto più vergognoso perdere e negare la propria etnia d’appartenenza.

Altre famiglie che vivono in appartamenti da moltissimi anni, sono riusciti a tenere e salvaguardare  le proprie Tradizioni, Culture, Usanze e la propria lingua madre, si sono adeguate a vivere nei appartamenti, senza dover mai perdere le propri origini, sono riusciti a salvare  principi e valori, grazie a dei vicini Gage che hanno capito la loro diversità di culture, tradizioni, usanze e modi di vivere e li hanno accettati rispettando i loro valori convivendoci e lasciandogli le origini.

Ma il come e dove vivere con la propria famiglia allargata o singola, deve essere una scelta propria e condivisa dalla propria famiglia, nessuna famiglia composta da esseri umani deve essere obbligato a dover scegliere di ripudiare la propria famiglia, le proprie tradizioni, culture, lingue e l’etnia d’appartenenza per ottenere un diritto che e di diritto di ogni persona umana e civile di questo mondo.
Perciò l’accesso all’appartamento, al terreno agricolo e alla microarea, deve essere una scelta libera senza essere condizionata, obbligata a accettare delle condizioni speciali.


Dopo avere valutato questi e altri problemi, abbiamo constatato che l’abitazione concreta, sicura e migliore per i Sinti, e quella dei terreni di propria proprietà. Questa soluzione è soprattutto per le famiglie Sinte perché il terreno di proprietà viene sentito come punto di riferimento stabile che si contrappone alla precarietà continua dei campi nomadi.

Nel terreno privato si può vivere con la propria famiglia allargata, potendo scegliere i propri vicini.
Fin ad ora per molte famiglie Sinte che hanno deciso di acquistare dei terreni come realtà di scelta abitativa, ha avuto molto successo, soprattutto perché ha dato la possibilità ad uscire completamente dalla realtà dei campi nomadi, di non essere più succube da altre persone e di dare una possibilità ai propri figli di avere un futuro migliore, dove potere permettere di frequentare tutte le scuole per quello che vorrà fare in futuro, senza doverle cambiare perché scacciati da varie città.
Per questo e altri motivi, tante famiglie Sinti ne stanno seguendo le orme, perché hanno capito che un terreno agricolo di propria proprietà e un futuro certo per i propri figli e nipoti.


Il terreno agricolo di propria proprietà e le microaree famigliari hanno la possibilità di salvaguardare i principi, i valori dei sinti togliendo tantissime famiglie dalla strada dandogli un tetto per coprire i propri figli, perciò bisogna coinvolgere e convincere il governo, la regione, la provincia e il comune ad abbandonare l’idea dei grandi campi nomadi ad adottare il concetto delle microaree e dei terreni privati, inserendo delle modifiche sulla legge dell’edilizia agevolata del Testo unico n. 380/2001, Solo così potremo finalmente arrivare alla fuoriuscita dalle situazioni di precarietà abitativa e eliminare gli accampamenti “obbligatoriamente” abusivi.

Segretario generale Federazione Rom e Sinti Insieme
Radames Gabrielli
 .

martedì 6 marzo 2012


"Il 'diverso' non è una minaccia da eliminare"
Le Acli cittadine intervengono a sostegno del percorso di legalità per il campo Sinti di via Lazzaretto, una scelta dell'amministrazione comunale che ha fatto discutere
.
Ho letto questo articolo su :
e mi piace molto perciò ho deciso di portarlo sul blog della federazione.

radames gabrielli
.
.

Riceviamo e pubblichiamo la nota del Circolo Acli di Gallarate sulla vicenda del campo Sinti di Gallarate, ritornata pienamente d'attuaità dopo la decisione della maggioranza di centrosinistra - contestata dalla Lega Nord - di avviare un nuovo percorso di legalità evitando lo sgombero del campo.
La recenti decisioni con cui l’Amministrazione di Gallarate ha inteso avviare ad una soluzione dignitosa il contenzioso con le famiglie Sinti residenti nel nostro comune ha suscitato, come prevedibile, reazioni sia di calda approvazione che di aspra riprovazione. Come ACLI, coerentemente a quanto anche fatto e detto, siamo nel novero di coloro che leggono nell’azione dell’Amministrazione non buonismo di bassa lega, ma coraggio. Quel coraggio che ci vuole a restare ancorati ad un’idea di convivenza civile sviluppata tramite l’inclusione e l’accoglienza, curando nello stesso tempo una contrattualità sociale basata anche sulla legalità, poiché siamo liberi anche in virtù delle leggi e delle norme, e non liberi perché affrancati dalle leggi. Certo, va riconosciuta la dignità anche delle idee di coloro che non la pensano in questo modo, e questo è frutto del coraggio di chi ha dato la vita affinché tale condizione, chiamata democrazia, potesse realizzarsi. Ma c’è un punto sul quale, necessariamente, la divaricazione tra ciò che è eticamente e moralmente accettabile e quello che non lo è, non è più possibile discutere, e va messo un pilastro inamovibile. Non si tratta più di PGT, norme, leggi, contratti, mediazioni culturali o salvaguardia della popolazione cosiddetta autoctona. E sta francamente diventando velenosamente noioso confrontarsi con chi tenta continuamente di spostare quel pilastro per interessi di parte.

Da quanto leggo riguardo ad alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa, una delle cose che maggiormente sembra indispettire è che queste famiglie “si ostinano a voler portare avanti uno stile di vita che è assolutamente diverso da quello degli altri cittadini”. Si può capire come questa cosa crei perplessità e disagio, e d’altra parte comprenderla richiede un bagaglio culturale ed una sensibilità alla comune condizione umana che sono frutto di scelte personali, e quindi non sempre presenti. Ma con questi atteggiamenti ed i conseguenti linguaggi siamo ancora nel campo della discriminazione, della diffidenza e della paura di ciò che non comprendiamo e che non vogliamo comprendere.

Non è questa la sede opportuna per considerare i necessari riferimenti valoriali. Ma intendiamo riaffermare che “il diverso” non può essere considerato una cosa incomprensibile e fastidiosa, e quindi una minaccia da eliminare: questa è una filosofia di esclusione che mette in pericolo, nei fatti, ognuno di noi, alimentando la vera insicurezza, i veri rischi per una convivenza sociale pacifica e proficua.

Inoltre, da parte nostra ribadiamo l’esigenza fondamentale della costruzione di una comunità intesa come un “noi”, perché un territorio che non sia anche comunità é privo del senso di appartenenza, e la comunità stessa resta utilizzabile solo come scenario, e non come attrice delle proprie vicende. Anche se fra noi ci sono i credenti della discriminazione e della razza, ognuno dei quali nutre e mantiene le proprie sicurezze; davvero siamo certi che è di quelle sicurezze e certezze che abbiamo bisogno?

Noi siamo convinti che la democrazia, anche a casa nostra, si misura da come siamo capaci di vivere la solidarietà nella società civile, ogni giorno. E non è più il tempo per parlare di democrazia in termini generali. Occorre invece tornare a confrontarsi costantemente con l’idea di un processo in continuo sviluppo, mai concluso e tanto meno dato per scontato, di un contesto sociale che concilia le libertà, i diritti e la dignità dei singoli con le esigenze di una degna convivenza civile, e quindi attrezzato con forme di tutela, garanzie e controlli centrati sulla partecipazione decisionale e la condivisione di benefici e svantaggi. Questo confrontarsi significa prendersi cura della democrazia e della società civile: assumere questo modo di guardare al contesto in cui viviamo è sostenere che esiste un potenziale innato in ciascuna persona, in ciascun compito, in ogni problema da affrontare.

Siamo chiamati dai tempi ad affrontare, in modo cooperativo e condiviso, un nodo centrale: produrre modalità non per governare in modo diverso la comunità, ma per avviare processi affinché un’altro modo di essere comunità sia possibile. Quelle famiglie son lì a ricordarcelo,


per Circolo ACLI Gallarate
Carlo Naggi, Presidente

lunedì 5 marzo 2012


HAMMARBERG:
NELL’EUROPA DI OGGI ROM E SINTI SONO ESPOSTI  FRME DI RAZZSIMO

Bruxelles - “In numerosi Paesi Europei, i rom e i sinti sono ancora privati dei diritti umani essenziali e sono vittime di lampanti episodi di razzismo”. E’ quanto ha dichiarato il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, commentando la pubblicazione del suo rapporto intitolato “I diritti umani dei rom e dei sinti in Europa”. I rom e i sinti –ha aggiunto - “sono nettamente svantaggiati rispetto ad altri gruppi di popolazione nel campo dell’istruzione, dell’occupazione, dell’accesso a un alloggio decente e all’assistenza sanitaria. La loro speranza di vita è inferiore alla media e il loro tasso di mortalità infantile è più elevato di quello degli altri gruppi.

Il Rapporto è il primo che considera la situazione nei 47 paesi membri del CdE, dove i rom sono “la minoranza più numerosa e al contempo più vulnerabile”.
Per Hammarberg “l’antiziganismo continua a essere diffuso” e punta l’indice verso “discorsi incitanti all’odio” provenienti da alcuni politici, mass media e gruppi estremisti presenti su internet.
“Questo clima relega i rom in una logica di ineguaglianza e di esclusione”, mentre
“i politici eletti devono dare l’esempio rispettando e difendendo i diritti di ciascuno”.

Il rapporto affronta vari temi come i diritti economici e sociali, la libertà di circolazione e i problemi connessi con l’apolidia, la partecipazione alla vita pubblica.
Il documento del Consiglio d’Europa - diffuso oggi - presenta una serie di misure che potrebbero essere assunte dai governi sul versante dell’educazione, della sicurezza e dei diritti; chiede inoltre una “commissione per la verità”, intesa a far luce sulle atrocità commesse nella storia verso gli zingari




L’ULTIMA DI MONTI:
RICONOSCERE I ROM COME “MINORANZA NAZIONALE


Riconoscere i Rom come «minoranza nazionale»: è uno degli impegni principali assunti dal Governo italiano per il biennio 2012-2013 e contenuti nella Strategia nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti approvata venerdì scorso in Consiglio dei ministri. Un Piano che riceve il plauso dell’Unhcr, in passato fortemente critica nei confronti delle politiche italiane nei confronti dei Rom.


La notizia dell’ok governativo è stata data oggi dal ministro per l’Integrazione e la Cooperazione, Andrea Riccardi, nel corso di un’audizione nel Comitato Schengen. Il ministro ha spiegato che il «Piano Rom» è stato «salutato con interesse dall’Unione europea» e che il commissario Ue Viviane Reding era «innervosito dalla politica italiana verso i Rom». D’altronde l’Europa imponeva ai Paesi membri di delineare la loro strategia sui Rom entro il 2011, e quindi l’Italia arriva in extremis. Quattro gli assi principali di intervento sui quali poggia il Piano nazionale italiano: scuola, lavoro, casa e diritto alle cure.

Su questi pilastri si fonderà nei prossimi anni l’attività di inclusione di Rom, Sinti e Camminanti, «superando definitivamente – si legge nel documento – la fase emergenziale che, negli anni passati, ha caratterizzato l’azione soprattutto nelle grandi aree urbane». Il ministro per la Cooperazione e l’Integrazione dovrà costruire, di concerto con i ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, dell’Interno, della Salute, dell’Istruzione e della Giustizia, una cabina di regia delle politiche dei prossimi anni, coinvolgendo le rappresentanze degli Enti regionali e locali, compresi i sindaci di grande aree urbane e le stesse rappresentanze delle comunità Rom, Sinti e Camminanti presenti in Italia.

Una delle novità è infatti, oltre alla definizione di un disegno di legge governativo per il riconoscimento dei Rom come minoranza nazionale, la «sperimentazione di un modello di partecipazione delle comunità Rom e Sinte ai processi decisionali che li riguardano». Ancora, è prevista l’attivazione – mediante l’utilizzo delle risorse provenienti dalla trascorsa «emergenza commissariale» connessa agli insediamenti delle comunità Rom nelle regioni Campania, Lombardia, Lazio, Piemonte e Veneto e ad oggi ancora non impegnate – di appositi «Piani locali per l’inclusione sociale delle comunità Rom», che individuino nuovi interventi di inclusione da programmare e realizzare sperimentalmente.

IL Piano prevede anche la costituzione di gruppi di lavoro per esaminare le problematiche inerenti al riconoscimento giuridico dei Rom provenienti dalla ex Jugoslavia e la definizione di percorsi e soluzioni per superare la cosiddetta «apolidia di fatto». Ancora, si prevede l’attivazione presso l’Unar (ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali) della rete nazionale di osservatori e centri territoriali antidiscriminazione in almeno il 50% dei territori regionali, della banca dati e del sistema informatizzato di monitoraggio dei fenomeni di discriminazione nei media.


domenica 4 marzo 2012


PRESENTATA A BRUXELLES
LA STRATEGIA NAZIONALE D'INCLUSIONE DEI ROM, DEI SINTI E DEI CAMMINANTI. 



3 marzo 2012 - Riportiamo nota del Ministero dell’Interno: Istruzione, lavoro, salute e alloggio sono i quattro cardini attorno ai quali si svilupperà la ‘Strategia nazionale d’inclusione dei rom, dei sinti e dei camminanti’ 2012-2020. Il documento, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 24 febbraio, è stato realizzato dal ministro per la Cooperazione internazionale e per l’Integrazione Andrea Riccardi e coinvolgerà i ministeri di Interno, Lavoro e Politiche sociali, Giustizia, Salute, Istruzione, Università e Ricerca ed enti locali attraverso una ‘cabina di regia’ coordinata sul territorio dall’Unar .Inviato martedì scorso a Bruxelles, il testo adempie alle richieste della Commissione europea con la Comunicazione 173 del 5 aprile 2011.
Il Piano prevede, per i primi due anni, interventi per «aumentare la capacity-building istituzionale e della società civile per l’inclusione sociale dei rom, sinti e caminanti» attraverso l’attivazione di «Piani locali per l’inclusione sociale delle comunità». Tra le altre «azioni di sistema» individuate, la promozione di un sistema permanente di centri territoriali contro le discriminazioni, che si avvarrà di una rete di antenne territoriali gestita dall’Unar per la rilevazione e la presa in carico dei fenomeni di discriminazione; l’abbattimento degli stereotipi con campagne di informazione; l’elaborazione un «modello di partecipazione delle comunità ai processi decisionali nazionali e locali» con il coinvolgimento degli attori istituzionali e delle principali associazioni.
ISTRUZIONE
Un focus particolare è dedicato alle iniziative previste per accrescere le opportunità educative, favorendo l'aumento del numero degli iscritti a scuola, nonché la frequenza, il successo scolastico e la piena istruzione. Ciò anche attraverso processi di pre-scolarizzazione che puntino alla partecipazione dei giovani all’istruzione universitaria, all’alta formazione e formazione-lavoro anche mediante prestiti d’onore, borse di studio e altre agevolazioni previste dalla legge.
LAVORO
Tra le misure previste a sostegno dell'inserimento lavorativo, ampio spazio è dato alla promozione della formazione professionale, come strumento per superare situazioni di irregolarità o precarietà del lavoro e favorire lo sviluppo di attività imprenditoriali autonome, nonché percorsi di inserimento specifici per donne e giovani under 35.
SALUTE
Analologa attenzione è rivolta all’accesso ai servizi sociali e sanitari sul territorio, all’implementazione della prevenzione medico-sanitaria con particolare attenzione a donne, bambini, anziani e disabili. Obiettivo è favorire la salute riproduttiva e coinvolgere i servizi sociali nei programmi di cura medica mediante l’inserimento di mediatori culturali.
ALLOGGIO
Indicata come priorità quella di «aumentare l’accesso ad un ampio ventaglio di soluzioni abitative in un’ottica partecipativa di superamento definitivo di logiche emergenziali e di grandi insediamenti monoetnici e nel rispetto delle opportunità locali, dell’unità familiare e di una strategia fondata sull’equa dislocazione». Tra gli obiettivi, favorire la cooperazione interistituzionale per l’offerta abitativa e l’informazione sulle risorse economiche e i dispositivi amministrativi a disposizione per le politiche abitative.

TRATTO DAL SITO www.interno.it

DOCUMENTI SULLA STRATEGIA IN ALLEGATO



.

ROM E SINTI, L'ITALIA VOLTA PAGINA CON LA STRATEGIA NAZIONALE 

vuoi sapere questo o altro !!!

 vai su:


.
...
.......