L’ULTIMA DI MONTI:
RICONOSCERE I ROM COME “MINORANZA NAZIONALE
Riconoscere i Rom come «minoranza nazionale»: è uno degli
impegni principali assunti dal Governo italiano per il biennio 2012-2013 e
contenuti nella Strategia nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti
approvata venerdì scorso in Consiglio dei ministri. Un Piano che riceve il
plauso dell’Unhcr, in passato fortemente critica nei confronti delle politiche
italiane nei confronti dei Rom.
La notizia dell’ok governativo è stata data oggi dal
ministro per l’Integrazione e la Cooperazione, Andrea Riccardi, nel corso di
un’audizione nel Comitato Schengen. Il ministro ha spiegato che il «Piano Rom»
è stato «salutato con interesse dall’Unione europea» e che il commissario Ue
Viviane Reding era «innervosito dalla politica italiana verso i Rom».
D’altronde l’Europa imponeva ai Paesi membri di delineare la loro strategia sui
Rom entro il 2011, e quindi l’Italia arriva in extremis. Quattro gli assi
principali di intervento sui quali poggia il Piano nazionale italiano: scuola,
lavoro, casa e diritto alle cure.
Su questi pilastri si fonderà nei prossimi anni l’attività
di inclusione di Rom, Sinti e Camminanti, «superando definitivamente – si legge
nel documento – la fase emergenziale che, negli anni passati, ha caratterizzato
l’azione soprattutto nelle grandi aree urbane». Il ministro per la Cooperazione
e l’Integrazione dovrà costruire, di concerto con i ministri del Lavoro e delle
Politiche Sociali, dell’Interno, della Salute, dell’Istruzione e della
Giustizia, una cabina di regia delle politiche dei prossimi anni, coinvolgendo
le rappresentanze degli Enti regionali e locali, compresi i sindaci di grande
aree urbane e le stesse rappresentanze delle comunità Rom, Sinti e Camminanti
presenti in Italia.
Una delle novità è infatti, oltre alla definizione di un
disegno di legge governativo per il riconoscimento dei Rom come minoranza
nazionale, la «sperimentazione di un modello di partecipazione delle comunità
Rom e Sinte ai processi decisionali che li riguardano». Ancora, è prevista
l’attivazione – mediante l’utilizzo delle risorse provenienti dalla trascorsa
«emergenza commissariale» connessa agli insediamenti delle comunità Rom nelle
regioni Campania, Lombardia, Lazio, Piemonte e Veneto e ad oggi ancora non
impegnate – di appositi «Piani locali per l’inclusione sociale delle comunità
Rom», che individuino nuovi interventi di inclusione da programmare e
realizzare sperimentalmente.
IL Piano prevede anche la costituzione di gruppi di lavoro
per esaminare le problematiche inerenti al riconoscimento giuridico dei Rom
provenienti dalla ex Jugoslavia e la definizione di percorsi e soluzioni per
superare la cosiddetta «apolidia di fatto». Ancora, si prevede l’attivazione
presso l’Unar (ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali) della rete
nazionale di osservatori e centri territoriali antidiscriminazione in almeno il
50% dei territori regionali, della banca dati e del sistema informatizzato di
monitoraggio dei fenomeni di discriminazione nei media.
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