"Il
'diverso' non è una minaccia da eliminare"
Le Acli cittadine
intervengono a sostegno del percorso di legalità per il campo Sinti di via
Lazzaretto, una scelta dell'amministrazione comunale che ha fatto discutere
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Ho
letto questo articolo su :
e mi piace molto
perciò ho deciso di portarlo sul blog della federazione.
radames gabrielli
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Riceviamo e
pubblichiamo la nota del Circolo Acli di Gallarate sulla vicenda del campo
Sinti di Gallarate, ritornata pienamente d'attuaità dopo la decisione della
maggioranza di centrosinistra - contestata
dalla Lega Nord - di avviare un nuovo percorso di legalità evitando lo sgombero del campo.
La recenti decisioni
con cui l’Amministrazione di Gallarate ha inteso avviare ad una soluzione
dignitosa il contenzioso con le famiglie Sinti residenti nel nostro comune ha
suscitato, come prevedibile, reazioni sia di calda approvazione che di aspra
riprovazione. Come ACLI, coerentemente a quanto anche fatto e detto, siamo nel
novero di coloro che leggono nell’azione dell’Amministrazione non buonismo di
bassa lega, ma coraggio. Quel coraggio che ci vuole a restare ancorati ad
un’idea di convivenza civile sviluppata tramite l’inclusione e l’accoglienza,
curando nello stesso tempo una contrattualità sociale basata anche sulla
legalità, poiché siamo liberi anche in virtù delle leggi e delle norme, e non
liberi perché affrancati dalle leggi. Certo, va riconosciuta la dignità anche
delle idee di coloro che non la pensano in questo modo, e questo è frutto del
coraggio di chi ha dato la vita affinché tale condizione, chiamata democrazia,
potesse realizzarsi. Ma c’è un punto sul quale, necessariamente, la divaricazione
tra ciò che è eticamente e moralmente accettabile e quello che non lo è, non è
più possibile discutere, e va messo un pilastro inamovibile. Non si tratta più
di PGT, norme, leggi, contratti, mediazioni culturali o salvaguardia della
popolazione cosiddetta autoctona. E sta francamente diventando velenosamente
noioso confrontarsi con chi tenta continuamente di spostare quel pilastro per
interessi di parte.
Da quanto leggo
riguardo ad alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa, una delle cose che
maggiormente sembra indispettire è che queste famiglie “si ostinano a voler
portare avanti uno stile di vita che è assolutamente diverso da quello degli
altri cittadini”. Si può capire come questa cosa crei perplessità e disagio, e
d’altra parte comprenderla richiede un bagaglio culturale ed una sensibilità
alla comune condizione umana che sono frutto di scelte personali, e quindi non
sempre presenti. Ma con questi atteggiamenti ed i conseguenti linguaggi siamo
ancora nel campo della discriminazione, della diffidenza e della paura di ciò
che non comprendiamo e che non vogliamo comprendere.
Non è questa la sede
opportuna per considerare i necessari riferimenti valoriali. Ma intendiamo
riaffermare che “il diverso” non può essere considerato una cosa incomprensibile
e fastidiosa, e quindi una minaccia da eliminare: questa è una filosofia di
esclusione che mette in pericolo, nei fatti, ognuno di noi, alimentando la vera
insicurezza, i veri rischi per una convivenza sociale pacifica e proficua.
Inoltre, da parte nostra
ribadiamo l’esigenza fondamentale della costruzione di una comunità intesa come
un “noi”, perché un territorio che non sia anche comunità é privo del senso di
appartenenza, e la comunità stessa resta utilizzabile solo come scenario, e non
come attrice delle proprie vicende. Anche se fra noi ci sono i credenti della
discriminazione e della razza, ognuno dei quali nutre e mantiene le proprie
sicurezze; davvero siamo certi che è di quelle sicurezze e certezze che abbiamo
bisogno?
Noi siamo convinti che
la democrazia, anche a casa nostra, si misura da come siamo capaci di vivere la
solidarietà nella società civile, ogni giorno. E non è più il tempo per parlare
di democrazia in termini generali. Occorre invece tornare a confrontarsi
costantemente con l’idea di un processo in continuo sviluppo, mai concluso e
tanto meno dato per scontato, di un contesto sociale che concilia le libertà, i
diritti e la dignità dei singoli con le esigenze di una degna convivenza
civile, e quindi attrezzato con forme di tutela, garanzie e controlli centrati
sulla partecipazione decisionale e la condivisione di benefici e svantaggi.
Questo confrontarsi significa prendersi cura della democrazia e della società
civile: assumere questo modo di guardare al contesto in cui viviamo è sostenere
che esiste un potenziale innato in ciascuna persona, in ciascun compito, in
ogni problema da affrontare.
Siamo chiamati dai
tempi ad affrontare, in modo cooperativo e condiviso, un nodo centrale:
produrre modalità non per governare in modo diverso la comunità, ma per avviare
processi affinché un’altro modo di essere comunità sia possibile. Quelle
famiglie son lì a ricordarcelo,
per Circolo ACLI
Gallarate
Carlo Naggi,
Presidente
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