lunedì 19 dicembre 2011

PER IL MINISTRO RICCARDI CASA, LAVORO E SCOLARIZZAZIONE AI ROM E SINTI, SONO ELEMENTI NECESSARI PER FAVORIRE L'INTEGRAZIONE. MA E SUBITO POLEMICA  

come sempre quando si parla di aiutare i Sinti e Rom le polemiche sono al centro delle discussioni, ma allora che cosa si deve fare !!!!! 



Il ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi, in visita al campo rom abusivo della Cascina Continassa a Torino, colpito da un raid incendiario sabato scorso, ha verificato i gravi danni dell’incendio e ha ribadito che il nuovo, grave episodio di intolleranza indica l’esistenza di “un problema italiano”.
Un problema che non riguarda solo il Nord, ma tutto il Paese e ha indicato gli elementi per affrontare il problema.Secondo il ministro, intervistato da La Stampa, gli assurdi episodi di intolleranza che si sono verificati in Italia nell’arco di pochi giorni, dall’incendio ai morti di Firenze, sono un campanello d’allarme di quanto sta accadendo nel nostro Paese: a rischio ci sono non solo l’integrazione, ma anche la tenuta stessa dell’Italia.

Ma il ministro è stato chiaro: per evitare futuri episodi d’intolleranza, ai rom e sinti servono, casa, lavoro e istruzione, elementi assolutamente necessari per favorire l’integrazione.
Per Riccadi è necessario investire sui figli dei rom e sinti, sulla loro scolarizzazione e dare ai rom e sinti una casa poiché “la vita in una casa favorisce l’integrazione e il superamento della provvisorietà”. Ma è subito polemica. Case gratis ai rom e sinti quando molti italiani non hanno più la casa e si trovano in difficoltà.

Il ministro ribadisce la vergogna dei campi rom e sinti italiani che ospitano circa 140 mila persone, una minoranza ristretta su cui è possibile agire utilizzando anche gli appositi fondi europei per elaborare una strategia nazionale per rom e sinti. Una situazione difficile che va affrontata una volta per tutte attraverso l’elaborazione di nuove forme di accoglienza, che possano garantire gli indispensabili requisiti igienico-sanitari. E perché l’Italia è ancora un Paese civile.
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