venerdì 5 dicembre 2008

AL MINISTRO DELL'INTERNO ON. ROBERTO MARONI

Gent.imo Ministro

la Federazione Rom e Sinti insieme negli incontri tenuti presso il Ministero dell’Interno con il sottosegretario di Stato Michelino Davico e con il capo segreteria del Ministro dott. Ciriello, ha sollecitato un dialogo diretto con Rom e Sinti per collaborare nella ricerca della corretta soluzione per l’integrazione culturale delle nostre minoranze.
Comprendiamo che i numerosi impegni del suo Ministero rendono difficile un Suo incontro con la nostra Federazione, ma un dialogo diretto con i diretti interessati Rom e Sinti è diventato indispensabile sia per una corretta informazione, sia per mettere in atto coerenti interventi per evitare i disastri del passato.
La Federazione rom e sinti insieme sollecita il Ministro dell’Interno a garantire una “sicurezza abitativa” dignitosa per Rom e Sinti, una politica abitativa, pubblica e privata, evitando ogni forma di “GHETTIZZAZIONE e SEGREGAZIONE”.
Per questo Le chiedo di inserire la “Federazione rom e sinti insieme” nel gruppo di lavoro che intende costituire presso il Ministero dell’Interno per collaborare al piano di attuazione degli interventi successivi al censimento.
Comprendere la Federazione Rom e Sinti insieme nel gruppo di lavoro presso il Ministero dell’Interno sarebbe la dimostrazione concreta di una precisa volontà politica del Suo Ministero di voler realizzare un VERO processo di interazione con e per Rom e Sinti per prevenire e contrastare concretamente ogni forma di illegalità presente anche in alcune persone delle minoranze Rom e Sinte.
Escludere la Federazione Rom e Sinti insieme dal gruppo di lavoro presso il Ministero dell’Interno sarebbe la dimostrazione di una precisa volontà del suo Ministero di NON VOLER realizzare CONCRETI PERCORSI di integrazione culturale di Rom e Sinti, violando i principi della nostra Costituzione. Questa negazione imporrebbe alla nostra organizzazione di mettere in atto con determinazione forme di protesta, civile e democratica, per poter finalmente informare correttamente l’opinione pubblica.
Distinti saluti
Il presidente
Nazzareno Guarnieri

venerdì 21 novembre 2008

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In merito al disegno di legge A.S. 733 (decreto sicurezza) in discussione nel Parlamento Italiano, la Federazione Rom e Sinti insieme pone in evidenza quanto segue.
Permesso di soggiorno ai minori stranieri non accompagnati al compimento della maggiore età
L'emendamento 18.22 al disegno di legge A.S. 733 modifica i commi 1 e 1-bis dell'art. 32 del Testo Unico n. 286/98. In conseguenza di tale emendamento, il rilascio di un permesso di soggiorno al minore straniero non accompagnato che compia 18 anni sarebbe possibile solo a condizione che sussistano contemporaneamente (e non più alternativamente) i seguenti requisiti, ovvero che il minore a) sia affidato ai sensi dell’art. 2 della legge n. 184/1983 o sottoposto a tutela e b) sia entrato in Italia da almeno 3 anni e abbia partecipato a un progetto di integrazione per almeno 2 anni.
Non potrebbe più essere rilasciato, dunque, un permesso di soggiorno ai minori che, pur affidati o sottoposti a tutela, siano entrati in Italia dopo il compimento dei 15 anni e/o non possano dimostrare di aver partecipato a un progetto di integrazione per almeno 2 anni. Questi ragazzi, anche nei casi in cui siano iscritti a scuola o abbiano un contratto di lavoro, alla maggiore età verrebbero espulsi o resterebbero in Italia come stranieri irregolari.
L’esclusione dei minori non accompagnati che sono entrati dopo il compimento dei 15 anni dalla possibilità di ottenere un permesso di soggiorno alla maggiore età introdurrebbe una disparità di trattamento tra i minori stranieri presenti in Italia che non trova un ragionevole fondamento nei principi dell’ordinamento italiano, costituendo una violazione del principio di non discriminazione sancito dall’art. 3 della nostra Costituzione e dall’art. 2 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Gli effetti di tale modifica normativa, inoltre, sarebbero estremamente negativi, sia rispetto alla tutela dei diritti dei minori, sia rispetto agli stessi obiettivi di promozione della sicurezza che il Governo intende perseguire. L’esclusione dei minori non accompagnati che sono entrati in Italia dopo il compimento dei 15 anni da ogni prospettiva di inserimento legale, infatti, scoraggerebbe questi ragazzi dall’emergere e dal seguire un progetto di integrazione. Se entrerà in vigore la norma proposta, questi minori avranno la consapevolezza che, anche seguendo con impegno un percorso scolastico, formativo e lavorativo e rispettando la legge, comunque alla maggiore età non potranno ottenere un permesso di soggiorno e diventeranno espellibili: saranno quindi spinti a restare nella clandestinità, fuori dal circuito di accoglienza, costretti a vivere in condizioni abitative assolutamente inadeguate (per strada, in baracche, in fabbriche abbandonate ecc.), non andranno a scuola, non avranno accesso ai servizi sanitari e sociali, e molto facilmente finiranno sfruttati nel lavoro nero, nell’accattonaggio, in attività illegali o nella prostituzione minorile.
Le conseguenze pratiche di tale disposizione porterebbero dunque a gravi violazioni dei diritti riconosciuti dalla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza a tutti i minori che si trovino sul territorio italiano, indipendentemente dalla nazionalità e dalla posizione in ordine al soggiorno (art. 2 Convenzione): i diritti all’accoglienza, all’istruzione, alla salute e alla protezione dallo sfruttamento e più in generale il principio in base a cui il superiore interesse del minore deve essere una considerazione preminente in tutte le decisioni riguardanti i minori (art. 3 Convenzione).
Inoltre, tale modifica normativa avrebbe effetti molto negativi non solo rispetto alla tutela dei diritti dei minori, ma anche per la società italiana, in quanto con tutta probabilità si verificherebbe un aumento del numero di minori sfruttati o comunque impiegati in attività illegali.
In secondo luogo, i percorsi di integrazione di tutti quei minori che avranno scelto di restare comunque nelle comunità d’accoglienza e di seguire i progetti di inserimento scolastico e formativo, pur non avendo il requisito dell’ingresso da almeno 3 anni, sarebbero bruscamente interrotti alla maggiore età: ciò rappresenterebbe per lo Stato italiano un assurdo spreco delle risorse economiche ed umane investite per l’integrazione di questi minori.
Tale norma, infine, può costituire un incentivo a un’immigrazione in età sempre più precoce: se l’ingresso in Italia da almeno 3 anni sarà un requisito necessario per restare regolarmente dopo la maggiore età, molti bambini e genitori saranno probabilmente spinti ad anticipare la migrazione verso l’Italia prima dei 15 anni. Quando tale requisito fu introdotto dalla legge n. 189/02 e per un certo periodo prevalse l’interpretazione per cui i minori che erano entrati in Italia da meno di 3 anni non potevano in alcun caso ottenere un permesso di soggiorno alla maggiore età, secondo la testimonianza di numerosi operatori si assistette effettivamente a un abbassamento dell’età media di arrivo.
Questo avrebbe gravi conseguenze rispetto alla tutela dei diritti dei minori, in quanto trovarsi senza i propri genitori in un paese straniero è evidentemente causa di assai più grave pregiudizio per un bambino di meno di 15 anni che non per un ragazzo più grande.
L’obiettivo della modifica proposta sembra essere quello di scoraggiare gli ingressi di minori non accompagnati. Dai dati disponibili, tuttavia, risulta che il numero di minori non accompagnati presenti in Italia non ha subito rilevanti variazioni nell’ultimo decennio, a fronte di modifiche in senso più o meno restrittivo delle norme e delle prassi relative al rilascio del permesso ai 18 anni: tra i momenti in cui è stato sostanzialmente bloccato il rilascio del permesso di soggiorno alla maggiore età e i momenti in cui è prevalsa l’interpretazione meno restrittiva della legge, non si sono registrate significative variazioni nel numero di minori non accompagnati che arrivavano nel nostro paese.
Dall’esperienza di questi anni è ormai chiaro che tali modifiche hanno un impatto non tanto sulla scelta se emigrare o meno in Italia, quanto sull’età della partenza e soprattutto sul percorso in Italia. Se sarà approvata la norma proposta, probabilmente non si avrà una reale riduzione del numero di minori non accompagnati che arriveranno in Italia, ma si registrerà un abbassamento dell’età media, con una più elevata proporzione di minori di età inferiore ai 15 anni tra i nuovi arrivi. E, soprattutto, si avrà un forte aumento del numero di minori che resteranno nella clandestinità, sfruttati in circuiti di marginalità e illegalità, e senza accesso a quei diritti (all’accoglienza, alla salute, all’istruzione ecc.) che la Convenzione ONU riconosce a tutti i minori.
La Federazione Rom e Sinti insieme auspica che l’emendamento 18.22 NON venga approvato, e che siano pienamente applicate le vigenti disposizioni di cui all’art. 32 Testo Unico n. 286/98, conformemente alla giurisprudenza in materia della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato.
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ACCESSO ALLE CURE MEDICHE DEGLI EMIGRATI



La Federazione Rom e Sinti insieme
esprime profonda preoccupazione per la gravità della proposta, avanzata da alcuni senatori in sede di esame del DDL 773, di modificare l'attuale art. 35 del D.Lgs 286/98, mettendo in serio pericolo il principio costituzionale di accesso alle cure mediche. In particolare si sottolinea come la previsione di sopprimere la gratuità della prestazione urgente o essenziale erogata agli stranieri non iscritti al servizio sanitario nazionale e privi di risorse economiche sufficienti, si ponga in contrasto irrimediabile con l'art. 32 della Costituzione, che tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, garantendo cure gratuite agli indigenti.
La proposta di obbligare le autorità sanitarie a segnalare alle autorità competenti gli stranieri che non paghino la prestazione, ancorché indigenti, nonché l'abrogazione della disposizione di legge contenuta al comma 5, ove si garantisce che l'accesso alle cure mediche non debba comportare alcuna segnalazione, salvo i casi di obbligatorietà del referto, a parità di condizioni con i cittadini italiani, produrrebbe effetti gravissimi non solo sulla salute di ogni singola persona ma anche su quella pubblica in generale.
La norma così modificata agirebbe infatti come fortissimo elemento di dissuasione nei confronti degli stranieri che, per i motivi più diversi, possono trovarsi non in regola con le norme sul soggiorno, spingendoli a non rivolgersi alle cure del servizio sanitario nazionale, con conseguente inaccettabile lesione del diritto di ogni soggetto alle cure, affermato dal dettato costituzionale e dalla relativa e costante giurisprudenza.
Gli stranieri verrebbero quindi sempre più marginalizzati, costituendo facile bacino di interesse e lucro in relazione alla loro difficile condizione. Inoltre non devono essere sottovalutate le potenziali ma assai gravi ricadute che la misura potrebbe avere sulla salute pubblica, determinate dall'aumento del rischio di diffusione nella trasmissione di patologie varie, a causa della presenza sul territorio di persone che rimarrebbero prive di cure adeguate.
La Federazione Rom e Sinti insieme rivolge un forte appello a tutte le forze politiche affinché il Parlamento respinga con decisione la citata proposta emendativa all'art. 35 del Dlgs.286/98.
La Federazione Rom e Sinti insieme auspica invece l'accoglimento della proposta, avanzata da alcuni senatori in sede di conversione del DDL 773, di prevedere che, in conformità con la Convenzione ONU di New York del 20.11.1989 sui diritti del fanciullo, ratificata dall'Italia con L. 176/91, e fermo restando il disposto dell'art. 35 del D.Lgs 286/98, ogni minore straniero abbia pieno diritto di usufruire delle prestazioni mediche pediatriche a prescindere dalla regolarità del soggiorno.
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CLASSI D'INSERIMENTO

“ Classi di inserimento” - Inserimento alunni stranieri nelle classi"
In relazione alla mozione approvata il 14 ottobre 2008 dalla Camera dei Deputati nell’ambito del Decreto di Legge n. 137 del 1° settembre 2008, la Federazione Rom e Sinti insieme esprime contrarietà a qualsiasi forma di separazione fra gli alunni della scuola pubblica italiana su base etnica, sia che questa separazione avvenga in “classi di inserimento”, sia che si espliciti sotto qualsiasi altra forma di discriminazione, anche se definita “positiva e transitoria”.
Tale mozione è in assoluta controtendenza con la cultura d’integrazione della scuola italiana, la quale ha nel tempo maturato metodi, strategie e supporti che la rendono unica nel panorama europeo e mondiale nel campo della formazione e della istruzione.
Nelle “classi di inserimento” l’aggregazione di alunni di diversa provenienza culturale e di diversa età anagrafica rischia di fatto di “segregare” gruppi di bambini ed adolescenti, tra l’altro per periodi di tempo indefiniti.
Come sarà possibile integrare in contesto di apprendimento alunni che, pur avendo imparato tecnicamente la lingua italiana, nulla hanno vissuto dell’aspetto relazionale-affettivo che è sempre implicito in un percorso di apprendimento/insegnamento?
Di fatto, l’acquisizione della lingua avviene nel contesto della relazione interpersonale e di gruppo che caratterizza una classe scolastica.
La ferma contrarietà della Federazione Rom e Sinti insieme si estende anche alla possibilità, anch’essa prevista dalla suddetta mozione, di non consentire in ogni caso ingressi nelle classi ordinarie oltre il 31 dicembre di ogni anno. Si tratta di una scelta che va contro la Convenzione dei diritti dell’infanzia e la Costituzione Italiana, che sanciscono il diritto soggettivo dei minori presenti sul territorio nazionale a frequentare la scuola pubblica.
La Federazione Rom e Sinti insieme esprime la propria contrarietà alla previsione di insegnamenti speciali per gli alunni stranieri.
Nel ribadire la ferma disapprovazione sui contenuti della mozione la Federazione Rom e Sinti insieme propone alcuni elementi utili ad avviare o consolidare nella scuola una piena integrazione:
1.
considerare le sperimentazioni già in atto (sostenute tra l’altro da Amministrazioni Comunali, Provinciali e Regionali) nell’ambito delle quali il problema della lingua viene affrontato e risolto, senza privare gli alunni di un processo di apprendimento;
2.
monitorare tali esperienze per diffonderle più estesamente, facendo attenzione a rispettare i diversi contesti ambientali;
3.
usare le discipline scolastiche come strumento per un’educazione alla conoscenza che tenga conto dell’ampiezza e dell’estensione dei saperi, nonché delle interconnessioni che esistono in tutti i campi delle attività umane;
4.
attivare concretamente l’inserimento e il successo scolastico di tutti gli allievi creando allo stesso tempo spazi di coesistenza educativa, mettendo in grado tutto il personale della scuola, in particolare i docenti, di far ricorso a nuovi strumenti professionali e di apprendere, attraverso un’adeguata formazione, modalità metodologiche/comunicative che tengano conto di tutte le diversità presenti nelle classi;
5.
attivare laboratori di sostegno linguistico anche fuori orario di scuola, ma ad essa organicamente agganciabili, in collaborazione con organismi e strutture dell’extrascuola specializzati;
6.
mettere a disposizione delle scuole le risorse finanziarie necessarie per attuare tali percorsi.
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giovedì 9 ottobre 2008

L'INCONTRO CON IL CAPO SEGRETERIA DI MARONI.

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I delegati della Federazione Rom e Sinti insieme,
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Nazzareno Guarnieri di Pescara, Graziano Halillovic di Roma, Sergio Suffer di Brescia e Janovic Nihad di Napoli,
ieri giorno 8 Ottobre hanno incontrato il capo segreteria del Ministro dell’interno Roberto Maroni.
La realizzazione di questo incontro è stato molto complesso ma utilissimo perchè gli argomenti trattati hanno permesso un confronto ampio.
I delegati della Federazione Rom e Sinti insieme dopo aver manifestato la non condivisione delle iniziative straordinarie emanate dal Governo per le minoranze Rom e Sinte, hanno sottolineato la urgente necessità di costruire un dialogo diretto con Rom e Sinti per conoscere, programmare e condividere soluzioni corrette ed utili a tutta la collettività. --br--
I delegati della Federazione hanno illustrato il programma politico e la strategia organizzativa ed hanno sollecitato il riconoscimento dello status di minoranza e la partecipazione attiva di Rom e Sinti.
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1)
Partecipazione attiva
La complessità della realtà e dei bisogni Rom e Sinta in Italia necessità di una rete di monitoraggio che offra dati certi, ad oggi inesistenti, da elaborare sia a livello nazionale che a livello locale, per rilevare la realtà ed i bisogni e per monitorare le discriminazioni
L'apertura di uffici Regionali per Rom e Sinti
con la collaborazione dei Ministeri dell’Interno, del Welfare e delle Pari opportunità, per rilevare dati certi sulla presenza e sulla composizione della popolazione Rom e Sinta, per conoscere a livello regionale la realtà e i bisogni, per monitorare le discriminazioni.
Uffici regionali con la presenza significativa di Rom e Sinti.
Il rilevamento di questi dati ed informazioni sono essenziali per le scelte politiche da adottare e le aree da privilegiare.
L'apertura di un Ufficio Nazionale per Rom e Sinti
per sistematizzare i dati che arriveranno dagli uffici regionali, fondamentale per le scelte politiche nazionali.
Ufficio Nazionale con la presenza di esperti Rom e Sinti.
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2)
Riconoscimento dello status di minoranza
Considerato che circa il 70% di Rom e Sinti sono cittadini Italiani da molte generazioni appartenenti a minoranze etniche, proponiamo che i Ministeri dell’Interno, del Welfare e delle Pari Opportunità si facciano promotori di modificare la legge 15 dicembre 1999, n. 482, per il riconoscimento dello status di minoranza linguistica a Rom e Sinti Italiani. I delegati della Federazione hanno consegnato al capo segreteria del Ministro dell’interno On. Roberto Maroni la seguente bozza già presentata nella scorsa legislatura dall’On. Mercedes Frias.

Proposta di modifica della legge 15 dicembre 1999 n. 482
La legge 15 dicembre 1999, n. 482, definisce il quadro generale per l'attuazione dell'articolo 6 della Costituzione, affidando alle regioni e ai comuni precisi compiti diprogrammazione e di intervento in materia di tutela della lingua e della cultura delle minoranze linguistiche storiche, albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e a quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l’occitano e il sardo.
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Durante l’iter parlamentare della legge (atto Camera n. 169 della XIII legislatura) il riferimento alle minoranze Rom e Sinte fu stralciato dal provvedimento, a causa sia di quel pregiudizio culturale, che storicamente accompagna questi gruppi minoritari, sia per una errata interpretazione dei principi della “ Carta europea delle lingue regionali o minoritarie”
(parte I, articolo 1, lettera c)
che riconosce le “ lingue non territoriali” ovvero le lingue “che, sebbene siano usate tradizionalmente sul territorio dello Stato,non possono essere ricollegate a un’area geografica particolare di quest’ultimo”.
Attualmente i Rom e i Sinti che vivono in Italia sono circa 150 mila, di circa il 70% sono cittadini italiani da generazioni ed il riconoscimento dello status di minoranze linguistiche (già adottato da paesi Europei come Austria, Svezia, Spagna, Ungheria) è il primo atto essenziale per una interazione culturale che contribuirà alla promozione di quei processi di inserimento sociale e formativi in ambito locale e nazionale.
Con questa proposta di legge si intende superare le logiche segreganti e assistenziali per i Rom e i Sinti che hanno condizionato le politiche degli ultimi anni.

La presente proposta di legge, facendo proprie le risoluzioni e le raccomandazioni adottate a livello comunitario, individua le modificazioni alla legge 15 dicembre 1999, n. 482, necessarie ad estendere alle minoranze rom e sinte la tutela assicurata dalla legge medesima alle popolazioni descritte nell’articolo 2.
La presente proposta di legge oltre ad inserire Rom e Sinti nell’elenco delle minoranze linguistiche a cui la normativa vigente si rivolge, un comma aggiuntivo all’articolo 1 della legge n. 482 del 1999, stabilisce che “la Repubblica promuove lo sviluppo delle lingue e delle culture diffuse in aree del Paese in cui la presenza minoritaria è tale da non poter essere inquadrata nell'ambito della disciplina prevista dalla legge.”
Tale norma recepisce i principi della “ Carta europea delle lingue regionali o minoritarie” (parte I, articolo 1, lettera c) che riconosce le “ lingue non territoriali” ovvero le lingue “
che, sebbene siano usate tradizionalmente sul territorio dello Stato,non possono essere ricollegate a un’area geografica particolare di quest’ultimo”.
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ARTICOLATO DELLA PROPOSTA DI LEGGE

Articolo 1
Alla legge 15 dicembre 1999, n. 482, sono apportate le seguenti modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
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All’articolo 1, dopo il comma 2, è aggiunto il seguente:
“2 –bis. La Repubblica promuove, nei casi e nelle forme che saranno di caso in caso previsti, la valorizzazione delle lingue e delle culture tutelate di cui al comma 2, anche quando queste sono diffuse in aree del paese in cui la presenza minoritaria è tale da non poter essere inquadrata nell’ambito delle discipline previste dalla presente legge
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Al comma 1 dell’articolo 2 dopo le parole “e croate” sono sostituite dalle seguenti: “, croate, rom e sinte”
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Articolo 2
1) Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, al regolamento di cui al
Decreto del Presidente della Repubblica 2 Maggio 2001, n. 345,
sono apportate le modificazioni necessarie al fine di adeguarlo alle disposizioni della presente legge.
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martedì 7 ottobre 2008

CONTINUA IL DIALOGO DIRETTO DELLA FEDERAZIONE CON IL MINISTRO DELL'INTERNO.

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La
“Federazione Rom e Sinti insieme”
si è posta la strategia politica di costruire un dialogo diretto con il Governo e le Istituzioni.
In questa fase la federazione intende costruire un dialogo diretto con i Ministeri dell’Interno, del Welfare e delle Pari Opportunità, per illustrare una concreta proposta politica da realizzare in collaborazione con i tre Ministeri.
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La Federazione il 16 Settembre ha incontrato il Sottosegretario di Stato del Ministero dell’Interno, Sen. Michelino Davico, e successivamente il capo segreteria del Sottosegretario di Stato del Ministero del Welfare On. Eugenia Roccella.
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Il giorno 8 Ottobre la Federazione incontrerà il capo segreteria del Ministro dell’interno On. Roberto Maroni per illustrare nel dettaglio la proposta politica per le minoranze Rom e Sinte.
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Il 27 Ottobre è in programma un incontro della Federazione con il Ministero delle Pari opportunità.
In riferimento alla città di Roma la Federazione incontrerà il Prefetto,
Dott. Carlo Mosca,
il prossimo 20 Ottobre.
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lunedì 22 settembre 2008

ROME SINTI...LA FEDERAZIONE AL MINISTERO DELL'INTERNO

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Il 16 Settembre 2008


i delegati della
Federazione
Demir Mustafà, Davide Casadio e Nazzareno Guarnieri

hanno incontrato a Roma il
Sottosegretario di stato del ministero dell’interno,
Michelino Davico,
per porre all’attenzione la questione Rom e Sinta.Le politiche per Rom e Sinti in Italia hanno posto in evidenza una persistente assenza di conoscenza delle nostre minoranze, percepibile nella definizione degli strumenti utilizzati per tradurre in azioni concrete le scelte politiche e nella totale assenza di partecipazione attiva di Rom/Sinti, conducendo al fallimento gran parte delle politiche.Le scelte politiche “differenziate”, “dall’assistenzialismo culturale” alla “segregazione culturale”, con la ignobile politica abitativa dei campi nomadi, sostenute con l’intento di promuovere e valorizzare la cultura Rom e Sinta e realizzate sulla base di una interpretazione culturale del mondo Rom e Sinto, hanno portato le persone di queste minoranze verso:


1. l’esclusione dal contesto sociale, culturale e politico del paese,

2. lo sviluppo di una ”mentalità assistenziale”,

3. l’utilizzo strumentale della partecipazione attiva,

4. una violenta discriminazione razziale,


Viene da chiedersi:

a chi non conviene la normalità per Rom e Sinti?

Un’analisi della realtà e dei bisogni delle nostre minoranze, esclusivamente interpretative per l’assenza di un ruolo attivo a Rom e Sinti,

l’assenza di dati certi sulla presenza di Rom e Sinti, non hanno permesso di programmare adeguate politiche di interazione culturale con Rom e Sinti, le quali sono erroneamente concepite lontane dalla società nel tempo e nel luogo, trattati dalla politica e dai media come rifiuti umani, da relegare nell’estrema periferia delle città, là dove la comunità urbana colloca idealmente e materialmente i rifiuti.

Sono i monumenti moderni della segregazione, che da diversi decenni la politica Italiana, senza distinzione di colore, ha realizzato senza cercare una diversa soluzione.

Eppure le minoranze Rom e Sinte sono un esempio di “interazione culturale” che non riesce ad assumere il carattere “interculturale”, per uno “scambio culturale” soffocato dal “compromesso sociale” per la sopravvivenza, e dalla presenza di “filtri” culturali.Come mai non ha fine l’opera di “filtri” culturali? Non si capisce come mai non si promuova la partecipazione attiva di Rom e Sinti.


E’ necessario un radicale cambiamento di metodo per uscire dalle politiche “differenziate” e programmare politiche “normali” di interazione culturale, di riconoscimento culturale,

di responsabilizzazione delle professionalità Rom e Sinte,

per coinvolgere attivamente le nostre minoranze nella programmazione e condivisione delle scelte politiche.

Radicale cambiamento di metodo che porti tutto il Paese ad una maggiore e migliore conoscenza della cultura rom e sinta, per eliminare ogni forma di discriminazione, per costruire un dialogo diretto.La costituzione della federazione Rom e Sinti Insieme,

che attualmente rappresenta ventidue associazioni rom e sinte presenti in dodici regioni italiane, rende visibile il radicalmente cambiamento di metodo in atto nelle nostre minoranze proponendo una l’idea di reagire in modo unitario e propositivo per costruire un dialogo diretto e strutturale con il Governo e con le Istituzioni, per affermare la cultura della legalità ed il contrasto agli abusi di potere, per promuovere una società aperta e multiculturale.

Cambiamento di metodo utile a tutti o cittadini presenti in Italia e che porti tutto il Paese ad una maggiore e migliore conoscenza della cultura rom e sinta, per eliminare ogni forma di discriminazione.

La federazione Rom e Sinti Insieme chiede al Governo Italiano il riconoscimento dello status di minoranza linguistica a Rom e Sinti e di avviare un radicale cambiamento di metodo nelle politiche per le minoranze rom e sinte avviando un dialogo diretto e strutturale con Rom e Sinti per costruire un adeguato programma di politiche di interazione culturale e per utilizzare con successo, chiarezza e trasparenza le risorse destinate a Rom e Sinti.

La federazione Rom e Sinti Insieme chiede al Ministro dell’Interno un dialogo diretto con Rom e Sinti e propone la costituzione di Uffici Regionali ed un ufficio nazionale per le minoranze rom e sinte con la presenza strutturale, attiva e propositiva delle organizzazioni rom e sinte e di esperti delle nostre minoranze.

Uffici Regionali per monitorare a livello locale la realtà ed i bisogni di Rom e Sinti e rilevare dati certi sulla presenza numerica,

un ufficio nazionale per sistematizzare i dati, ad oggi inesistenti.

I delegati della Federazione sottopongono all’attenzione del Ministro dell’Interno la grave questione dei “terreni agricoli” dove diverse famiglie rom e sinte hanno costruito una propria abitazione, e sollecitano il Ministero a ricercare soluzioni che evitino a queste famiglie di tornare in mezzo alla strada.

I delegati della Federazione hanno consegnato al Sottosegretario di stato, Michelino Davico, una copia del


L'incontro della federazione con il Sottosegretario di stato termina con la manifestazione di volontà reciproca a rivedersi ed approfondire le proposte.

giovedì 11 settembre 2008

COMUNICATO STAMPA:

La “Federazione Rom e Sinti insieme”
nel manifestare il proprio plauso al lavoro di tutte le forze dell’ordine Italiane impegnate nel garantire la sicurezza di tutti i cittadini e nel prevenire ogni forma di illegalità,
ESPRIME TOTALE CONDANNA
verso quelle persone che illegalmente a Bussolegno (VR) nel pomeriggio del 5 Settembre 2008 si sono resi responsabili di una crudele violenza e di una vera e propria pratica della tortura verso persone appartenenti alle minoranze Rom e Sinte, disonorando la nobile divisa che indossavano.
La “Federazione Rom e Sinti insieme”,
a fronte di un fatto tanto grave e per non lasciare alcuna ombra di perplessità o interpretazione, nociva ad una cultura della legalità,
CONSIDERA
opportuno che il Governo Italiano prenda l’iniziativa di riferire subito al Parlamento Italiano quando accaduto nel pomeriggio del 5 Settembre 2008 a Bussolegno (VR) e
SOLLECITA
la Magistratura a fare immediata chiarezza sulle responsabilità per condannare i colpevoli.
La “Federazione Rom e Sinti insieme”
esprime la propria amarezza per l’ennesimo grave comportamento di molti Media Italiani che ancora una volta nei giornali e nelle televisioni hanno ignorato la violenza, gli abusi di potere, la pratica della tortura verso persone appartenenti alle minoranze Rom e Sinte, evitando così di far conoscere all’opinione pubblica un gravissimo atto razzista.
Il presidente della “Federazione Rom e Sinti insieme” ringrazia le associazioni aderenti
"Nevo Gipen" di Brescia e "Sucar Drom" di Mantova
per l’immediato soccorso umanitario alle persone vittime delle violenze e per il supporto legale.
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Informazioni dettagliate, le interviste, le denuncie ed altro sulla vicenda nel blog: http://sucardrom.blogspot.com/
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IL LAVORO DELLA FEDERAZIONE CONTINUA...IN TUTTA L'EUROPA

Il 18 maggio 2008
si è costituita la “Federazione Rom e Sinti insieme”
con l’approvazione dello statuto e la elezione degli organi sociali,
che resteranno in carica fino al 30 Aprile 2009,
tale breve periodo è stata una scelta per dare la possibilità ad altre organizzazioni e singole persone di aderire alla Federazione e quindi di partecipare attivamente alla elezione degli organi sociali per il triennio 2009/2011.
Le organizzazioni Rom e Sinte e le singole persone sono invitate a prendere visione dello statuto sul blog della Federazione e formulare la richiesta di iscrizione, alla prossima assemblea del 27 Settembre 2008 si delibererà in merito alle richieste pervenute.
Continua il lavoro della federazione in Italia ed in Europa per perseguire le finalità dello statuto, in particolare per concretizzare un ruolo attivo e propositivo dei Rom e dei Sinti, il dialogo diretto con il Governo, le Istituzioni nazionali, le Istituzioni Europee, per affermare la cultura della legalità ed il contrasto agli abusi di potere.
Lo scorso 10 Luglio 2008 la federazione Rom e Sinti insieme ha promosso a Roma la sua prima iniziativa,
un’Assemblea pubblica per dire BASTA alla discriminazione, alle politiche differenziate per Rom e Sinti, e chiedere l’avvio di un dialogo diretto con il Governo Italiano e le istituzioni Nazionali.
Il 12 luglio il presidente della Federazione ha inoltrato la richiesta di incontro ai Prefetti di:
Napoli, Roma, Milano ed al Ministro dell’Interno Roberto Maroni.
Nel mese di Luglio due diverse delegazioni della Federazione hanno incontrato i prefetti di Milano e di Roma ed il prossimo 16 Settembre ci sarà l’incontro con il Ministro dell’Interno.
Il prossimo 16 Settembre due importanti impegni attendono la federazione:
1.
Una delegazione della Federazione composta dal vice presidente Radames Gabrielli, dal segretario Graziano Halillovic e dalla consigliera Eva Rizzin saranno a
Bruxelles per partecipare al primo vertice della Commissione Europea dedicato a Rom e Sinti;
2. Un’altra delegazione della federazione composta dal presidente Nazzareno Guarnieri, dal vice presidente Demir Mustafà e dal consigliere Davide Casadio incontreranno il
Ministro dell’Interno Roberto Maroni.
Le delegazioni della federazione presenteranno a questi incontri proposte concrete negli obiettivi e nelle strategie.
Numerosi altri contatti sono in corso da parte della Federazione per definire di incontrare Ministri (Pari opportunità e Politiche sociali), istituzioni (Prefetto di Napoli, audizione in Commissione cultura/istruzione e Commissione politiche sociali) e partiti politici di governo e di opposizione.
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lunedì 8 settembre 2008

EUROPA...UN RADICALE CAMBIAMENTO DI METODO


La Commissione europea organizza per il 16 settembre prossimo,
il primo vertice dedicato ai rom e sinti,
con l’obiettivo di rispondere alla necessità urgente di una strategia globale e coerente per migliorare la situazione della più grande minoranza etnica d’Europa, per definire una politica europea coerente contro la discriminazione di origine etnica e di «determinare le misure che sono risultate efficaci».
Cosa può fare l’ Europa?
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La commissione europea afferma che “Molti dei temi cruciali all’integrazione dei rom e dei sinti dipendono dalla competenza degli Stati membri (educazione, occupazione, integrazione sociale, per esempio).
Su questi temi, l’Unione può solo avere funzione di coordinamento delle politiche degli Stati membri e sostenere la loro applicazione grazie anche ai Fondi strutturali”.
Tra il 2000 ed il 2006 ben 275 milioni di euro provenienti dai fondi strutturali europei (Fse) sono stati destinati agli Stati membri progetti specifici per Rom e Sinti,
ma le condizioni di vita delle nostre minoranze non sono migliorate.
Perché questi progetti non hanno prodotto i dovuti benefici?
E cosa può fare l’Europa affinché questo non si ripeta?
.
Nella lotta contro il razzismo ed alla discriminazione i poteri conferiti all’Unione Europea le hanno permesso di legiferare “in materia di parità di trattamento senza alcuna distinzione di razza o origine etnica” (direttiva 2000/43/CE) e “di accertarsi dell’effettiva attuazione del diritto comunitario”,
ma questo non è stato sufficiente visto che la discriminazione e le violenze nei confronti di Rom e Sinti sono aumentate.
.
Molte organizzazioni sono convinte che occorre togliere la responsabilità agli Stati membri:
“Poiché le violenze nei confronti dei rom e sinti aumentano, in modo particolare in Italia, mai come ora è giunto il momento di parlare con un'unica voce e di proporre una strategia e un impegno a lungo termine”,
afferma Nicolas Beger della sezione Ue di Amnesty International.
.
Togliere la responsabilità agli Stati membri è questione politica complessa e difficile, ed il rischio che le politiche sbagliate del passato realizzate negli Stati membri possano ripetersi a livello Europeo è molto concreto,
se si continua ad ignorare che le cause del fallimento di molte politiche del passato sono da addebitare all’assenza di partecipazione attiva di Rom e Sinti a tutti i livelli.
Inoltre togliere la responsabilità agli Stati membri è un falso problema, mentre la questione vera su cui l’Europa deve intervenire con urgenza:
è la partecipazione attiva a tutti i livelli di Rom e Sinti.
.
E’ quindi indispensabile che l’Europa adotti urgentemente un
“radicale cambiamento di metodo”
nel recepire e specificare il ruolo attivo, propositivo e decisionale degli stessi Rom e Sinti a tutti i livelli.

Il vertice europeo del 16 Settembre potrà rappresentare finalmente una svolta decisiva per la partecipazione attiva di Rom e Sinti?
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Nazzareno Guarnieri
Presidente:
Federazione Rom e Sinti insieme

venerdì 18 luglio 2008

MEETING ANTIRAZZISTA

CECINA 16 LUGLIO 2008
1) La mimesi antropologica culturale
Le minoranze Rom e Sinte non sono più considerate un soggetto socio culturale, ma l’oggetto-fenomeno, la cavia di laboratorio su cui scatenare la “libido scientifica e politica” per scomporre e ricomporre l’individuo in piccole particelle fisiche.
Tutta questa etnologia accanita nei confronti di Rom e Sinti è il segnale inconscio di una rimonta di un razzismo molto sottile per giustificare una paura nuova che non deve mutarsi in risorsa, in opportunità e in valore.
Potremmo citare tanti esempi ma la schedatura di tutti i Rom ed i Sinti ed il rilevamento delle impronte digitali ai bambini rom e sinti sono scelte indicative delle vigliaccate politiche verso le nostre minoranze.
Si finisce così col difendere una cultura dominante che non accetta il confronto diretto con Rom e Sinti, e che si arroga il diritto di sostituirsi a Rom e Sinti strumentalizzando le nostre minoranze a vantaggio dell’autopromozione.

Le minoranze Rom e Sinte sono concepite dall’opinione pubblica lontane dalla società nel tempo e nel luogo, trattati dalla politica, dai giornali e dalle televisioni, come rifiuti umani, da relegare nell’estrema periferia delle città, là dove la comunità urbana colloca idealmente e materialmente i rifiuti.
Sono i monumenti moderni della segregazione, che tutta la politica Italiana, senza distinzione di colore, hanno creato, senza cercare una diversa soluzione.
Eppure le minoranze Rom e Sinte sono un esempio di
“INTERAZIONE CULTURALE”,
una interazione che non riesce ad assumere il carattere
“INTERCULTURALE”
per uno “scambio culturale” soffocato dal “compromesso sociale” per la sopravvivenza, e dalla presenza di “filtri” culturali.
Non si capisce come mai NON si promuova la partecipazione attiva di Rom e Sinti.
Come mai non ha fine l’opera di “filtri” culturali?
Rom e Sinti siamo dappertutto pur avendo un “alveare” ben preciso, invisibile agli altri, ma così reale ed esistente che ha permesso la nostra sopravvivenza, rimanendo nella società, anche se ai margini di essa, nonostante la lunga storia di persecuzioni.

Quest’alveare supera il luogo, il tempo e lo spazio ed è fondato sul comune senso d'appartenenza e di aver sofferto tutti insieme le pene inflitte dalla società maggioritaria.
Lo spazio dei Rom e dei Sinti è lo spazio di tutti; essi possono essere ovunque perché non è il luogo che li trattiene ma la fraternità, tornando sempre “all’alveare”.
Questo meccanismo di "mimesi antropologico-cultuale" dei Rom e dei Sinti, sviluppato in linea con le leggi della sopravvivenza, ha permesso la conservazione fino ad oggi di una cultura in minoranza.
Rom e Sinti hanno interiorizzato un forzato adattamento alle circostanze (sempre negative), ma la trasformazione che stiamo vivendo oggi prevede una interazione culturale sofisticata, dove tende a rafforzarsi una maggiore consapevolezza culturale per la ricerca di quella unità collettiva, utile per un confronto culturale attivo e propositivo e per un riesame critico, che permetta di essere protagonisti di una nuova “dimensione dei Rom e dei Sinti”.
Le minoranze rom e sinte vivono oggi un’occasione se nel sano conflitto generazionale e intercomunitario riescono a superare le divisioni e le frustrazioni del passato e spingersi verso il futuro senza negare la tradizione.
Passaggio delicato ed insidioso per il rischio di falsi modelli che potrebbero orientare verso una distorta dimensione dell’essere Rom e Sinto, dimensione che potrebbe essere estranea sia alla diversità culturale, sia al contesto sociale, politico e culturale.

I popoli respirano la propria cultura, una miscela di saperi e di sentimenti, ed hanno bisogno di farlo per continuare a vivere, ma le culture sono dinamiche e si modificano, si evolvono nel confronto culturale attivo e propositivo, senza mai negare la propria storia e la propria tradizione, e da troppo tempo la cultura Rom e Sinta è più uno specchio che una finestra, perché la segregazione, la separazione, l’assistenzialismo culturale, cioè politiche differenziate, hanno bloccato ogni miglioramento.
Rom e Sinti devono uscire dall’ottica delle politiche differenziate per ricercare uno scambio culturale attivo e propositivo per non perdere la propria storia e la propria tradizione. Per una evoluzione della cultura rom e sinta è necessario un radicale cambiamento di metodo.

2) Politica. Assistenzialismo e segregazione
Le politiche per Rom e Sinte in Italia evidenziano una persistente ignoranza, con gravi implicazioni culturali e violazioni di diritti, percepibile nella definizione delle nostre minoranze, negli strumenti normativi utilizzati per tradurre in azioni concrete le scelte politiche, nella partecipazione attiva dei diretti interessati a tutti i livelli.
Negli ultimi decenni, per Rom e Sinti, le scelte politiche “differenziate”: “assistenzialismo culturale” e “segregazione culturale”, sostenute con l’intento di promuovere e valorizzare la cultura Rom e Sinta, e realizzate dalla interpretazione culturale del mondo Rom e Sinto, hanno condotto le persone di queste minoranze verso:


a) L’esclusione dal contesto sociale, culturale e politico
b) l’acquisizione di conoscenze culturali interpretative
c) l’adesione ad un modello estraneo ai propri riferimenti culturali
d) lo sviluppo di una ”mentalità assistenziale”
e) l’utilizzo strumentale della partecipazione attiva (essere Rom o Sinto non significa possedere automaticamente determinate competenze e professionalità)

Viene da chiedersi: a chi non conviene la normalità per Rom e Sinti?

La predisposizione di scelte politiche per Rom e Sinte che abbiano successo, passano nel recepire e specificare il ruolo attivo, propositivo e decisionale degli stessi Sinti e Rom per evitare gli errori che nel passato hanno condotto al fallimento ogni iniziativa.
Un radicale cambiamento metodo verso scelte politiche NORMALI, di riconoscimento culturale, di responsabilizzazione delle professionalità rom e sinte, per coinvolgere attivamente le minoranze rom e sinte alla programmazione e condivisione delle scelte politiche.
Cambiamento di metodo che porti tutto il Paese ad una maggiore e migliore conoscenza e comprensione della cultura sinta e rom, per eliminare ogni forma di discriminazione che flagella attualmente i Rom e i Sinti in Italia.

3) Il ruolo della Federazione Rom e Sinti insieme
La “Federazione Rom e Sinti insieme” è una organizzazione democratica che a poche settimane dalla sua costituzione già associa 22 associazioni Rom e Sinte di 12 Regioni Italiane. Costituita il 18 Maggio 2008, dopo oltre un anno di lavoro del comitato rom e sinti insieme, per condividere le finalità e le strategie, per definire un programma politico e la strategia organizzativa.
Con la costituzione della Federazione Rom e Sinti insieme è la prima volta che in Italia si avvia sia un articolato percorso di partecipazione attiva e propositiva di Rom e Sinti, sia un processo unitario delle nostre minoranze per una rappresentatività dei Sinti e dei Rom, Italiani ed immigrati.
La Federazione si propone di costruire un dialogo diretto con la promozione di una società aperta e interculturale, l'affermazione della cultura della legalità, il contrasto agli abusi di potere; un ruolo attivo e propositivo di Rom e Sinti sia per collaborare a tutti i livelli in tutte le iniziative finalizzate a promuovere la cultura Rom e Sinta ed a migliorare le condizioni di vita delle famiglie Rom e Sinte.

4) Programma politico
Malgrado l’impiego di risorse pubbliche le condizioni di vita dei Rom e dei Sinti in Italia non registrano un miglioramento, anzi sono peggiorate.

Per la realizzazione del programma politico la Federazione Rom e Sinti insieme ritiene due prioritario la massima diffusione all’opinione pubblica, ai media ed alla politica dei risultati ottenuti per ogni attività svolta ed una dettagliata rendicondazione economica delle eventuali risorse pubbliche utilizzate.

Questa priorità si rende essenziale per eliminare i pregiudizi dell’opinione pubblica, dei media e della politica che percepisce solo una resistenza di queste minoranze all’integrazione culturale e non mette in discussione altri fattori che possono condurre al fallimento, parziale o totale, una iniziativa progettuale.
Il programma politico sarà realizzato dalle organizzazioni locali, la Federazione Rom e Sinti insieme collaborerà con la partecipazione di Rom e Sinti, ai diversi livelli di competenza e di professionalità, nelle azioni di progettualità, di formazione, di coordinamento, di monitoraggio e di valutazione.

5) Partecipazione attiva
La federazione rom e sinti insieme si è costituita per incentivare e garantire la partecipazione attiva e propositiva di Rom e Sinti a tutti i livelli, per tale fondamentale obiettivo la federazione è impegnata nella programmazione e nell’implementazione di una progettualità in merito, che sarà sviluppata con gradualità e con la collaborazione della società civile e della politica Italiana ed Europea.

La complessità della realtà e sei bisogni Rom e Sinta in Italia necessità di una rete di monitoraggio che offra dati certi, ad oggi inesistenti, da elaborare sia a livello nazionale che a livello locale. Per questa ragione è necessaria la costituzione di un Ufficio Nazionale e di Uffici Regionali, Provinciali e Comunali per le grandi città. L’Ufficio Nazionale deve prevedere una presenza significativa di Rom e Sinti e deve avere il compito di raccogliere e sistematizzare i dati offerti dagli uffici periferici. Gli Uffici periferici devono prevedere una presenza significativa di Sinti e di Rom, in stretta collaborazione con le associazioni rom e sinte.
Gli obiettivi degli uffici periferici saranno quelli di:
A) monitorare i bisogni espressi dalle comunità rom e sinte e dalle realtà istituzionali territoriali, raccogliere le buone pratiche realizzate nei singoli territori, suggerire proposte e valutare i progetti in atto;
B) promuovere la diffusione della conoscenza delle culture sinte e rom, contrastare le forme di discriminazione, in collaborazione con le istituzioni e gli Enti Locali;
C) coordinare e monitorare gli interventi degli Enti Locali e delle Istituzioni.

Gli obiettivi dell’Ufficio Nazionale saranno quelli di:
1. raccogliere e sistematizzare i dati offerti dagli uffici periferici e diffondere in tutto il Paese le buone pratiche;

2. elaborare piani d’azione nei diversi ambiti d’intervento (culturale, abitativo, lavorativo, sanitario, sociale, scolastico e formativo) anche proponendo al Governo le necessarie modifiche alle leggi esistenti;
3. coordinare gli interventi dei diversi ministeri interessati, collaborando alla definizione di obiettivi e strategie

6) Riconoscimento status di minoranza.
Proponiamo la promulgazione della proposta di legge n. 2858: “Modifiche alla legge 15 dicembre 1999, n. 482, per l’estensione delle disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche storiche alle minoranze dei Rom e dei Sinti”, presentata alla Camera dei Deputati il 2 luglio 2007.

7) Istruzione e formazione
La Federazione rom e sinti insieme intende:
= restituire ai genitori Rom e Sinti la loro dignità genitoriale
= sostenere la scuola nel percorso scolastico degli alunni rom e sinti
= valorizzare la presenza degli alunni rom e sinti all’interno delle scuole trasformandoli da presenza ingestibile a risorsa positiva
= approfondire la conoscenza della cultura Rom e Sinta la popolazione scolastica per favorire l’accoglienza della diversità
= apertura di un centro di orientamento professionale. Di formazione e informazione per gli adolescenti e gli adulti rom e sinti i cui obiettivi:


- recupero e reinserimento degli adolescenti e giovani adulti, attraverso la creazione di una rete con le scuole professionali, i centri per l’impiego ed i servizi sociali per l’istituzione di borse lavoro
- progettazione di interventi formativi volti al recupero dei lavorio tradizionali dei rom e dei sinti
- realizzazione di progetti di informatica, di corsi di alfabetizzazione per l’apprendimento della lingua italiana e per migliorare la conoscenza
- centri di lingua romanì, di storia e di cultura del popolo rom e sinto
- convegni, seminari e wirkshps per informare rom e sinti sulle politiche tenute dagli altri paesi europei sulle tematiche rom e sinte.


La federazione creerà una rete nazionale per offrire a tutti la sia collaborazione nell’ambito della progettazione, sostegno, formazione ed informazione, valutazione attraverso una equipe di professionisti qualificati.

8) Habitat
La federazione è nettamente contraria alla politica abitativa del campi nomadi, sollecita il graduale superamento, e propone dettagliate soluzioni abitative diversificate dalla casa alla microarea secondo il progetto di vita della singola famiglia Rom e Sinta.Una politica abitativa pubblica per l’accesso agevolato della famiglia rom e sinta alla casa o alla microarea, ed una politica abitativa privata per agevolare le famiglie rom e sinte all’acquisto della propria abitazione oppure a soluzioni sui terreni agricoli privati.
La federazione propone una modifica del Testo Unico in materia di edilizia n. 380/2001 per annullare la disposizione che prevede la richiesta della concessione edilizia per la sosta di una roulotte.

9) Lavoro
La questione lavoro per rom e sinti è strettamente collegata alla globalità delle politiche locali per Rom e Sinti e la federazione progetterà soluzioni per lavoro nei singoli territori, in collaborazione con le associazioni locali aderenti, sulla base delle risorse politiche e produttive che il territorio dispone.

10) Discriminazione
La federazione ritiene che sia di fondamentale importanza il recepimento completo della direttiva Europea n. 2000/43 che attua il principio di parità di trattamento tra le persone.
Chiediamo che vengano inasprite le pene per chi viola le leggi contro la discriminazione, ad oggi ridicole, e che vengano implementati i poteri delle associazioni sia nel contrasto dei reati che nella tutela delle vittime della discriminazione.
E’ necessario accrescere la consapevolezza di rom e sinti per le violazioni dei diritti attraverso la formazione di attivisti/mediatori rom e sinti. Quindi è necessario informare meglio Rom e Sinti della protezione giuridica esistente e dei mezzi disponibili per combattere la discriminazione.
Tutti ciò sarà realizzato attraverso eventi e la divulgazione di materiale informativo.
L0uffucio nazionale antidiscriminazione razziale (UNAR) deve essere indipendente ed in grado di comminare sanzioni, revocare atti amministrativi, disporre risarcimenti ed altre forme del danno subite.

11) Immigrazione
La questione dei rom immigrati provenienti dal Balcani, da oltre 40 anni presenti in Italia, è rimasta ancora irrisolta.
Queste persone vivono in Italia da tanto tempo, sono senza documenti da tanti tempo. Il loro Stato di origine ( ex Jugoslavia) non esiste più, gli archivi anagrafici del loro Stato sono stati distrutti dalla guerra. I giovani di seconda e terza generazione di queste famiglie sono nati in Italia e sono senza alcun documento.
Allora cosa fare?
La questione è esclusivamente politica e la federazione formula le seguenti possibili soluzioni:

a) il riconoscimento della cittadinanza a tutti coloro che sono nati in Italia con ua modifica della legge sulla cittadinanza ( diritto di suolo e non diritto di sangue)
b) il riconoscimento ai rom immigrati dal balcani dello Stato di apolidia
c) la concessione di un permesso provvisorio agli adulti rom immigrati in Italia dai balcani.

Cecina,(LI), 16 Luglio 2008


"Federazione rom e sinti insieme"

LAVORO/HABITAT DEI POPOLI SINTI E ROM IN ITALIA




IL POPOLO DEI SINTI:

LAVORO:

Per tutti i popoli del mondo il Sinto non lavora ed sempre disoccupato.

I Sinti di tutto il Mondo, nella più remota storia hanno sempre lavorato, praticando dei lavori tradizionali, tramandati da generazioni dai propri avi, il lavoro più storico e significativo e quello del spettacolo viaggiante, come il Circense e il Musicista.
Il lavoro dei Sinti era acquisito dall’esperienza tramandata dagli avi, qualsiasi lavoro praticato era senza nessun tipo di documento o laurea, senza nessuna assunzione diretta e duratura.
Il lavoro praticato all’epoca dai Sinti era;
Musicisti, Liutai, Pittori, Giostrai, Circensi, Ferraioli, Venditori ambulanti, Commercianti di Cavalli, Orafi, Aggiustatori di Pentole ecc. Clown, Saltimbanchi, Domatori d’orsi, ecc, Mangiatori di Fuoco, Costruzione di Cesti, Sedie, Borsoni, Fiori intagliati dai rami e tanti altri.
Il loro lavoro durò finche dei Principi, non schiavizzarono tutti i Sinti e i Rom che si trovavano nei loro territori, questo soltanto per non retribuire il meritato compenso alla loro manodopera, i più richiesti all’epoca erano i Fabbri, per la loro formidabile abilità nella costruzione della armi bianche, “coltelli, spade, balestre ecc,” e i Musicisti, Racconta fiabe, Burattinai per i loro divertimenti.
All’epoca, tutti i Sinti dovettero nascondere la loro bravura nel lavoro tradizionale, cercando altri lavori che non destavano nessun tipo d’interesse ai Principi.

Le attuali attività svolta all’epoca, grazie all’evento dell’Industrializzazione dell’Urbanizzazione e della radicale trasformazione dell’economia e per motivi riguardante la storia…La richiesta dei lavori tradizionali Sinti, cesso immediatamente, le attività economiche delle famiglie Sinte sono estremamente varie e mutevoli: cioè sono plurime in un dato momento per il medesimo individuo, e tanto più lo sono per l’insieme degli individui che cambiano nel tempo.
Gli individui agiscono all’interno della famiglia che è agente nei rapporti interni ed esterni al proprio gruppo sociale. Nella cultura Sinta il lavoro è inteso come collaborazione tra i singoli individui che appartengono sia al nucleo familiare sia alla famiglia allargata.
Grazie ai divieti di sosta alle carovane, camper e nomadi,

( il divieto di girovagare e accamparsi nelle svariate regioni d’Italia. )
Causò danni irrimediabili per i popoli dei Sinti, esempio, come non esercitare il lavoro tramandato dai propri avi.
Negli archi degli anni i Sinti sono stati costretti, obbligati a cambiare i lavori tradizionali, storici in lavori nuovi, come il commerciante di automobili, il raccoglitore di ferro vecchio e la loro vendita, pulizie, la vendita bonsai, bottiglie di vetro modellate a fuoco ecc.

Pochissimi Sinti oggi stanno praticando il proprio lavoro tradizionale, i più storici che resistano ancora, oggi sono i mestieri dello spettacolo viaggiante il Circense, il Giostraio, il Musicista e il Venditore Ambulante, (centrini, calze, scope, fiori, ecc.) la maggior parte, tutti lavori praticati in nero.
Tutti questi mestieri sono concepiti come “vendita (di beni e servizi) a clienti”. Oltre alla significativa connotazione commerciale, ciò che contraddistingue le attività economiche dei Sinti è la loro pluralità, connessa al luogo, al momento, all’occasione/opportunità. Sebbene esistano tendenze proprie del gruppo di appartenenza, chiunque può sviluppare attività diverse. Per esempio, un Sinto può vendere frutta in estate, recuperare e vendere ferri vecchi in autunno, ecc.

A differenza della cultura maggioritaria (in senso numerico) nella cultura Sinta il lavoro non assume una valenza sociale.
Non essere un lavoratore dipendente permette di non rimanere eccessivamente coinvolto in un universo estraneo; permette cioè di non avere una vita troppo condizionata dall’esterno. E stato scritto che il Sinto o il Camminante può essere povero, ma mai proletario…
Per una famiglia Sinta che esercita o sceglie di esercitare un mestiere, ciò che in primo luogo assume importanza è il modo di esercitarlo. Questo fa sì che la scelta delle attività sia sempre il risultato di un compromesso fra la necessità di avere una fonte di reddito e l’aspirazione a mantenere uno stile di vita in un contesto mutevole.
Da sottolineare la ricerca condotta dalla Mantovana ”Associazione senza Frontiere”, con il supporto dell’Associazione Sucar Drom, (MN) si è rilevato:
“La cultura Sinta non appare generalmente compatibile con un inserimento occupazionale secondo l’onere di una prestazione lavorativa giornaliera da portare avanti per un numero costante di ore alle dipendenze di terzi. Le attività tipiche dello spettacolo viaggiante o della lavorazione dei metalli al servizio del territorio di volta in volta esplorato, mostrano semmai un’identità socio-culturale più vicina ad un’organizzazione autonoma dei tempi e delle risorse quotidiane, per certi aspetti non compatibile con la progettualità acquisitiva, accumulativa e “sacrificale” tipica del capitalismo.(…) Rispondere alle principali esigenze manifestate dalla comunità Sinta vuol dire allora garantire ai diversi nuclei familiari nuove possibilità d’autonomizzazione professionale compatibili con la propria identità culturale”.
La ricerca prosegue rilevando: “l’importanza di recuperare le professionalità perdute quali spettacolo viaggiante, raccolta di materiali dimessi, ambulantato. (…) che in ogni modo devono essere coordinate e supportate (almeno in una fase iniziale n.d.r.) dalle varie agenzie pubbliche e private presenti sul territorio”.
Anche se gli Enti Locali chiedono il superamento dell’assistenzialismo, inteso come insieme d’interventi e supporti economici, di diversa natura, dal quale da anni dipendono le famiglie Sinte.
Oggi e cambiato pochissimo per il popolo dei Sinti, ancora oggi e difficile che qualcuno assume un Sinto alle proprie dipendenze, in tutta l’Italia, sono poche le persone che danno un opportunità lavorativa, dando un lavoro che un qualsiasi cittadino “non Sinto” svolge.
Ci sono tantissime realtà, che inducono a pensare, a dichiarare con la certezza assoluta, che un lavoro concreto, con un assunzione regolare per il popolo dei Sinti non c’e’, è non c’e’ per svariati e molteplici motivi.La famiglia…Scopo principale nell’etnia Sinta, La fiducia, l’ostilità, l’etnia Sinta, la diffidenza, la reputazione di delinquere, la difficile convivenza con il chiuso, scarsa esperienza in certi settori lavorativi, mancanza di licenze, diplomi, la diversità di Tradizioni, Culture, Usi e Lingue, la discriminazione, l’odio razziale, e altre cento, mille ragioni
Dopo quest’attenta valutazione e ricerca compiuta da anni, dopo avere trovato la certezza sicura del perché i Sinti non riescono a lavorare, né con il proprio lavoro tradizionale, e nemmeno con un qualsiasi altro lavoro! il perchè di tutte le difficoltà ad inserirsi in un lavoro nuovo che un qualsiasi cittadino sta praticando, dopo la scoperta dei molteplici motivi Concreti, Reali e diversi fra loro.
Si è stabilito che per dare una svolta concreta alle famiglie Sinte, a far sì che la maggior parte dei Sinti in Italia, riprenda a lavorare con il proprio lavoro tradizionale.
Si deve avvantaggiare il lavoro che tanti Sinti stanno praticando con un grandissimo successo oggi in tutta l’Italia, riproponendo e favorendo i seguenti lavori tradizionali e non;

Raccolta di ferro vecchio, Vendita a mercati di prodotti alimentari o non alimentari, con posti agevolati alle piazze di mercato, a chi ne fa richiesta, Vendita itinerante di prodotti con furgoni attrezzati, Chioschi, fissi o mobili di vendite varie, in tutto il territorio Comunale, Provinciale e Regionale, Arrotini, Sartoria, Lucidatori di qualsiasi metallo, Circense, Giostraio, Clown e animatori, Musicisti – portatori di musiche tradizionali tramandate da generazioni.

Ecco che, al fine di garantire il diritto al lavoro la popolazione Sinta, si deve promuovere adeguate iniziative per agevolare la concessione delle licenze e delle certificazioni relative all’esercizio di attività produttive, tutto per favorire le attività tipiche dei Sinti, che si debba valutare la possibilità di creare
dei permessi “anche provvisori”, degli aiuti economici per incominciare l’attività scelta dal singolo individuo o famigliare.
Ma l’importanza fondamentale e che prima di intraprendere qualsiasi iniziativa riguardante un lavoro per un Sinto, si debba intraprendere un dialogo con i diretti interessati.
Perchè fin ora la società maggioritaria, invece di cercare l’interazione, di cercare un cambiamento reciproco lavorando insieme, ha sempre cercato un’integrazione, causando un rifiuto totale alle scelte imposte.

Il che vuol affermare che oggi devono essere i Sinti parte proponente dei progetti di lavoro riguardante gli stessi, per far sì che tali lavori portino ad un futuro d’inserimento duraturo nella struttura sociale.
Permettendo che…questa minoranza nei secoli ha subito crudeli e vergognose persecuzioni, che ancora oggi continuano a manifestarsi, anche tramite i mas media.
Per cui dovremmo dare la possibilità a questo Popolo “non riconosciuto” di poter finalmente decidere il proprio futuro lavorativo.

HABITAT.
Per migliorare la condizione abitativa e l’inserimento della comunità Sinta.
Tenendo presente che i Sinti hanno vissuto per centinai d’anni nella libertà di movimento e di sosta, e che nonostante le persecuzioni e tentativi di integrazione nei secoli hanno continuato a praticare questa vita girovaga, di vivere una libertà di movimento con tutta la famiglia, ed avendo un forte senso di appartenenza alla famiglia, che vuol dire vivere con i famigliari le fasi di vita, per cui cercare un integrazione abitativa forzata vuol dire cancellare un identità e creare una situazione di disaggio sia per il popolo dei Sinti che per i non Sinti, per la non conoscenza delle reciproche Tradizioni Culture ecc, ( l’alloggio diventa per i Sinti un punto d’incontro per la famiglia, per cui si trovano spesso situazioni di riunioni famigliari, che tante volte non vengono vista positivamente per la presenza di altri nuclei famigliari all’interno dell’alloggio, l’adattamento alle regole condominiali e spesso conflittuale perchè chi a vissuto in un regime di libertà d’espressione e movimento, gli diventa difficile un adattamento immediato) ciò nonostante con un po’ di pazienza e di sopportazione abbiamo visto che la maggior parte dei casi, tutto sommato i Sinti si sono adeguati alle regole.
Rinunciando alla propria d’identità con problemi di depressione e incomprensioni famigliari.

CAMPI NOMADI:

In Italia nato all’inizio degli anni Settanta.
Il “campo nomadi” ha fallito essenzialmente il suo obiettivo di offrire un habitat dignitoso per queste famiglie.
Per la popolazione maggioritaria italiana il “campo nomadi”, era ed è ancora oggi la soluzione ideale per il popolo dei Sinti, mettere tutti insieme, uno sopra l’altra tutte le famiglie Sinte, con la convinzione certa che sia una soluzione ideale, senza rendersi conto che hanno creato soltanto dei Ghetti incredibili, che i campi nomadi sono portatori di delinquenza, creatori dei mali di tutti i Sinti, non solo ma anche per la popolazione maggioritaria che vive nei appartamenti vicino ad essi.

Inoltre, è da sottolineare che il Comitato Europeo per i Diritti Sociali, organismo del Consiglio d’Europa, ha condannato formalmente l’Italia sulla politica abitativa dei cosiddetti “campi nomadi”, identificando tre distinte violazioni della Carta Sociale Europea Revisionata, sottoscritta dal nostro Paese.Nella sentenza resa pubblica il 24 Aprile 2006, i CEDS ha decretato che le politiche abitative sviluppate per Rom e Sinti in Italia puntano a separare questi gruppi dal resto della società italiana e a tenerli artificialmente esclusi. Bloccano qualsiasi possibilità d’interazione e condannano i Rom e i Sinti a subire il peso della segregazione su base razziale. Il Reclamo Collettivo dell’ERRC paventava presunte violazioni dell’articolo 31 della Carta Sociale Europea, indipendentemente o letto congiuntamente al principio di non discriminazione previsto dall’articolo E.Chiamato a rispondere sul Reclamo Collettivo presentato dall’ERRC, il CEDS, dopo aver esaminato la difesa del Governo Italiano ha deciso:1. unanimemente che l’inadeguatezza dei campi sosta per Rom e Sinti costituisce una violazione dell’articolo 31(1) della Carta, letto congiuntamente all’articolo E2. unanimemente che gli sgomberi forzati e le altre sanzioni ad essi associati costituiscono una violazione dell’articolo 31(2) letto congiuntamente all’articolo E3. unanimemente che la mancanza di soluzioni abitative stabili per Rom e Sinti costituisce una violazione dell’articolo 31(1) e dell’articolo 31(3) della Carta, letti congiuntamente all’articolo E.Tale condanna dovrebbe far riflettere perché l’Italia è l’unico Paese europeo che “concentrato” le popolazioni sinte e rom in luoghi definiti e in alcuni casi sorvegliati, così come avveniva in Europa durante il periodo nazi-fascista. Infatti, il nostro Paese è oggi identificato in Europa come “il paese dei campi”.

Oggi la gestione di un campo nomadi di proporzioni normali in una città media, adopera la mano d’opera di moltissime persone, di lavorare in circostanze non favorevoli né per i Sinti e né per i diretti dipendenti, la spesa di gestione e mantenimento di un campo nomadi, può essere a volte molto elevata.
Le problematiche che porta un campo nomadi sono enormi:
come la mancata sicurezza, la paura quotidiana del vicinato, l’immondizia, il caos, intolleranza fra Sinti e Gage, la perdita delle Tradizioni, Culture Usanze e Lingue dei Sinti in questione.

LA MICROAREA:



La microarea e un’area predisposta soltanto per una famiglia allargata Sinta, composta di genitori, figli e nipoti, dove nessun altra famiglia Sinta o qualsiasi, può introdursi, se non chè abbia un permesso speciale dalla famiglia residente e stabile nella microarea, la micro e un area di sicurezza, di pulizia, una area dove si può salvaguardare la propria Tradizione, la propria Cultura, l’Usanza e la propria Lingua madre…il “Sinto”, tutto questo in una micro si può, perchè è composta da una sola famiglia, allargata con un “capo famiglia” (quasi sempre, Nonno o Padre) temuto e rispettato da tutta la propria famiglia.
All’contrario del campo nomadi, con le molteplici problematiche, da l’impossibilità a un capo famiglia di farsi rispettare dagli abitanti del campo nomadi. La microarea da di sicuro la sicurezza che in un campo nomadi e difficile avere, in più porta zero criminalità, più sicurezza perchè facile da tenere sotto controllo, più pulizia, più tolleranza, più lavoro, zero spese di gestione o di qualsiasi altra spesa al Comune, Provincia, Regione poi addebita al contribuente maggioritario cittadino Italiano, meno popolazione Sinta ammassata in un solo luogo.

Ed e perciò che i Sinti devono trovare una sistemazione sicura, stabile, duratura e più adeguata ai loro Usi, Costumi, Tradizioni, Culture, Religioni e Lavori propri, la microarea.
Per arrivare ad un miglioramento concreto e visibile, hanno la necessità urgente ad stabilirsi definitivamente, in un area attrezzata di tutti i servizi occorrenti ad migliorare la loro condizione di vita.
Perciò l’urgenza primaria e la costruzione immediata delle microaree per le famiglie allargate,
attrezzate di case prefabbricate di una qualità ottima e duratura, con le relative utenze come, servizi igienici, impianti di riscaldamento, allacciamenti gas, acqua, energia elettrica, fognature e cassonetti per i rifiuti.
Tutte gli allacciamenti delle utenze fornite dal comprensorio Comunale e Private, compreso l’Affitto del Prefabbricato, dovranno essere pagate con delle regolari bollette, ad ogni singolo individuo Sinto italiano, come ha un qualsiasi altro cittadino italiano che abita in un normale condominio.
Tali strutture devono essere realizzati e costruiti insieme agli diretti interessati del posto, (Sinti) dove essi hanno la loro regolare dimora e residenza, indi ad evitare qualsiasi forma di emarginazione e discriminazione razziale, tali costruzioni dovranno essere collocati nelle vicinanze dei centri abitati, con l’intento ad facilitare l’accesso ai servizi pubblici, e alla partecipazione diretta degli utenti alla vita sociale, per favorire e migliorare le condizioni del lavoro, sia tradizionale che quello occasionale, e facilitare l’inserimento scolastico dei bambini Sinti.
Senza però sottovalutare la libera scelta per chi desiderasse andare a vivere negli alloggi popolari, in tal caso i diretti interessati ( Sindaci, Assessori e qualunque persona fosse incaricato a tali incarichi) devono intraprendere subito le eventuali provvedimenti ad non ostacolare tali iniziative.

Da notare e da prendere in seria considerazione che con la realizzazione delle microaree famigliari allargate, di misure non superiori ai metri quadri 2.500 e non inferiori ad metri quadri 1.000 (secondo i nuclei famigliari)
porterebbe non soltanto all’eliminazione totale dei campi nomadi, “che per il popolo dei Sinti sinonimo di reclusione, campo di concentramento, ghetto dove nessun essere umano dovrebbe vivere”, e per la popolazione maggioritaria , Comune, Provincia e Regioni, soltanto creatore di problemi catastrofici”,
Ma bensì, porterebbe migliore fiducia, più sicurezza e una migliore convivenza reciproca fra Sinti e la popolazione maggioritaria.

TERRENI AGRICOLI DI PROPRIETA’ PRIVATA

In Italia moltissime famiglie Sinte (in prevalenza: Sinti Piemontesi, Estrekarjia, Lombardi, Veneti, Gackane, Emiliani e Marchigiani; hanno superato le logiche segreganti, discriminanti dei cosiddetti “campi nomadi”, acquistando dei piccoli appezzamenti terreni agricoli, dove vivono con le proprie abitazioni: le roulotte e le case mobili.Questa tendenza inizia negli anni Ottanta ed esplode in un decennio. Centinaia di famiglie, con enormi sacrifici economici, acquistano terreni agricoli di circa dai 1000 / 3000 mq. In particolare questa tipologia abitativa è propria dei Sinti Italiani.

Il vivere in roulotte è dettato da due principali motivazioni:

1) L’attività lavorativa, che per i Sinti Italiani è sempre stata quella dello spettacolo viaggiante.
2) La coesione familiare, data da una serie di valori e norme che impongono una forte solidarietà all’interno della famiglia allargata e che implicano in alcuni casi lo spostamento anche per periodi medio - lunghi (es. in caso di bisogno di un componente della famiglia allargata che abita in altra località).

Inoltre, da alcuni anni si è costituita la Missione Evangelica Sinta che raduna migliaia di Sinti Italiani in convegni religiosi, nel periodo compreso tra la fine e l’inizio dell’anno scolastico. Centinaia di famiglie che si spostano con le proprie abitazioni da una città all’altra portando il messaggio evangelico.Il piccolo terreno è in definitiva la risposta che le Minoranze Italiane Sinte hanno dato alla logica del “campo nomadi”, sempre più vissuto come “ghetto” o “riserva indiana”.
Dagli anni ’80, migliaia di famiglie Sinte, sia per riuscire a scappare dal campo nomadi, che per avere qualcosa di suo, da poter un giorno lasciare ai propri figli, con mille difficoltà e sudori acquistano un terreno agricolo,

(agricolo è poco oneroso a livello finanziario, pochissime sono le famiglie che possono permettersi l’acquisto di una casa o di un terreno edificabile con il lavoro precario che hanno)

pagandolo a rate mensilmente, un terreno agricolo di propria proprietà, dove poter vivere decentemente con la propria famiglia (genitori figli e nonni) con la roulot o una casa mobile.
All’epoca la legge permetteva ad una roulotte di poter sostare in un terreno agricolo oggi questa tipologia abitativa rischia è entrata in crisi a causa della nuova legislazione in materia di edilizia.
Il Testo Unico n. 380/2001, in materia di edilizia, decreta in maniera inequivocabile che una roulotte abbisogna di concessione edilizia (articolo 3/e/5). Prima dell’introduzione di questa norma la concessione edilizia era necessaria solo per quei manufatti che, ancorati in modo permanente al suolo, modificavano l’assetto del territorio.In Italia il legislatore, dal 1942, si era preoccupato in modo esclusivo di quei manufatti fissati al terreno, cercando di arginare il fenomeno “selvaggio” dell’abusivismo edilizio. Anche la Legge n. 47 del 1985 non riconosceva alla roulotte la configurabilità di abuso edilizio.E’ nel luglio 2000 che la roulotte è indicata come possibile abuso edilizio. La Suprema Corte di Cassazione, Sezione Terza Penale, con sentenza n. 12128/2000 indica per la prima volta la roulotte ad uso abitativo come abuso edilizio.La roulotte costituisce abuso edilizio nel caso abbia solo la parvenza di mobilità -in quanto il prefabbricato è invece stabilmente incardinato al suolo con accorgimenti tecnici per garantirne la stabilità- in modo tale che è da considerarsi una vera costruzione che modifica -sia pure lievemente, ma durevolmente - l'assetto del territorio.

Senza però valutare e tener conto che la roulot o la casa mobile per il popolo dei Sinti e a tutti gli effetti la propria Casa, un involucro dove vive con la propria famiglia da generazioni, tramandando senza difficoltà tutte le tradizioni.
Ecco chè il terreno agricolo, l’unica soluzione abitativa propria, che poteva portare alla salvezza, non solo della famiglia, ma soprattutto della Tradizione, cultura, usanza e lingue del popolo dei Sinti, se non ci sarà presto un modifica, il terreno privato per i Sinti non potrà più essere la soluzione ideale, dove si poteva insegnare le proprie tradizioni.

Il governo, per migliorare la vita dei Sinti, per la chiusura totale dei campi nomadi…dovrebbe incentivare la realizzazione delle microaree per famiglie allargate, (non più di dieci nuclei) la concessione agevolata e prioritaria degli appartamenti a tutte le persone Sinte che ne fanno richiesta, (zenza ostacolare e impedire tale decisione d’abitazione) è di inserire una modifica al Testo Unico 380/2001 e alle conseguenti Leggi Regionali, in modo tale che ogni Comune debba comprendere nel proprio piano regolatore (la dicitura cambia da Regione a Regione) la possibilità di rendere fattibile l’insediamento su terreni, acquistati con proprie risorse, delle famiglie Sinte almeno per lo 0,5 per mille (dato da verificare in tutta l’Italia) delle aree agricole su un dato territorio.Ciò permetterà una sanatoria a tutte le situazioni preesistenti e la possibilità futura per altri insediamenti. Si consideri infatti che questa modalità abitativa è stata la risposta delle Minoranze e Sinte ai processi di segregazione e di assistenzialismo propri dei cosiddetti “campi nomadi”.

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IL POPOLO DEI ROM:

CAMPI NOMADI:

Appena arrivati in Italia, il popolo dei Rom, (anche se estranei a tale habitat) furono subito portati all’interno dei campi nomadi, attrezzati di roulot o case mobili, (i più fortunati- altri si dovettero arrangiarsi sotto i ponti ecc. e nelle costruzioni delle baraccopoli, fatti di cartone e lamiere “causa principale la povertà” senza acqua, energia elettrica, sprovvisti di qualsiasi servizio indispensabile ad qualunque essere umano)

la popolazione maggioritaria italiana ha trovato la soluzione ideale per il popolo dei Rom “il campo nomadi,” persone che non si conoscevano, di religione e lingue diverse, si potevano parlare soltanto in dialetto “romanes”, ance se arrivavano da nazioni diversi, li mettevano tutti insieme, uno sopra l’altra, senza interessarsi se erano “ Bosniaci, Kossovari, Macedoni, Istriani, Krovati ecc.” Sinti, Rom, Gage ecc, furono subito bollati come zingari. ( Sinonimo dispregiativo e razziale) La loro solo convinzione certa, era che il campo nomadi sarebbe stata la soluzione ideale, senza rendersi conto che hanno creato soltanto dei Ghetti incredibili, che i campi nomadi sono portatori di delinquenza.


Anche se l’Italia e ben conscia che il Comitato Europeo per i Diritti Sociali, organismo del Consiglio d’Europa, ha condannato formalmente l’Italia sulla politica abitativa dei cosiddetti “campi nomadi”, identificando tre distinte violazioni della Carta Sociale Europea Revisionata, sottoscritta dal nostro Paese.Nella sentenza resa pubblica il 24 Aprile 2006, i CEDS ha decretato che le politiche abitative sviluppate per Rom e Sinti in Italia puntano a separare questi gruppi dal resto della società italiana e a tenerli artificialmente esclusi. Bloccano qualsiasi possibilità d’interazione e condannano i Rom e i Sinti a subire il peso della segregazione su base razziale. Il Reclamo Collettivo dell’ERRC paventava presunte violazioni dell’articolo 31 della Carta Sociale Europea, indipendentemente o letto congiuntamente al principio di non discriminazione previsto dall’articolo E.Chiamato a rispondere sul Reclamo Collettivo presentato dall’ERRC, il CEDS, dopo aver esaminato la difesa del Governo Italiano ha deciso:1. unanimemente che l’inadeguatezza dei campi sosta per Rom e Sinti costituisce una violazione dell’articolo 31(1) della Carta, letto congiuntamente all’articolo E2. unanimemente che gli sgomberi forzati e le altre sanzioni ad essi associati costituiscono una violazione dell’articolo 31(2) letto congiuntamente all’articolo E3. unanimemente che la mancanza di soluzioni abitative stabili per Rom e Sinti costituisce una violazione dell’articolo 31(1) e dell’articolo 31(3) della Carta, letti congiuntamente all’articolo E.Tale condanna dovrebbe far riflettere perché l’Italia è l’unico Paese europeo che “concentrato” le popolazioni Rom e Sinte in luoghi definiti e in alcuni casi sorvegliati, così come avveniva in Europa durante il periodo nazi-fascista. Infatti, il nostro Paese è oggi identificato in Europa come “il paese dei campi”, continua a costruire i Campi nomadi.

HABITAT:

Nella ex Jugoslavia non esistevano i cosi detti campi nomadi, o il dover vivere nelle roulot o case mobili, nel loro paese esisteva soltanto l’habitat “case in muratura”, (Vedi foto)


Il popolo dei Rom non era abituato a vivere nei campi nomadi, il popolo dei Rom prima del loro arrivo in Italia, abitavano tutti all’interno di case, cascine, appartamenti ecc, moltissimi Rom preferivano costruirseli da soli, molto spesso autocostruite in muratura, (soprattutto nelle città più grandi come Skopje, Tetovo, Kumanovo, Velezi, Ohrid ecc.) così chè potevano costruirle al loro piacimento e necessità, al sistema di vita, di tradizione e usanza. Fra altri Rom c’erano anche chi preferiva comprarsi la casa già costruita, in un sistema più sbrigativo e semplice, altri che decidevano di andare a vivere in mezzo alla popolazione maggioritaria, comprasi un appartamento, anche se la maggioranza dei Rom, li vedono come persone che hanno cambiato il loro stile di vita, loro sono sempre orgogliosi e contenti di essere nati Rom.

Ci sono varie tipologie di Rom, come i Rom Bosniaci, Kossovari, Serbi, Macedoni e tanti altri.
Per trovare una locazione duratura, concreta e giusta, dobbiamo sempre sottolineare il loro stile di vita e soprattutto il lavoro che svolge ogni singolo individuo, ed e perciò che prima di intraprendere e di decidere qualsiasi iniziativa che riguardi le popolazione Rom, “sia lavorativa che abitativa”, bisogna sempre includere i diretti interessati.
Come i Rom Bosniaci che lavorano, battendo il rame, per svolgere tale attività lavorativa, il loro particolare lavoro, gli da il bisogno di aree adeguate, perchè i regolamenti abitativi dei condomini sicuramente non permette di battere il rame o costruire una pentola o qualsiasi altro lavoro, come in tutti gli appartamenti e per tutti gli inquilini e proibito intraprendere una qualsiasi attività lavorativa.
E’ quindi per continuare a lavorare con il proprio lavoro tradizionale, la maggior parte dei Rom bosniaci preferiscono di abitare e vivere in appositi microarre, attrezzati di tutti i servizi occorrenti, come case in muratura, luce, gas, acqua, servizi igienici, scarichi diretto in fognature ecc.
Anche se il loro lavoro non può permetterlo, vari Rom bosniaci, vorrebbero poter vivere nelle case, nei palazzi, negli appartamenti, come vivevano al loro paese di provenienza, è per svolgere le loro attività avevano dei piccoli negozietti, dove potevano lavorare e vendere le loro mercanzie in assoluta tranquillità.

Nelle loro città d’appartenenza, tutti i Rom erano integrati molto bene, con il loro lavoro potevano comprarsi o costruirsi quasi tutto quello che volevano, erano tutti integrati nella civiltà della maggioranza, avevano la loro abitazione, la sanità, la scolarizzazione dei bambini era regolare, c’erano perfino ragazzi che frequentavano le università ecc. partecipavano alla vita sociale e politica di tutti i giorni, con molta volontà e contentezza, senza essere costretti a fare quello che non volevano, erano molto emancipativi e associativi.


La maggioranza dei Rom in Italia non vuole vivere ne nei campi nomadi e nemmeno nelle microaree, tutti, sia Rom, Macedoni “che in casi verificati alcuni di loro hanno potuto comprarsi la casa, si sa che siano in Toscana, Marche a Veneto, altri vorrebbero le case popolari e altri ancora comperarsi dei appezzamenti di terreni in cui costruirsi le case da soli, ma l’ultimo ancora più diffide sapendo che valore ha oggi il mercato dei terreni edificabili.” Che i Rom Kossovari e Serbi, anche se, i Rom Kossovari hanno vissuto in mezzo a due popoli, “Serbi e Albanesi” di culture molto diverse, nonché nello stile di vita, abitudini, tradizioni e religioni, non diede loro nessuna perdita culturale e tradizionale, perchè tennero fortemente la loro identità culturale Rom.

Il loro habitat migliorerebbe molto se il Governo aiuterebbe alla costruzione, stanziando fondi economici per autocostruire o recuperare edifici abbandonati, molti rom “bosniaci, kossovari macedoni ecc.” sarebbero contenti e pronti a realizzare il loro sogno abitativo.
Ed e perciò che il Governo, per migliorare la vita di tutti i Rom oggi in Italia, par arrivare alla chiusura definitiva dei campi nomadi, debba realizzare al più presto possibile delle microaree per famiglie allargate che le richiedono, la concessione agevolata e prioritaria (per la grave situazione dei Rom oggi in Italia) degli appartamenti a tutte le famiglie Rom che ne fanno richiesta, senza ostacolare e impedire tale decisione d’habitat.

La maggior parte dei Rom, dovettero fuggire dalla propria nazione per colpa della guerra del 1991/2, abbandonando averi e perfino i stessi documenti, e la richiesta all’anagrafe era impossibile, per via delle molteplici bombardamenti che rasero al suolo tutti gli anagrafi.

LAVORO:

Il lavoro dei Rom della ex Jugoslavia si dividono è sono molto variegati, i lavori,i mestieri che svolgono, “Ovviamente sono legati al territorio e in mezzo alle altre popolazioni che vivono”.
Sopratutto Rom della Macedonia che si dividono in etnie e in base a queste, esercitano vari mestieri con quali poi vengono chiamati:

Giambasi - Allevatori di cavalli, ma nei ultimi periodi sono anche commercianti non solo di cavalli, ma anche d’ altri animali come, mucche, pecore agnelli ecc.
Kovac - covano il ferro o pure fanno oggetti di metallo come: asce, pale, zappe ecc.
Conopljaria - Lavorano con smorzi per i cavali, filo, ecc. E' ancora altri come i
Barucii – si dice che molti anni fa, lavoravano con la polvere da sparo, che in Jugoslavia si chiama “Barut.”
Gurbeti – Immigrati che svolgevano vari tipologie lavorative.
Da notare che i Rom in Macedonia sono messi in tre categorie:
Giambasi - Gurbeti e Arlie, con quale hanno unito tutti questi e altri simili gruppi, oggi in Italia tutti i Rom Macedoni sono molto legati.

I loro lavori d’oggi sono tutti lavori semplici, senza nessun tipo di preferenza come:
Operai – facchini – muratori – autisti e le pulizie in generale.
Ma ovviamente tanto dipende dalla preparazione scolastica che hanno acquisito nel loro paese di provenienza e tanti dalla stessa Italia.

In Kosovo e gran parte della Serbia i Rom sono appartenenti alle categorie di etnie:
Gurbeti e Arlie, queste ultime non sono come quelli della Macedonia, ma sono i cosi detti ascalie – matrimoni misti con Rom e Albanesi.
Il lavoro e prevalentemente legato al commercio di tutto. Ovviamente in Italia e uguale paragonabile ai Rom Macedoni.

Bisogna sottolineare la grande diversità di Rom Bosniaci che sono legati la maggior parte ai mestieri di artigianato come:
Pentolai – ramai - stagnari ecc.
In Bosnia li chiamavano: Cergaria, Kajnaria, Meckarja e altri che esercitavano gli stessi lavori, ma andavano a proporli nei piccoli paesini, e che il loro arrivo in Italia negli anni 60 non cambio il loro attuale lavoro, ma nell’ passare degli anni, anche questi mestieri pian piano stanno scomparendo, ci sono ancora pochissimi Rom che vivono ancora con questi lavori tradizionali.

Molti Rom per continuare a lavorare, hanno dovuto con mille sacrifici, problemi e difficoltà, costituire delle piccole attività di Cooperative, sia di trasporto, muratori e altro, compreso la raccolta del materiale ferroso “ferro vecchio”.

Oggi nella ex Jugoslavia e altri Stati successivi costituiti, i Rom hanno fatto un passo da gigante, al contrario dell’Italia i Rom sono riconosciuti come minoranza etnico linguistico culturale, con la salvaguardia di tutti i loro diritti, eguali a tutti gli altri etnie presenti in quei stati. Hanno diritto/dovere di votare e di essere votati, hanno formato partiti propri, molti Rom si sono integrati nei partiti esistenti dei Gagì, nel Parlamento come quello nella Macedonia (3), nella Serbia (2), nella Croazia (...), e molti altri. Altri hanno scelto di laurearsi, il Dottorato presso vari facoltà come:
Filosofia, scienze e politiche, antropologia, Professori nelle media e superiori e università come Trajko Petrovski – che ha fatto la grammatica romani e vocabolario romane, rom - Italiano e rom – macedone, e molti altri che lavorano nei vari sportelli bancari, di posta, comunali e ultimamente con la liberazione di lavoro molti hanno aperto negozi di abbigliamento e alimentari.

Radames Gabrielli