venerdì 18 luglio 2008

MEETING ANTIRAZZISTA

CECINA 16 LUGLIO 2008
1) La mimesi antropologica culturale
Le minoranze Rom e Sinte non sono più considerate un soggetto socio culturale, ma l’oggetto-fenomeno, la cavia di laboratorio su cui scatenare la “libido scientifica e politica” per scomporre e ricomporre l’individuo in piccole particelle fisiche.
Tutta questa etnologia accanita nei confronti di Rom e Sinti è il segnale inconscio di una rimonta di un razzismo molto sottile per giustificare una paura nuova che non deve mutarsi in risorsa, in opportunità e in valore.
Potremmo citare tanti esempi ma la schedatura di tutti i Rom ed i Sinti ed il rilevamento delle impronte digitali ai bambini rom e sinti sono scelte indicative delle vigliaccate politiche verso le nostre minoranze.
Si finisce così col difendere una cultura dominante che non accetta il confronto diretto con Rom e Sinti, e che si arroga il diritto di sostituirsi a Rom e Sinti strumentalizzando le nostre minoranze a vantaggio dell’autopromozione.

Le minoranze Rom e Sinte sono concepite dall’opinione pubblica lontane dalla società nel tempo e nel luogo, trattati dalla politica, dai giornali e dalle televisioni, come rifiuti umani, da relegare nell’estrema periferia delle città, là dove la comunità urbana colloca idealmente e materialmente i rifiuti.
Sono i monumenti moderni della segregazione, che tutta la politica Italiana, senza distinzione di colore, hanno creato, senza cercare una diversa soluzione.
Eppure le minoranze Rom e Sinte sono un esempio di
“INTERAZIONE CULTURALE”,
una interazione che non riesce ad assumere il carattere
“INTERCULTURALE”
per uno “scambio culturale” soffocato dal “compromesso sociale” per la sopravvivenza, e dalla presenza di “filtri” culturali.
Non si capisce come mai NON si promuova la partecipazione attiva di Rom e Sinti.
Come mai non ha fine l’opera di “filtri” culturali?
Rom e Sinti siamo dappertutto pur avendo un “alveare” ben preciso, invisibile agli altri, ma così reale ed esistente che ha permesso la nostra sopravvivenza, rimanendo nella società, anche se ai margini di essa, nonostante la lunga storia di persecuzioni.

Quest’alveare supera il luogo, il tempo e lo spazio ed è fondato sul comune senso d'appartenenza e di aver sofferto tutti insieme le pene inflitte dalla società maggioritaria.
Lo spazio dei Rom e dei Sinti è lo spazio di tutti; essi possono essere ovunque perché non è il luogo che li trattiene ma la fraternità, tornando sempre “all’alveare”.
Questo meccanismo di "mimesi antropologico-cultuale" dei Rom e dei Sinti, sviluppato in linea con le leggi della sopravvivenza, ha permesso la conservazione fino ad oggi di una cultura in minoranza.
Rom e Sinti hanno interiorizzato un forzato adattamento alle circostanze (sempre negative), ma la trasformazione che stiamo vivendo oggi prevede una interazione culturale sofisticata, dove tende a rafforzarsi una maggiore consapevolezza culturale per la ricerca di quella unità collettiva, utile per un confronto culturale attivo e propositivo e per un riesame critico, che permetta di essere protagonisti di una nuova “dimensione dei Rom e dei Sinti”.
Le minoranze rom e sinte vivono oggi un’occasione se nel sano conflitto generazionale e intercomunitario riescono a superare le divisioni e le frustrazioni del passato e spingersi verso il futuro senza negare la tradizione.
Passaggio delicato ed insidioso per il rischio di falsi modelli che potrebbero orientare verso una distorta dimensione dell’essere Rom e Sinto, dimensione che potrebbe essere estranea sia alla diversità culturale, sia al contesto sociale, politico e culturale.

I popoli respirano la propria cultura, una miscela di saperi e di sentimenti, ed hanno bisogno di farlo per continuare a vivere, ma le culture sono dinamiche e si modificano, si evolvono nel confronto culturale attivo e propositivo, senza mai negare la propria storia e la propria tradizione, e da troppo tempo la cultura Rom e Sinta è più uno specchio che una finestra, perché la segregazione, la separazione, l’assistenzialismo culturale, cioè politiche differenziate, hanno bloccato ogni miglioramento.
Rom e Sinti devono uscire dall’ottica delle politiche differenziate per ricercare uno scambio culturale attivo e propositivo per non perdere la propria storia e la propria tradizione. Per una evoluzione della cultura rom e sinta è necessario un radicale cambiamento di metodo.

2) Politica. Assistenzialismo e segregazione
Le politiche per Rom e Sinte in Italia evidenziano una persistente ignoranza, con gravi implicazioni culturali e violazioni di diritti, percepibile nella definizione delle nostre minoranze, negli strumenti normativi utilizzati per tradurre in azioni concrete le scelte politiche, nella partecipazione attiva dei diretti interessati a tutti i livelli.
Negli ultimi decenni, per Rom e Sinti, le scelte politiche “differenziate”: “assistenzialismo culturale” e “segregazione culturale”, sostenute con l’intento di promuovere e valorizzare la cultura Rom e Sinta, e realizzate dalla interpretazione culturale del mondo Rom e Sinto, hanno condotto le persone di queste minoranze verso:


a) L’esclusione dal contesto sociale, culturale e politico
b) l’acquisizione di conoscenze culturali interpretative
c) l’adesione ad un modello estraneo ai propri riferimenti culturali
d) lo sviluppo di una ”mentalità assistenziale”
e) l’utilizzo strumentale della partecipazione attiva (essere Rom o Sinto non significa possedere automaticamente determinate competenze e professionalità)

Viene da chiedersi: a chi non conviene la normalità per Rom e Sinti?

La predisposizione di scelte politiche per Rom e Sinte che abbiano successo, passano nel recepire e specificare il ruolo attivo, propositivo e decisionale degli stessi Sinti e Rom per evitare gli errori che nel passato hanno condotto al fallimento ogni iniziativa.
Un radicale cambiamento metodo verso scelte politiche NORMALI, di riconoscimento culturale, di responsabilizzazione delle professionalità rom e sinte, per coinvolgere attivamente le minoranze rom e sinte alla programmazione e condivisione delle scelte politiche.
Cambiamento di metodo che porti tutto il Paese ad una maggiore e migliore conoscenza e comprensione della cultura sinta e rom, per eliminare ogni forma di discriminazione che flagella attualmente i Rom e i Sinti in Italia.

3) Il ruolo della Federazione Rom e Sinti insieme
La “Federazione Rom e Sinti insieme” è una organizzazione democratica che a poche settimane dalla sua costituzione già associa 22 associazioni Rom e Sinte di 12 Regioni Italiane. Costituita il 18 Maggio 2008, dopo oltre un anno di lavoro del comitato rom e sinti insieme, per condividere le finalità e le strategie, per definire un programma politico e la strategia organizzativa.
Con la costituzione della Federazione Rom e Sinti insieme è la prima volta che in Italia si avvia sia un articolato percorso di partecipazione attiva e propositiva di Rom e Sinti, sia un processo unitario delle nostre minoranze per una rappresentatività dei Sinti e dei Rom, Italiani ed immigrati.
La Federazione si propone di costruire un dialogo diretto con la promozione di una società aperta e interculturale, l'affermazione della cultura della legalità, il contrasto agli abusi di potere; un ruolo attivo e propositivo di Rom e Sinti sia per collaborare a tutti i livelli in tutte le iniziative finalizzate a promuovere la cultura Rom e Sinta ed a migliorare le condizioni di vita delle famiglie Rom e Sinte.

4) Programma politico
Malgrado l’impiego di risorse pubbliche le condizioni di vita dei Rom e dei Sinti in Italia non registrano un miglioramento, anzi sono peggiorate.

Per la realizzazione del programma politico la Federazione Rom e Sinti insieme ritiene due prioritario la massima diffusione all’opinione pubblica, ai media ed alla politica dei risultati ottenuti per ogni attività svolta ed una dettagliata rendicondazione economica delle eventuali risorse pubbliche utilizzate.

Questa priorità si rende essenziale per eliminare i pregiudizi dell’opinione pubblica, dei media e della politica che percepisce solo una resistenza di queste minoranze all’integrazione culturale e non mette in discussione altri fattori che possono condurre al fallimento, parziale o totale, una iniziativa progettuale.
Il programma politico sarà realizzato dalle organizzazioni locali, la Federazione Rom e Sinti insieme collaborerà con la partecipazione di Rom e Sinti, ai diversi livelli di competenza e di professionalità, nelle azioni di progettualità, di formazione, di coordinamento, di monitoraggio e di valutazione.

5) Partecipazione attiva
La federazione rom e sinti insieme si è costituita per incentivare e garantire la partecipazione attiva e propositiva di Rom e Sinti a tutti i livelli, per tale fondamentale obiettivo la federazione è impegnata nella programmazione e nell’implementazione di una progettualità in merito, che sarà sviluppata con gradualità e con la collaborazione della società civile e della politica Italiana ed Europea.

La complessità della realtà e sei bisogni Rom e Sinta in Italia necessità di una rete di monitoraggio che offra dati certi, ad oggi inesistenti, da elaborare sia a livello nazionale che a livello locale. Per questa ragione è necessaria la costituzione di un Ufficio Nazionale e di Uffici Regionali, Provinciali e Comunali per le grandi città. L’Ufficio Nazionale deve prevedere una presenza significativa di Rom e Sinti e deve avere il compito di raccogliere e sistematizzare i dati offerti dagli uffici periferici. Gli Uffici periferici devono prevedere una presenza significativa di Sinti e di Rom, in stretta collaborazione con le associazioni rom e sinte.
Gli obiettivi degli uffici periferici saranno quelli di:
A) monitorare i bisogni espressi dalle comunità rom e sinte e dalle realtà istituzionali territoriali, raccogliere le buone pratiche realizzate nei singoli territori, suggerire proposte e valutare i progetti in atto;
B) promuovere la diffusione della conoscenza delle culture sinte e rom, contrastare le forme di discriminazione, in collaborazione con le istituzioni e gli Enti Locali;
C) coordinare e monitorare gli interventi degli Enti Locali e delle Istituzioni.

Gli obiettivi dell’Ufficio Nazionale saranno quelli di:
1. raccogliere e sistematizzare i dati offerti dagli uffici periferici e diffondere in tutto il Paese le buone pratiche;

2. elaborare piani d’azione nei diversi ambiti d’intervento (culturale, abitativo, lavorativo, sanitario, sociale, scolastico e formativo) anche proponendo al Governo le necessarie modifiche alle leggi esistenti;
3. coordinare gli interventi dei diversi ministeri interessati, collaborando alla definizione di obiettivi e strategie

6) Riconoscimento status di minoranza.
Proponiamo la promulgazione della proposta di legge n. 2858: “Modifiche alla legge 15 dicembre 1999, n. 482, per l’estensione delle disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche storiche alle minoranze dei Rom e dei Sinti”, presentata alla Camera dei Deputati il 2 luglio 2007.

7) Istruzione e formazione
La Federazione rom e sinti insieme intende:
= restituire ai genitori Rom e Sinti la loro dignità genitoriale
= sostenere la scuola nel percorso scolastico degli alunni rom e sinti
= valorizzare la presenza degli alunni rom e sinti all’interno delle scuole trasformandoli da presenza ingestibile a risorsa positiva
= approfondire la conoscenza della cultura Rom e Sinta la popolazione scolastica per favorire l’accoglienza della diversità
= apertura di un centro di orientamento professionale. Di formazione e informazione per gli adolescenti e gli adulti rom e sinti i cui obiettivi:


- recupero e reinserimento degli adolescenti e giovani adulti, attraverso la creazione di una rete con le scuole professionali, i centri per l’impiego ed i servizi sociali per l’istituzione di borse lavoro
- progettazione di interventi formativi volti al recupero dei lavorio tradizionali dei rom e dei sinti
- realizzazione di progetti di informatica, di corsi di alfabetizzazione per l’apprendimento della lingua italiana e per migliorare la conoscenza
- centri di lingua romanì, di storia e di cultura del popolo rom e sinto
- convegni, seminari e wirkshps per informare rom e sinti sulle politiche tenute dagli altri paesi europei sulle tematiche rom e sinte.


La federazione creerà una rete nazionale per offrire a tutti la sia collaborazione nell’ambito della progettazione, sostegno, formazione ed informazione, valutazione attraverso una equipe di professionisti qualificati.

8) Habitat
La federazione è nettamente contraria alla politica abitativa del campi nomadi, sollecita il graduale superamento, e propone dettagliate soluzioni abitative diversificate dalla casa alla microarea secondo il progetto di vita della singola famiglia Rom e Sinta.Una politica abitativa pubblica per l’accesso agevolato della famiglia rom e sinta alla casa o alla microarea, ed una politica abitativa privata per agevolare le famiglie rom e sinte all’acquisto della propria abitazione oppure a soluzioni sui terreni agricoli privati.
La federazione propone una modifica del Testo Unico in materia di edilizia n. 380/2001 per annullare la disposizione che prevede la richiesta della concessione edilizia per la sosta di una roulotte.

9) Lavoro
La questione lavoro per rom e sinti è strettamente collegata alla globalità delle politiche locali per Rom e Sinti e la federazione progetterà soluzioni per lavoro nei singoli territori, in collaborazione con le associazioni locali aderenti, sulla base delle risorse politiche e produttive che il territorio dispone.

10) Discriminazione
La federazione ritiene che sia di fondamentale importanza il recepimento completo della direttiva Europea n. 2000/43 che attua il principio di parità di trattamento tra le persone.
Chiediamo che vengano inasprite le pene per chi viola le leggi contro la discriminazione, ad oggi ridicole, e che vengano implementati i poteri delle associazioni sia nel contrasto dei reati che nella tutela delle vittime della discriminazione.
E’ necessario accrescere la consapevolezza di rom e sinti per le violazioni dei diritti attraverso la formazione di attivisti/mediatori rom e sinti. Quindi è necessario informare meglio Rom e Sinti della protezione giuridica esistente e dei mezzi disponibili per combattere la discriminazione.
Tutti ciò sarà realizzato attraverso eventi e la divulgazione di materiale informativo.
L0uffucio nazionale antidiscriminazione razziale (UNAR) deve essere indipendente ed in grado di comminare sanzioni, revocare atti amministrativi, disporre risarcimenti ed altre forme del danno subite.

11) Immigrazione
La questione dei rom immigrati provenienti dal Balcani, da oltre 40 anni presenti in Italia, è rimasta ancora irrisolta.
Queste persone vivono in Italia da tanto tempo, sono senza documenti da tanti tempo. Il loro Stato di origine ( ex Jugoslavia) non esiste più, gli archivi anagrafici del loro Stato sono stati distrutti dalla guerra. I giovani di seconda e terza generazione di queste famiglie sono nati in Italia e sono senza alcun documento.
Allora cosa fare?
La questione è esclusivamente politica e la federazione formula le seguenti possibili soluzioni:

a) il riconoscimento della cittadinanza a tutti coloro che sono nati in Italia con ua modifica della legge sulla cittadinanza ( diritto di suolo e non diritto di sangue)
b) il riconoscimento ai rom immigrati dal balcani dello Stato di apolidia
c) la concessione di un permesso provvisorio agli adulti rom immigrati in Italia dai balcani.

Cecina,(LI), 16 Luglio 2008


"Federazione rom e sinti insieme"

LAVORO/HABITAT DEI POPOLI SINTI E ROM IN ITALIA




IL POPOLO DEI SINTI:

LAVORO:

Per tutti i popoli del mondo il Sinto non lavora ed sempre disoccupato.

I Sinti di tutto il Mondo, nella più remota storia hanno sempre lavorato, praticando dei lavori tradizionali, tramandati da generazioni dai propri avi, il lavoro più storico e significativo e quello del spettacolo viaggiante, come il Circense e il Musicista.
Il lavoro dei Sinti era acquisito dall’esperienza tramandata dagli avi, qualsiasi lavoro praticato era senza nessun tipo di documento o laurea, senza nessuna assunzione diretta e duratura.
Il lavoro praticato all’epoca dai Sinti era;
Musicisti, Liutai, Pittori, Giostrai, Circensi, Ferraioli, Venditori ambulanti, Commercianti di Cavalli, Orafi, Aggiustatori di Pentole ecc. Clown, Saltimbanchi, Domatori d’orsi, ecc, Mangiatori di Fuoco, Costruzione di Cesti, Sedie, Borsoni, Fiori intagliati dai rami e tanti altri.
Il loro lavoro durò finche dei Principi, non schiavizzarono tutti i Sinti e i Rom che si trovavano nei loro territori, questo soltanto per non retribuire il meritato compenso alla loro manodopera, i più richiesti all’epoca erano i Fabbri, per la loro formidabile abilità nella costruzione della armi bianche, “coltelli, spade, balestre ecc,” e i Musicisti, Racconta fiabe, Burattinai per i loro divertimenti.
All’epoca, tutti i Sinti dovettero nascondere la loro bravura nel lavoro tradizionale, cercando altri lavori che non destavano nessun tipo d’interesse ai Principi.

Le attuali attività svolta all’epoca, grazie all’evento dell’Industrializzazione dell’Urbanizzazione e della radicale trasformazione dell’economia e per motivi riguardante la storia…La richiesta dei lavori tradizionali Sinti, cesso immediatamente, le attività economiche delle famiglie Sinte sono estremamente varie e mutevoli: cioè sono plurime in un dato momento per il medesimo individuo, e tanto più lo sono per l’insieme degli individui che cambiano nel tempo.
Gli individui agiscono all’interno della famiglia che è agente nei rapporti interni ed esterni al proprio gruppo sociale. Nella cultura Sinta il lavoro è inteso come collaborazione tra i singoli individui che appartengono sia al nucleo familiare sia alla famiglia allargata.
Grazie ai divieti di sosta alle carovane, camper e nomadi,

( il divieto di girovagare e accamparsi nelle svariate regioni d’Italia. )
Causò danni irrimediabili per i popoli dei Sinti, esempio, come non esercitare il lavoro tramandato dai propri avi.
Negli archi degli anni i Sinti sono stati costretti, obbligati a cambiare i lavori tradizionali, storici in lavori nuovi, come il commerciante di automobili, il raccoglitore di ferro vecchio e la loro vendita, pulizie, la vendita bonsai, bottiglie di vetro modellate a fuoco ecc.

Pochissimi Sinti oggi stanno praticando il proprio lavoro tradizionale, i più storici che resistano ancora, oggi sono i mestieri dello spettacolo viaggiante il Circense, il Giostraio, il Musicista e il Venditore Ambulante, (centrini, calze, scope, fiori, ecc.) la maggior parte, tutti lavori praticati in nero.
Tutti questi mestieri sono concepiti come “vendita (di beni e servizi) a clienti”. Oltre alla significativa connotazione commerciale, ciò che contraddistingue le attività economiche dei Sinti è la loro pluralità, connessa al luogo, al momento, all’occasione/opportunità. Sebbene esistano tendenze proprie del gruppo di appartenenza, chiunque può sviluppare attività diverse. Per esempio, un Sinto può vendere frutta in estate, recuperare e vendere ferri vecchi in autunno, ecc.

A differenza della cultura maggioritaria (in senso numerico) nella cultura Sinta il lavoro non assume una valenza sociale.
Non essere un lavoratore dipendente permette di non rimanere eccessivamente coinvolto in un universo estraneo; permette cioè di non avere una vita troppo condizionata dall’esterno. E stato scritto che il Sinto o il Camminante può essere povero, ma mai proletario…
Per una famiglia Sinta che esercita o sceglie di esercitare un mestiere, ciò che in primo luogo assume importanza è il modo di esercitarlo. Questo fa sì che la scelta delle attività sia sempre il risultato di un compromesso fra la necessità di avere una fonte di reddito e l’aspirazione a mantenere uno stile di vita in un contesto mutevole.
Da sottolineare la ricerca condotta dalla Mantovana ”Associazione senza Frontiere”, con il supporto dell’Associazione Sucar Drom, (MN) si è rilevato:
“La cultura Sinta non appare generalmente compatibile con un inserimento occupazionale secondo l’onere di una prestazione lavorativa giornaliera da portare avanti per un numero costante di ore alle dipendenze di terzi. Le attività tipiche dello spettacolo viaggiante o della lavorazione dei metalli al servizio del territorio di volta in volta esplorato, mostrano semmai un’identità socio-culturale più vicina ad un’organizzazione autonoma dei tempi e delle risorse quotidiane, per certi aspetti non compatibile con la progettualità acquisitiva, accumulativa e “sacrificale” tipica del capitalismo.(…) Rispondere alle principali esigenze manifestate dalla comunità Sinta vuol dire allora garantire ai diversi nuclei familiari nuove possibilità d’autonomizzazione professionale compatibili con la propria identità culturale”.
La ricerca prosegue rilevando: “l’importanza di recuperare le professionalità perdute quali spettacolo viaggiante, raccolta di materiali dimessi, ambulantato. (…) che in ogni modo devono essere coordinate e supportate (almeno in una fase iniziale n.d.r.) dalle varie agenzie pubbliche e private presenti sul territorio”.
Anche se gli Enti Locali chiedono il superamento dell’assistenzialismo, inteso come insieme d’interventi e supporti economici, di diversa natura, dal quale da anni dipendono le famiglie Sinte.
Oggi e cambiato pochissimo per il popolo dei Sinti, ancora oggi e difficile che qualcuno assume un Sinto alle proprie dipendenze, in tutta l’Italia, sono poche le persone che danno un opportunità lavorativa, dando un lavoro che un qualsiasi cittadino “non Sinto” svolge.
Ci sono tantissime realtà, che inducono a pensare, a dichiarare con la certezza assoluta, che un lavoro concreto, con un assunzione regolare per il popolo dei Sinti non c’e’, è non c’e’ per svariati e molteplici motivi.La famiglia…Scopo principale nell’etnia Sinta, La fiducia, l’ostilità, l’etnia Sinta, la diffidenza, la reputazione di delinquere, la difficile convivenza con il chiuso, scarsa esperienza in certi settori lavorativi, mancanza di licenze, diplomi, la diversità di Tradizioni, Culture, Usi e Lingue, la discriminazione, l’odio razziale, e altre cento, mille ragioni
Dopo quest’attenta valutazione e ricerca compiuta da anni, dopo avere trovato la certezza sicura del perché i Sinti non riescono a lavorare, né con il proprio lavoro tradizionale, e nemmeno con un qualsiasi altro lavoro! il perchè di tutte le difficoltà ad inserirsi in un lavoro nuovo che un qualsiasi cittadino sta praticando, dopo la scoperta dei molteplici motivi Concreti, Reali e diversi fra loro.
Si è stabilito che per dare una svolta concreta alle famiglie Sinte, a far sì che la maggior parte dei Sinti in Italia, riprenda a lavorare con il proprio lavoro tradizionale.
Si deve avvantaggiare il lavoro che tanti Sinti stanno praticando con un grandissimo successo oggi in tutta l’Italia, riproponendo e favorendo i seguenti lavori tradizionali e non;

Raccolta di ferro vecchio, Vendita a mercati di prodotti alimentari o non alimentari, con posti agevolati alle piazze di mercato, a chi ne fa richiesta, Vendita itinerante di prodotti con furgoni attrezzati, Chioschi, fissi o mobili di vendite varie, in tutto il territorio Comunale, Provinciale e Regionale, Arrotini, Sartoria, Lucidatori di qualsiasi metallo, Circense, Giostraio, Clown e animatori, Musicisti – portatori di musiche tradizionali tramandate da generazioni.

Ecco che, al fine di garantire il diritto al lavoro la popolazione Sinta, si deve promuovere adeguate iniziative per agevolare la concessione delle licenze e delle certificazioni relative all’esercizio di attività produttive, tutto per favorire le attività tipiche dei Sinti, che si debba valutare la possibilità di creare
dei permessi “anche provvisori”, degli aiuti economici per incominciare l’attività scelta dal singolo individuo o famigliare.
Ma l’importanza fondamentale e che prima di intraprendere qualsiasi iniziativa riguardante un lavoro per un Sinto, si debba intraprendere un dialogo con i diretti interessati.
Perchè fin ora la società maggioritaria, invece di cercare l’interazione, di cercare un cambiamento reciproco lavorando insieme, ha sempre cercato un’integrazione, causando un rifiuto totale alle scelte imposte.

Il che vuol affermare che oggi devono essere i Sinti parte proponente dei progetti di lavoro riguardante gli stessi, per far sì che tali lavori portino ad un futuro d’inserimento duraturo nella struttura sociale.
Permettendo che…questa minoranza nei secoli ha subito crudeli e vergognose persecuzioni, che ancora oggi continuano a manifestarsi, anche tramite i mas media.
Per cui dovremmo dare la possibilità a questo Popolo “non riconosciuto” di poter finalmente decidere il proprio futuro lavorativo.

HABITAT.
Per migliorare la condizione abitativa e l’inserimento della comunità Sinta.
Tenendo presente che i Sinti hanno vissuto per centinai d’anni nella libertà di movimento e di sosta, e che nonostante le persecuzioni e tentativi di integrazione nei secoli hanno continuato a praticare questa vita girovaga, di vivere una libertà di movimento con tutta la famiglia, ed avendo un forte senso di appartenenza alla famiglia, che vuol dire vivere con i famigliari le fasi di vita, per cui cercare un integrazione abitativa forzata vuol dire cancellare un identità e creare una situazione di disaggio sia per il popolo dei Sinti che per i non Sinti, per la non conoscenza delle reciproche Tradizioni Culture ecc, ( l’alloggio diventa per i Sinti un punto d’incontro per la famiglia, per cui si trovano spesso situazioni di riunioni famigliari, che tante volte non vengono vista positivamente per la presenza di altri nuclei famigliari all’interno dell’alloggio, l’adattamento alle regole condominiali e spesso conflittuale perchè chi a vissuto in un regime di libertà d’espressione e movimento, gli diventa difficile un adattamento immediato) ciò nonostante con un po’ di pazienza e di sopportazione abbiamo visto che la maggior parte dei casi, tutto sommato i Sinti si sono adeguati alle regole.
Rinunciando alla propria d’identità con problemi di depressione e incomprensioni famigliari.

CAMPI NOMADI:

In Italia nato all’inizio degli anni Settanta.
Il “campo nomadi” ha fallito essenzialmente il suo obiettivo di offrire un habitat dignitoso per queste famiglie.
Per la popolazione maggioritaria italiana il “campo nomadi”, era ed è ancora oggi la soluzione ideale per il popolo dei Sinti, mettere tutti insieme, uno sopra l’altra tutte le famiglie Sinte, con la convinzione certa che sia una soluzione ideale, senza rendersi conto che hanno creato soltanto dei Ghetti incredibili, che i campi nomadi sono portatori di delinquenza, creatori dei mali di tutti i Sinti, non solo ma anche per la popolazione maggioritaria che vive nei appartamenti vicino ad essi.

Inoltre, è da sottolineare che il Comitato Europeo per i Diritti Sociali, organismo del Consiglio d’Europa, ha condannato formalmente l’Italia sulla politica abitativa dei cosiddetti “campi nomadi”, identificando tre distinte violazioni della Carta Sociale Europea Revisionata, sottoscritta dal nostro Paese.Nella sentenza resa pubblica il 24 Aprile 2006, i CEDS ha decretato che le politiche abitative sviluppate per Rom e Sinti in Italia puntano a separare questi gruppi dal resto della società italiana e a tenerli artificialmente esclusi. Bloccano qualsiasi possibilità d’interazione e condannano i Rom e i Sinti a subire il peso della segregazione su base razziale. Il Reclamo Collettivo dell’ERRC paventava presunte violazioni dell’articolo 31 della Carta Sociale Europea, indipendentemente o letto congiuntamente al principio di non discriminazione previsto dall’articolo E.Chiamato a rispondere sul Reclamo Collettivo presentato dall’ERRC, il CEDS, dopo aver esaminato la difesa del Governo Italiano ha deciso:1. unanimemente che l’inadeguatezza dei campi sosta per Rom e Sinti costituisce una violazione dell’articolo 31(1) della Carta, letto congiuntamente all’articolo E2. unanimemente che gli sgomberi forzati e le altre sanzioni ad essi associati costituiscono una violazione dell’articolo 31(2) letto congiuntamente all’articolo E3. unanimemente che la mancanza di soluzioni abitative stabili per Rom e Sinti costituisce una violazione dell’articolo 31(1) e dell’articolo 31(3) della Carta, letti congiuntamente all’articolo E.Tale condanna dovrebbe far riflettere perché l’Italia è l’unico Paese europeo che “concentrato” le popolazioni sinte e rom in luoghi definiti e in alcuni casi sorvegliati, così come avveniva in Europa durante il periodo nazi-fascista. Infatti, il nostro Paese è oggi identificato in Europa come “il paese dei campi”.

Oggi la gestione di un campo nomadi di proporzioni normali in una città media, adopera la mano d’opera di moltissime persone, di lavorare in circostanze non favorevoli né per i Sinti e né per i diretti dipendenti, la spesa di gestione e mantenimento di un campo nomadi, può essere a volte molto elevata.
Le problematiche che porta un campo nomadi sono enormi:
come la mancata sicurezza, la paura quotidiana del vicinato, l’immondizia, il caos, intolleranza fra Sinti e Gage, la perdita delle Tradizioni, Culture Usanze e Lingue dei Sinti in questione.

LA MICROAREA:



La microarea e un’area predisposta soltanto per una famiglia allargata Sinta, composta di genitori, figli e nipoti, dove nessun altra famiglia Sinta o qualsiasi, può introdursi, se non chè abbia un permesso speciale dalla famiglia residente e stabile nella microarea, la micro e un area di sicurezza, di pulizia, una area dove si può salvaguardare la propria Tradizione, la propria Cultura, l’Usanza e la propria Lingua madre…il “Sinto”, tutto questo in una micro si può, perchè è composta da una sola famiglia, allargata con un “capo famiglia” (quasi sempre, Nonno o Padre) temuto e rispettato da tutta la propria famiglia.
All’contrario del campo nomadi, con le molteplici problematiche, da l’impossibilità a un capo famiglia di farsi rispettare dagli abitanti del campo nomadi. La microarea da di sicuro la sicurezza che in un campo nomadi e difficile avere, in più porta zero criminalità, più sicurezza perchè facile da tenere sotto controllo, più pulizia, più tolleranza, più lavoro, zero spese di gestione o di qualsiasi altra spesa al Comune, Provincia, Regione poi addebita al contribuente maggioritario cittadino Italiano, meno popolazione Sinta ammassata in un solo luogo.

Ed e perciò che i Sinti devono trovare una sistemazione sicura, stabile, duratura e più adeguata ai loro Usi, Costumi, Tradizioni, Culture, Religioni e Lavori propri, la microarea.
Per arrivare ad un miglioramento concreto e visibile, hanno la necessità urgente ad stabilirsi definitivamente, in un area attrezzata di tutti i servizi occorrenti ad migliorare la loro condizione di vita.
Perciò l’urgenza primaria e la costruzione immediata delle microaree per le famiglie allargate,
attrezzate di case prefabbricate di una qualità ottima e duratura, con le relative utenze come, servizi igienici, impianti di riscaldamento, allacciamenti gas, acqua, energia elettrica, fognature e cassonetti per i rifiuti.
Tutte gli allacciamenti delle utenze fornite dal comprensorio Comunale e Private, compreso l’Affitto del Prefabbricato, dovranno essere pagate con delle regolari bollette, ad ogni singolo individuo Sinto italiano, come ha un qualsiasi altro cittadino italiano che abita in un normale condominio.
Tali strutture devono essere realizzati e costruiti insieme agli diretti interessati del posto, (Sinti) dove essi hanno la loro regolare dimora e residenza, indi ad evitare qualsiasi forma di emarginazione e discriminazione razziale, tali costruzioni dovranno essere collocati nelle vicinanze dei centri abitati, con l’intento ad facilitare l’accesso ai servizi pubblici, e alla partecipazione diretta degli utenti alla vita sociale, per favorire e migliorare le condizioni del lavoro, sia tradizionale che quello occasionale, e facilitare l’inserimento scolastico dei bambini Sinti.
Senza però sottovalutare la libera scelta per chi desiderasse andare a vivere negli alloggi popolari, in tal caso i diretti interessati ( Sindaci, Assessori e qualunque persona fosse incaricato a tali incarichi) devono intraprendere subito le eventuali provvedimenti ad non ostacolare tali iniziative.

Da notare e da prendere in seria considerazione che con la realizzazione delle microaree famigliari allargate, di misure non superiori ai metri quadri 2.500 e non inferiori ad metri quadri 1.000 (secondo i nuclei famigliari)
porterebbe non soltanto all’eliminazione totale dei campi nomadi, “che per il popolo dei Sinti sinonimo di reclusione, campo di concentramento, ghetto dove nessun essere umano dovrebbe vivere”, e per la popolazione maggioritaria , Comune, Provincia e Regioni, soltanto creatore di problemi catastrofici”,
Ma bensì, porterebbe migliore fiducia, più sicurezza e una migliore convivenza reciproca fra Sinti e la popolazione maggioritaria.

TERRENI AGRICOLI DI PROPRIETA’ PRIVATA

In Italia moltissime famiglie Sinte (in prevalenza: Sinti Piemontesi, Estrekarjia, Lombardi, Veneti, Gackane, Emiliani e Marchigiani; hanno superato le logiche segreganti, discriminanti dei cosiddetti “campi nomadi”, acquistando dei piccoli appezzamenti terreni agricoli, dove vivono con le proprie abitazioni: le roulotte e le case mobili.Questa tendenza inizia negli anni Ottanta ed esplode in un decennio. Centinaia di famiglie, con enormi sacrifici economici, acquistano terreni agricoli di circa dai 1000 / 3000 mq. In particolare questa tipologia abitativa è propria dei Sinti Italiani.

Il vivere in roulotte è dettato da due principali motivazioni:

1) L’attività lavorativa, che per i Sinti Italiani è sempre stata quella dello spettacolo viaggiante.
2) La coesione familiare, data da una serie di valori e norme che impongono una forte solidarietà all’interno della famiglia allargata e che implicano in alcuni casi lo spostamento anche per periodi medio - lunghi (es. in caso di bisogno di un componente della famiglia allargata che abita in altra località).

Inoltre, da alcuni anni si è costituita la Missione Evangelica Sinta che raduna migliaia di Sinti Italiani in convegni religiosi, nel periodo compreso tra la fine e l’inizio dell’anno scolastico. Centinaia di famiglie che si spostano con le proprie abitazioni da una città all’altra portando il messaggio evangelico.Il piccolo terreno è in definitiva la risposta che le Minoranze Italiane Sinte hanno dato alla logica del “campo nomadi”, sempre più vissuto come “ghetto” o “riserva indiana”.
Dagli anni ’80, migliaia di famiglie Sinte, sia per riuscire a scappare dal campo nomadi, che per avere qualcosa di suo, da poter un giorno lasciare ai propri figli, con mille difficoltà e sudori acquistano un terreno agricolo,

(agricolo è poco oneroso a livello finanziario, pochissime sono le famiglie che possono permettersi l’acquisto di una casa o di un terreno edificabile con il lavoro precario che hanno)

pagandolo a rate mensilmente, un terreno agricolo di propria proprietà, dove poter vivere decentemente con la propria famiglia (genitori figli e nonni) con la roulot o una casa mobile.
All’epoca la legge permetteva ad una roulotte di poter sostare in un terreno agricolo oggi questa tipologia abitativa rischia è entrata in crisi a causa della nuova legislazione in materia di edilizia.
Il Testo Unico n. 380/2001, in materia di edilizia, decreta in maniera inequivocabile che una roulotte abbisogna di concessione edilizia (articolo 3/e/5). Prima dell’introduzione di questa norma la concessione edilizia era necessaria solo per quei manufatti che, ancorati in modo permanente al suolo, modificavano l’assetto del territorio.In Italia il legislatore, dal 1942, si era preoccupato in modo esclusivo di quei manufatti fissati al terreno, cercando di arginare il fenomeno “selvaggio” dell’abusivismo edilizio. Anche la Legge n. 47 del 1985 non riconosceva alla roulotte la configurabilità di abuso edilizio.E’ nel luglio 2000 che la roulotte è indicata come possibile abuso edilizio. La Suprema Corte di Cassazione, Sezione Terza Penale, con sentenza n. 12128/2000 indica per la prima volta la roulotte ad uso abitativo come abuso edilizio.La roulotte costituisce abuso edilizio nel caso abbia solo la parvenza di mobilità -in quanto il prefabbricato è invece stabilmente incardinato al suolo con accorgimenti tecnici per garantirne la stabilità- in modo tale che è da considerarsi una vera costruzione che modifica -sia pure lievemente, ma durevolmente - l'assetto del territorio.

Senza però valutare e tener conto che la roulot o la casa mobile per il popolo dei Sinti e a tutti gli effetti la propria Casa, un involucro dove vive con la propria famiglia da generazioni, tramandando senza difficoltà tutte le tradizioni.
Ecco chè il terreno agricolo, l’unica soluzione abitativa propria, che poteva portare alla salvezza, non solo della famiglia, ma soprattutto della Tradizione, cultura, usanza e lingue del popolo dei Sinti, se non ci sarà presto un modifica, il terreno privato per i Sinti non potrà più essere la soluzione ideale, dove si poteva insegnare le proprie tradizioni.

Il governo, per migliorare la vita dei Sinti, per la chiusura totale dei campi nomadi…dovrebbe incentivare la realizzazione delle microaree per famiglie allargate, (non più di dieci nuclei) la concessione agevolata e prioritaria degli appartamenti a tutte le persone Sinte che ne fanno richiesta, (zenza ostacolare e impedire tale decisione d’abitazione) è di inserire una modifica al Testo Unico 380/2001 e alle conseguenti Leggi Regionali, in modo tale che ogni Comune debba comprendere nel proprio piano regolatore (la dicitura cambia da Regione a Regione) la possibilità di rendere fattibile l’insediamento su terreni, acquistati con proprie risorse, delle famiglie Sinte almeno per lo 0,5 per mille (dato da verificare in tutta l’Italia) delle aree agricole su un dato territorio.Ciò permetterà una sanatoria a tutte le situazioni preesistenti e la possibilità futura per altri insediamenti. Si consideri infatti che questa modalità abitativa è stata la risposta delle Minoranze e Sinte ai processi di segregazione e di assistenzialismo propri dei cosiddetti “campi nomadi”.

...

IL POPOLO DEI ROM:

CAMPI NOMADI:

Appena arrivati in Italia, il popolo dei Rom, (anche se estranei a tale habitat) furono subito portati all’interno dei campi nomadi, attrezzati di roulot o case mobili, (i più fortunati- altri si dovettero arrangiarsi sotto i ponti ecc. e nelle costruzioni delle baraccopoli, fatti di cartone e lamiere “causa principale la povertà” senza acqua, energia elettrica, sprovvisti di qualsiasi servizio indispensabile ad qualunque essere umano)

la popolazione maggioritaria italiana ha trovato la soluzione ideale per il popolo dei Rom “il campo nomadi,” persone che non si conoscevano, di religione e lingue diverse, si potevano parlare soltanto in dialetto “romanes”, ance se arrivavano da nazioni diversi, li mettevano tutti insieme, uno sopra l’altra, senza interessarsi se erano “ Bosniaci, Kossovari, Macedoni, Istriani, Krovati ecc.” Sinti, Rom, Gage ecc, furono subito bollati come zingari. ( Sinonimo dispregiativo e razziale) La loro solo convinzione certa, era che il campo nomadi sarebbe stata la soluzione ideale, senza rendersi conto che hanno creato soltanto dei Ghetti incredibili, che i campi nomadi sono portatori di delinquenza.


Anche se l’Italia e ben conscia che il Comitato Europeo per i Diritti Sociali, organismo del Consiglio d’Europa, ha condannato formalmente l’Italia sulla politica abitativa dei cosiddetti “campi nomadi”, identificando tre distinte violazioni della Carta Sociale Europea Revisionata, sottoscritta dal nostro Paese.Nella sentenza resa pubblica il 24 Aprile 2006, i CEDS ha decretato che le politiche abitative sviluppate per Rom e Sinti in Italia puntano a separare questi gruppi dal resto della società italiana e a tenerli artificialmente esclusi. Bloccano qualsiasi possibilità d’interazione e condannano i Rom e i Sinti a subire il peso della segregazione su base razziale. Il Reclamo Collettivo dell’ERRC paventava presunte violazioni dell’articolo 31 della Carta Sociale Europea, indipendentemente o letto congiuntamente al principio di non discriminazione previsto dall’articolo E.Chiamato a rispondere sul Reclamo Collettivo presentato dall’ERRC, il CEDS, dopo aver esaminato la difesa del Governo Italiano ha deciso:1. unanimemente che l’inadeguatezza dei campi sosta per Rom e Sinti costituisce una violazione dell’articolo 31(1) della Carta, letto congiuntamente all’articolo E2. unanimemente che gli sgomberi forzati e le altre sanzioni ad essi associati costituiscono una violazione dell’articolo 31(2) letto congiuntamente all’articolo E3. unanimemente che la mancanza di soluzioni abitative stabili per Rom e Sinti costituisce una violazione dell’articolo 31(1) e dell’articolo 31(3) della Carta, letti congiuntamente all’articolo E.Tale condanna dovrebbe far riflettere perché l’Italia è l’unico Paese europeo che “concentrato” le popolazioni Rom e Sinte in luoghi definiti e in alcuni casi sorvegliati, così come avveniva in Europa durante il periodo nazi-fascista. Infatti, il nostro Paese è oggi identificato in Europa come “il paese dei campi”, continua a costruire i Campi nomadi.

HABITAT:

Nella ex Jugoslavia non esistevano i cosi detti campi nomadi, o il dover vivere nelle roulot o case mobili, nel loro paese esisteva soltanto l’habitat “case in muratura”, (Vedi foto)


Il popolo dei Rom non era abituato a vivere nei campi nomadi, il popolo dei Rom prima del loro arrivo in Italia, abitavano tutti all’interno di case, cascine, appartamenti ecc, moltissimi Rom preferivano costruirseli da soli, molto spesso autocostruite in muratura, (soprattutto nelle città più grandi come Skopje, Tetovo, Kumanovo, Velezi, Ohrid ecc.) così chè potevano costruirle al loro piacimento e necessità, al sistema di vita, di tradizione e usanza. Fra altri Rom c’erano anche chi preferiva comprarsi la casa già costruita, in un sistema più sbrigativo e semplice, altri che decidevano di andare a vivere in mezzo alla popolazione maggioritaria, comprasi un appartamento, anche se la maggioranza dei Rom, li vedono come persone che hanno cambiato il loro stile di vita, loro sono sempre orgogliosi e contenti di essere nati Rom.

Ci sono varie tipologie di Rom, come i Rom Bosniaci, Kossovari, Serbi, Macedoni e tanti altri.
Per trovare una locazione duratura, concreta e giusta, dobbiamo sempre sottolineare il loro stile di vita e soprattutto il lavoro che svolge ogni singolo individuo, ed e perciò che prima di intraprendere e di decidere qualsiasi iniziativa che riguardi le popolazione Rom, “sia lavorativa che abitativa”, bisogna sempre includere i diretti interessati.
Come i Rom Bosniaci che lavorano, battendo il rame, per svolgere tale attività lavorativa, il loro particolare lavoro, gli da il bisogno di aree adeguate, perchè i regolamenti abitativi dei condomini sicuramente non permette di battere il rame o costruire una pentola o qualsiasi altro lavoro, come in tutti gli appartamenti e per tutti gli inquilini e proibito intraprendere una qualsiasi attività lavorativa.
E’ quindi per continuare a lavorare con il proprio lavoro tradizionale, la maggior parte dei Rom bosniaci preferiscono di abitare e vivere in appositi microarre, attrezzati di tutti i servizi occorrenti, come case in muratura, luce, gas, acqua, servizi igienici, scarichi diretto in fognature ecc.
Anche se il loro lavoro non può permetterlo, vari Rom bosniaci, vorrebbero poter vivere nelle case, nei palazzi, negli appartamenti, come vivevano al loro paese di provenienza, è per svolgere le loro attività avevano dei piccoli negozietti, dove potevano lavorare e vendere le loro mercanzie in assoluta tranquillità.

Nelle loro città d’appartenenza, tutti i Rom erano integrati molto bene, con il loro lavoro potevano comprarsi o costruirsi quasi tutto quello che volevano, erano tutti integrati nella civiltà della maggioranza, avevano la loro abitazione, la sanità, la scolarizzazione dei bambini era regolare, c’erano perfino ragazzi che frequentavano le università ecc. partecipavano alla vita sociale e politica di tutti i giorni, con molta volontà e contentezza, senza essere costretti a fare quello che non volevano, erano molto emancipativi e associativi.


La maggioranza dei Rom in Italia non vuole vivere ne nei campi nomadi e nemmeno nelle microaree, tutti, sia Rom, Macedoni “che in casi verificati alcuni di loro hanno potuto comprarsi la casa, si sa che siano in Toscana, Marche a Veneto, altri vorrebbero le case popolari e altri ancora comperarsi dei appezzamenti di terreni in cui costruirsi le case da soli, ma l’ultimo ancora più diffide sapendo che valore ha oggi il mercato dei terreni edificabili.” Che i Rom Kossovari e Serbi, anche se, i Rom Kossovari hanno vissuto in mezzo a due popoli, “Serbi e Albanesi” di culture molto diverse, nonché nello stile di vita, abitudini, tradizioni e religioni, non diede loro nessuna perdita culturale e tradizionale, perchè tennero fortemente la loro identità culturale Rom.

Il loro habitat migliorerebbe molto se il Governo aiuterebbe alla costruzione, stanziando fondi economici per autocostruire o recuperare edifici abbandonati, molti rom “bosniaci, kossovari macedoni ecc.” sarebbero contenti e pronti a realizzare il loro sogno abitativo.
Ed e perciò che il Governo, per migliorare la vita di tutti i Rom oggi in Italia, par arrivare alla chiusura definitiva dei campi nomadi, debba realizzare al più presto possibile delle microaree per famiglie allargate che le richiedono, la concessione agevolata e prioritaria (per la grave situazione dei Rom oggi in Italia) degli appartamenti a tutte le famiglie Rom che ne fanno richiesta, senza ostacolare e impedire tale decisione d’habitat.

La maggior parte dei Rom, dovettero fuggire dalla propria nazione per colpa della guerra del 1991/2, abbandonando averi e perfino i stessi documenti, e la richiesta all’anagrafe era impossibile, per via delle molteplici bombardamenti che rasero al suolo tutti gli anagrafi.

LAVORO:

Il lavoro dei Rom della ex Jugoslavia si dividono è sono molto variegati, i lavori,i mestieri che svolgono, “Ovviamente sono legati al territorio e in mezzo alle altre popolazioni che vivono”.
Sopratutto Rom della Macedonia che si dividono in etnie e in base a queste, esercitano vari mestieri con quali poi vengono chiamati:

Giambasi - Allevatori di cavalli, ma nei ultimi periodi sono anche commercianti non solo di cavalli, ma anche d’ altri animali come, mucche, pecore agnelli ecc.
Kovac - covano il ferro o pure fanno oggetti di metallo come: asce, pale, zappe ecc.
Conopljaria - Lavorano con smorzi per i cavali, filo, ecc. E' ancora altri come i
Barucii – si dice che molti anni fa, lavoravano con la polvere da sparo, che in Jugoslavia si chiama “Barut.”
Gurbeti – Immigrati che svolgevano vari tipologie lavorative.
Da notare che i Rom in Macedonia sono messi in tre categorie:
Giambasi - Gurbeti e Arlie, con quale hanno unito tutti questi e altri simili gruppi, oggi in Italia tutti i Rom Macedoni sono molto legati.

I loro lavori d’oggi sono tutti lavori semplici, senza nessun tipo di preferenza come:
Operai – facchini – muratori – autisti e le pulizie in generale.
Ma ovviamente tanto dipende dalla preparazione scolastica che hanno acquisito nel loro paese di provenienza e tanti dalla stessa Italia.

In Kosovo e gran parte della Serbia i Rom sono appartenenti alle categorie di etnie:
Gurbeti e Arlie, queste ultime non sono come quelli della Macedonia, ma sono i cosi detti ascalie – matrimoni misti con Rom e Albanesi.
Il lavoro e prevalentemente legato al commercio di tutto. Ovviamente in Italia e uguale paragonabile ai Rom Macedoni.

Bisogna sottolineare la grande diversità di Rom Bosniaci che sono legati la maggior parte ai mestieri di artigianato come:
Pentolai – ramai - stagnari ecc.
In Bosnia li chiamavano: Cergaria, Kajnaria, Meckarja e altri che esercitavano gli stessi lavori, ma andavano a proporli nei piccoli paesini, e che il loro arrivo in Italia negli anni 60 non cambio il loro attuale lavoro, ma nell’ passare degli anni, anche questi mestieri pian piano stanno scomparendo, ci sono ancora pochissimi Rom che vivono ancora con questi lavori tradizionali.

Molti Rom per continuare a lavorare, hanno dovuto con mille sacrifici, problemi e difficoltà, costituire delle piccole attività di Cooperative, sia di trasporto, muratori e altro, compreso la raccolta del materiale ferroso “ferro vecchio”.

Oggi nella ex Jugoslavia e altri Stati successivi costituiti, i Rom hanno fatto un passo da gigante, al contrario dell’Italia i Rom sono riconosciuti come minoranza etnico linguistico culturale, con la salvaguardia di tutti i loro diritti, eguali a tutti gli altri etnie presenti in quei stati. Hanno diritto/dovere di votare e di essere votati, hanno formato partiti propri, molti Rom si sono integrati nei partiti esistenti dei Gagì, nel Parlamento come quello nella Macedonia (3), nella Serbia (2), nella Croazia (...), e molti altri. Altri hanno scelto di laurearsi, il Dottorato presso vari facoltà come:
Filosofia, scienze e politiche, antropologia, Professori nelle media e superiori e università come Trajko Petrovski – che ha fatto la grammatica romani e vocabolario romane, rom - Italiano e rom – macedone, e molti altri che lavorano nei vari sportelli bancari, di posta, comunali e ultimamente con la liberazione di lavoro molti hanno aperto negozi di abbigliamento e alimentari.

Radames Gabrielli



ISTRUZIONE E FORMAZIONE

SCUOLA E ALTRO
La scuola è uno dei diritti fondamentali del fanciullo. È un laboratorio di convivenza civile, oltre a essere lo strumento principale per acquisire conoscenza.
La scuola è una struttura mirata a offrire agli allievi pari opportunità.
La Scuola fornisce agli studenti un bagaglio culturale e le competenze necessarie per avviarsi a una professione, a un mestiere, e quindi per poter progettare il proprio futuro e gestire il proprio destino.
I primi anni di scuola sono fondamentali nella vita umana perché sono gli anni in cui i bambini acquisiscono una forma mentis e le capacità relazionali.
Insegnare ai bambini, sin dall’asilo o dalla scuola materna, ad accettare le persone che esulano dal contesto che è loro familiare a cui sono abituati a vivere è il primo passo verso una vera normalità. Promuovere l’inserimento dei bambini sin da piccoli vuol dire abituarli a vivere in un contesto dinamico, aperto e interculturale.
La scuola rappresenta inoltre un primo insostituibile momento di integrazione anche per i genitori.
La scuola rappresenta per l’alunno il diritto allo studio e per il genitore il dovere di dare una formazione ed un’educazione al proprio figlio.
La scuola oggi non rappresenta tutto questo per la maggior parte di Rom e di Sinti. Il governo oggi attraverso la scuola non riesce a garantire ai Rom e ai Sinti quanto sopra descritto.
Oggi nelle scuole si è raggiunta una forte presenza in termini di quantità grazie al contributo di tante associazioni, ma pochissimi sono i risultati ottenuti in termini di qualità.
Se sono ormai tanti i bambini rom che raggiungono la terza media, spesso, purtroppo, il diploma ottenuto non corrisponde a un reale livello di alfabetizzazione e di istruzione.
Inoltre sono rarissimi i casi di studenti rom o sinti che proseguano il percorso formativo dopo la scuola media.
Intorno ai 15 anni i ragazzi rom e sinti, rendendosi conto della diversità di preparazione scolastica e non vedendo un futuro nel proseguimento degli studi, abbandonano le scuole.
Questa situazione rende quindi impossibile la strutturazione di una nuova generazione di bambini rom e sinti che proseguendo gli studi fino agli istituti professionali, fino al liceo, fino all’Università possano veramente avere la possibilità di diventare “qualcuno” nella vita, di conseguire gli strumenti per esprimersi e per realizzare i loro progetti.
La scuola vive sempre con grande difficoltà la presenza di bambini rom e sinti. Gli insegnanti non sono messi in condizione di rapportarsi con gli alunni rom e sinti.
L’alunno rom o sinto percepisce spesso nella scuola un forte pregiudizio e non si sente accettato dagli insegnanti e dai suoi compagni, dunque vive la scuola come qualcosa che non gli appartiene.

Oggi i bambini rom vengono portati a scuola, vengono vaccinati, senza una partecipazione attiva del genitore il cui ruolo e i cui doveri tendono a essere sostituiti da una figura come quella dell’operatore sociale.
I bambini vivono la scuola senza il fondamentale rapporto scuola-famiglia, senza che ci sia una progettualità comune e condivisa tra gli insegnanti e i genitori.
Ottenuto il primo risultato sulla frequenza scolastica della comunità rom, si rendono ora necessari interventi mirati soprattutto alla qualità della frequenza scolastica, al miglioramento delle capacità relazionali e dell’andamento scolastico degli allievi rom, alla loro integrazione nel tessuto sociale in modo da attenuare progressivamente il disagio.

Bisogna uscire dall’ottica dell’obbligo scolastico imposto ai bambini senza la partecipazione dei genitori; bisogna partire dal comunicare l’importanza e l’obbligo della scolarizzazione ai genitori.
I genitori stessi, coscienti delle regole imposte dallo stato italiano devono occuparsi della scolarizzazione dei loro figli, condividendo con le istituzioni e con la scuola un progetto formativo da realizzare per il proprio figlio.
La scuola deve essere vissuta dai genitori rom e sinti come un normale percorso da realizzare.
Obiettivi [per alunni della scuola dell’obbligo]
La Federazione propone per gli alunni delle scuole dell’obbligo la realizzazione di laboratori scolastici ed extrascolastici, di interventi di mediazione che vedano coinvolti in primis i genitori degli allievi rom e sinti nel percorso scolastico realizzato dai figli.

A tal fine si intende:
- Valorizzare la presenza degli alunni rom all’interno delle scuole
trasformandoli da presenza ingestibile a risorsa positiva.
- Approfondire la conoscenza nell’intera popolazione scolastica della cultura
rom per favorire l’accoglienza del diverso.
- “Agganciare” didatticamente gli alunni rom.

- Sostenere didatticamente lo sviluppo dei minori rom e sintil, stimolando la
costruzione di un “protagonismo positivo” all’interno della scuola.
- Stimolare i bambini rom a una frequenza reale, costante e davvero formativa.
- Restituire ai genitori la loro dignità genitoriale. Renderli consapevoli
dell’importanza della scuola.
- Responsabilizzare i genitori rom nell’inserimento e nel rendimento scolastico
dei loro figli.
- Coinvolgere i genitori rom nelle attività extrascolastiche.
- Intensificare le occasioni di incontro e scambio tra genitori rom/sinti e
genitori gagè, volte a migliorare la conoscenza reciproca per il superamento
dello stereotipo.
Per gli adolescenti e i giovani adulti la Federazione si propone di aprire un centro di orientamento professionale, di formazione e informazione per i rom e i sinti i cui obiettivi sono:
Recupero e reinserimento degli adolescenti e dei giovani adulti che hanno abbandonato la scuola, attraverso la creazione di una rete con le scuole professionali, i centri per l’impiego e i servizi sociali per l’istituzione di borse lavoro.
Progettazione di interventi formativi volti al recupero dei lavori tradizionali dei rom e sinti.
Realizzazione di laboratori di informatica, di corsi di alfabetizzazione per l’apprendimento dell’italiano o per migliorarne la conoscenza.
Laboratori di lingua romanes e di storia e cultura del popolo rom e sinto
Convegni, seminari e workshops per informare il popolo rom e sinto sullo stato di avanzamento degli altri paesi europei sulle tematiche rom e sinte.

La federazione creerà una rete sul territorio nazionale per offrire a tutti la sua collaborazione che comprende: progettazione, monitoraggio, sostegno, formazione e informazione attraverso un’équipe di professionisti qualificati.

Graziano Halilovic

mercoledì 9 luglio 2008

LE NUOVE ADESIONI DEL 07 LUGLIO 2008 ALLA MANIFESTAZIONE




LE ADESIONI DI IERI

Consiglio Statale del Popolo Gitano (Spagna) - Associazione Antigone - Arci immigrazione - Union Romanì – CGIL immigrazione, Marco Brazzoduro docente Università La Sapienza - Cantieri sociali Napoli - Coop. Sociale Dedalus - Coop. Sociale Pralipè – Sucar Drom Mantova– Istituto di cultura Sinta - Nevo Drom Bolzano – Lisardo Hernández Barrul, presidente di Federación Calí (Spagna) - Diego Escudero Losada, rappresentante della Chiesa Gitana Filadelfia (Spagna) - Alessandro Revello (Spagna) - Nevo drom Trento – Osservazione Firenze – Sucar mero Rimini – Diego Cruciali - Romano Pala Tethara Torino– A.C.E.R. Pisa – Amalipè Romanò Firenze – Cacio Drom Piacenza – Them Romanò Reggio Emilia – RomSinti@Politica Teramo – O. N. Piovese Padova – Giuliana Donzello - Coop. Antica sartoria Rom Roma – Romano drom Milano – Missione Evangelica Zigana – Nevo Gipen Brescia – Bruno Morelli artista Rom - Coop. Officina Pescara – Associazione Rom Kalderash Venezia – Associazione Tikanè assiem Isernia – Comitato Rom Napoli - Associazione Focus Roma - Casa dei Diritti Sociali Roma – Daniele Sensi – Tommaso Vitale docente Università Milano – Claudio Marta Docente Università Napoli – Arci Toscana – Dr. Juan de Dios Ramírez Heredia ex-deputato Rom al Parlamento Europeo - Assessore Politiche sociali Provincia di Venezia – associazione Asunen Romalen Napoli - Reti Migranti e Antirazziste - Violetta Plotegher Assessore Politiche Sociali Comune di Trento – Alain Goussot docente Università di Bologna – Associazione Popica Onlus Roma – Dimitri Argiropulos Università di Bologna - Gianluca Carmosino, CARTA - Armando Adolgiso – Casa della Carità Milano – Elena Corradoni PRC/Sinistra Europea Veneto – Associazione Chi Rom … e chi no Napoli - Patrizia Trincanato Assessora alle Politiche Sociali e alle Pari Opportunità Comune Bolzano - Giuseppe Casucci Politiche Migratorie UIL – Presidente associazione Afroitaliani/e – On. Letizia De Torre Parlamentare PD - Maurizio Angelini, Consigliere Comunale Cadoneghe (PD) – Berardino Fiorilli Consigliere Comunale Pescara – On. Mercedes Frias - Alessandra Carmen Rocco Roma - Annamaria Rivera, antropologa, docente Università di Bari - Sveva Haertter (Responsabile Ufficio Migranti Fiom-Cgil) - Milena Scioscia Servizio Scuola/EDA - Pape Mbengue presidente associazione Yakaar Italia Senegal - Eleonora Casula PRC SE della Sardegna – Alessandro Vinci Consigliere Provinciale Oristano – Associazione el gato obrero Oristano - Anne Maria Miguel Castillo LIDU Lega Italiana dei Diritti dell'Uomo - Gruppo EveryOne - Gruppo Watching The Sky – Giovanna Grenga Ministero dell’Istruzione - Associazione Sinti Italiani – Rita Zaninelli Napoli – PCL Roma – Alessia Montuori Ass. senza confine – Attac Roma

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LE ADESIONI DI OGGI 07 LUGLIO 2008

Francesco Careri Università Roma3 - Lorenzo Romito Università Delft, Olanda - Stalker-Osservatorio Nomade - Monika Halpaap pastora luterana tedesca Arco di Trento – Costantin Tanasa Romania – Renza Sasso Opera Nomadi Pistoia - Massimo Luciani Presidente AICCRE Abruzzo (Associazione Italiana del Consiglio dei Comuni delle Regioni d’Europa) - Associazione di psicologi volontari “ Psicologi per i Popoli - Regione Lazio “ - Marco Della Pina, docente Università di Pisa - Mimma Alfonzo Miani Consigliera PD Municipio Roma XV - Fabio Fois Filcams Cgil Bologna - Gianluca Peciola, consigliere alla Provincia di Roma – Abruzzo Social Forum – Associazione Romà Onlus – Centro Don Calabria Verona .

giovedì 3 luglio 2008

LE NUOVE ADESIONI ALLA MANIFESTAZIONE

LE ADESIONI STANNO ARRIVANDO DA TUTTA L'ITALIA E DALL'ESTERO.
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la manifestazione del
10 Luglio 2008 a Roma dalle ore 14.00
al Villaggio Globale – campo Boario di Testaccio
(a 700 metri dalla stazione Piramide della Metro linea B)
l’assemblea pubblica:
“Dosta… Basta"
"manipolazione e autoreferenzialità. Rom e Sinti: dialogo diretto e ruolo attivo”
sta portando moltissime adesioni:
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Consiglio Statale del Popolo Gitano (Spagna) - Associazione Antigone - Arci immigrazione - Union Romanì – CGIL immigrazione, Marco Brazzoduro docente Università La Sapienza - Cantieri sociali Napoli - Coop. Sociale Dedalus - Coop. Sociale Pralipè – Sucar Drom Mantova– Istituto di cultura Sinta - Nevo Drom – Lisardo Hernández Barrul, presidente di Federación Calí (Spagna) - Diego Escudero Losada, rappresentante della Chiesa Gitana Filadelfia (Spagna) - Alessandro Revello (Spagna) - Nevo Drom Tn – Osservazione Firenze – Sucar mero Rimini – Diego Cruciali - Romano Pala Tethara Torino– A.C.E.R. Pisa – Amalipè Romanò Firenze – Cacio Drom Piacenza – Them Romanò Reggio Emilia – RomSinti@Politica Teramo – O. N. Piovese Padova – Giuliana Donzello - Coop. Antica sartoria Rom Roma – Romano drom Milano – Missione Evangelica Zigana – Nevo Gipen Brescia – Bruno Morelli artista Rom - Coop. Officina Pescara – Associazione Rom Kalderash Venezia – Associazione Tikanè assiem Isernia – Comitato Rom Napoli - Associazione Focus Roma - Casa dei Diritti Sociali Roma – Daniele Sensi – Tommaso Vitale docente Università Milano – Claudio Marta Docente Università Napoli – Arci Toscana – Dr. Juan de Dios Ramírez Heredia ex-deputato Rom al Parlamento Europeo - Assessore Politiche sociali Provincia di Venezia – associazione Asunen Romalen Napoli - Reti Migranti e Antirazziste - Violetta Plotegher Assessore Politiche Sociali Comune di Trento – Alain Goussot docente Università di Cesena – Associazione Popica Onlus Roma – Dimitri Argiropulos Università di Bologna - Gianluca Carmosino, CARTA - Armando Adolgiso – Casa della Carità Milano – Elena Corradoni PRC/Sinistra Europea Veneto – Associazione Chi Rom … e chi no Napoli -Patrizia Trincanato Assessora alle Politiche Sociali e alle Pari Opportunità Comune Bolzano - Giuseppe Casucci Politiche Migratorie UIL – Presidente associazione Afroitaliani/e – On. Letizia De Torre Parlamentare PD - Maurizio Angelini, Consigliere Comunale Cadoneghe (PD) – Berardino Fiorilli Consigliere Comunale Pescara – On. Mercedes Frias - Alessandra Carmen Rocco Roma - Annamaria Rivera, antropologa, docente Università di Bari - Sveva Haertter (Responsabile Ufficio Migranti Fiom-Cgil) - Milena Scioscia Servizio Scuola/EDA - Pape Mbengue presidente associazione Yakaar Italia Senegal - Eleonora Casula PRC SE della Sardegna – Alessandro Vinci Consigliere Provinciale Oristano – Associazione el gato obrero Oristano - Anne Maria Miguel Castillo LIDU Lega Italiana dei Diritti dell'Uomo - Gruppo EveryOne - Gruppo Watching The Sky – Giovanna Grenga Ministero dell’Istruzione - Associazione Sinti Italiani – Rita Zaninelli Napoli – PCL Roma – Alessia Montuori Ass. senza confine – Attac Roma -
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martedì 1 luglio 2008

LE ADESIONI ALLA MANIFESTAZIONE FINO AD OGGI

Adesioni all’assemblea pubblica del 10 Luglio 2008 a Roma

La Federazione Rom e Sinti insieme
promuove
per il giorno 10 Luglio 2008 a Roma alle ore 14.00
al Villaggio Globale – campo Boario di Testaccio
(a 700 metri dalla stazione Piramide della Metro linea B)
l’assemblea pubblica: “Dosta… Basta … manipolazione e autoreferenzialità.
Rom e Sinti:
dialogo diretto e ruolo attivo”,
INVITA AD ADERIRE E PARTECIPARE
Rom e Sinti, gli amici di Rom e Sinti, la società civile ed i cittadini dell’Italia multiculturale e solidale per dire BASTA! … alla discriminazione razziale verso Rom e Sinti, per CHIEDERE la piena applicazione delle norme e dei principi Costituzionali, Europee ed Internazionali, il rispetto della legalità e la sicurezza per tutte le persone, nessuno escluso.
Federazione Rom e Sinti insieme

Invia l’adesione all’assemblea a: federazioneromsinti@yahoo.it

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Consiglio Statale del Popolo Gitano (Spagna) - Associazione Antigone - Arci immigrazione - Union Romanì – CGIL immigrazione, Marco Brazzoduro docente Università La Sapienza - Cantieri sociali Napoli - Coop. Sociale Dedalus - Coop. Sociale Pralipè – Sucar Drom Mantova– Istituto di cultura Sinta - Nevo Drom – Lisardo Hernández Barrul, presidente di Federación Calí (Spagna) - Diego Escudero Losada, rappresentante della Chiesa Gitana Filadelfia (Spagna) - Alessandro Revello (Spagna) - Nevo Drom Tn – Osservazione Firenze – Sucar mero Rimini – Diego Cruciali - Romano Pala Tethara Torino– A.C.E.R. Pisa – Amalipè Romanò Firenze – Cacio Drom Piacenza – Them Romanò Reggio Emilia – RomSinti@Politica Teramo – O. N. Piovese Padova – Giuliana Donzello - Coop. Antica sartoria Rom Roma – Romano drom Milano – Missione Evangelica Zigana – Nevo Gipen Brescia – Bruno Morelli artista Rom - Coop. Officina Pescara – Associazione Rom Kalderash Venezia – Associazione Tikanè assiem Isernia – Comitato Rom Napoli - Associazione Focus Roma - Casa dei Diritti Sociali Roma – Daniele Sensi – Tommaso Vitale docente Università Milano – Claudio Marta Docente Università Napoli – Arci Toscana – Dr. Juan de Dios Ramírez Heredia ex-deputato Rom al Parlamento Europeo - Assessore Politiche sociali Provincia di Venezia – associazione Asunen Romalen Napoli - Reti Migranti e Antirazziste - Violetta Plotegher Assessore Politiche Sociali Comune di Trento – Alain Goussot docente Università di Cesena – Associazione Popica Onlus Roma – Dimitri Argiropulos Università di Bologna - Gianluca Carmosino, CARTA - Armando Adolgiso – Casa della Carità Milano – Elena Corradoni PRC/Sinistra Europea Veneto – Associazione Chi Rom … e chi no Napoli -
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COMUNICATO



Dopo la diffusione di notizie false
create ad arte da chi per molti anni ha sfruttato la grave condizione di Rom e Sinti soffiando sulla divisione, quale rappresentante della Federazione Rom e Sinti insieme è doveroso precisare che:

la Federazione Rom e Sinti insieme
nel rispetto delle finalità democratiche dello statuto
NON SI E’ MAI CONTRAPPOSTA E MAI SI CONTROPOSTERA'
a nessuna iniziativa che vede protagonisti attivi e propositivi Rom e Sinti e che guarda con grande interesse a tutte le proposte, le manifestazione ed i tentativi di valorizzare la partecipazione diretta di Rom e Sinti che si stanno realizzando DOPO LA COSTITUZIONE
della Federazione Rom e Sinti insieme.

presidente
Nazzareno Guarnieri

INVITO ALLA PARTECIPAZIONE