giovedì 27 dicembre 2012

ITALIA OGGI


Un paese democratico e civile come si autodefinisce l'Italia, ancora oggi sta permettendo la persecuzione  e la discriminazione razziale verso il popolo dei Sinti e dei Rom. 
Pur sapendo attraverso gli innumerevoli documenti scritti dal XIII secolo da stessi autori Gage  che narrano tutti i percorsi nella storia dei Sinti e dei Rom, le crudeli persecuzioni subite nel corso dei secoli, Condannati alla persecuzione, subendo in silenzio senza mai reagire a tutte le barbarie, ridotti alla schiavitù solamente per assicurarsi una manodopera particolarmente apprezzata ( l’abilità nel lavorare i metalli) obbligati non solo alla servitù, ma anche al combattimento. Uccisi per sport o per divertimento, ( caccia alla volpe ) 



bambini tolti dai propri genitori per darli ai contadini ( per ucciderne l’etnia) usati come cavie per ogni tipo d’esperimento, una legge che copriva gli omicidi “chi ammazzava uno zingaro non commetteva reato”…

Nella seconda guerra mondiale la discriminazione, la persecuzione, l’odio razziale, la distruzione, l’umiliazione, la sperimentazione verso tutte le famiglie Sinte e Rom era ancora più forte, crudele e terribile dove non risparmiarono proprio nessuno, arrivò dalla Germania nazista, che con i suoi alleati, ( contribuendo quasi all’estinzione dei popoli Sinti e Rom) sterminò più di 500 mila Sinti e Rom, ( quelli accertati da pochi documenti trovati ) senza contare la quantità dei uccisi e messi nelle fosse comuni o bruciati nelle campagne e boschi ecc. resi pubblici dalle testimonianze dei contadini o Sinti e Rom scampati a tali orrendi massacri…

La discriminazione si notò anche al processo di Norimberga, dove grazie a non facendo comparire nessun Sinto o Rom a testimoniare e raccontare o denunciare con la propria voce e fatti, la distruzione, l’orrore, le atrocità e le torture subite dai popoli Sinti e Rom durante la seconda guerra mondiale, non fu mai reso un giusto riconoscimento e risarcimento concreto per tale orrendo misfatto. Ma oggi grazie alle documentazioni trovate negli archi degli anni, si può avere la consapevolezza della responsabilità della quasi totale estinzione dei Sinti e Rom in tutta l’Europa.

Sta ancora oggi continuando la persecuzione razziale verso i popoli dei Sinti dei Rom.
L’Italia continua a sgomberare intere famiglie composte da Anziani, giovani, uomini, donne e bambini “anche molto piccoli” senza nessuna soluzione alternativa.

L’ultimo sgombero “ notizia della comunità di sant'Egidionel mese di dicembre 2012

Nel mese di dicembre oltre quaranta famiglie Rom sono state allontanate da tre campi abusivi, fra loro anche bambini che frequentano la scuola. Tra neve e freddo il 3 dicembre in via Monte Altissimo sono state sgomberate trenta famiglie con bambini iscritti alle primarie del quartiere. Lo stesso giorno un nuovo sgombero di famiglie Rom in viale Certosa dove vengono coinvolti due bambini che frequentano la scuola elementare. Il terzo sgombero viene effettuato il 5 dicembre sotto il cavalcavia di Bacula dove cinque famiglie vengono allontanate, due delle quali erano state allontanate nei giorni precedenti da via Monte Altissimo.

( Se si vuole continuare a leggere, cliccare il link sottostante della  Comunità di Sant’Egidio ) 


Ma quando questa persecuzione eterna, perenne che continua perpetuamente già da molti secoli finirà ! quando potrà finire ? quando si potrà vivere veramente con una vera interazione e integrazione, accettando tutte le etnie del mondo compresi i Sinti e i Rom ?

Tutto questo potrà avvenire quando tutte le persone du tutto il mondo si riuniranno e diranno
 BASTA, DOHO, DOVAL,  ENOUGH,  GENUG,  ASSEZ,  SUFICIENTE,  GENOEG

 Solo allora si potrà vivere veramente in un'unica e globale unità totale, solo allora tutti potranno camminare davanti a tutti a testa alta, felici di appartenere alla propria etnia senza nessun rimpianto e specialmente senza nessun timore a dire apertamente a tutti; io sono d’etnia …e me ne vanto.

segretario generale Radames Gabrielli













giovedì 24 maggio 2012

Riconoscimento rom e sinti: un primo passo importante


Ieri pomeriggio la Commissione esteri della Camera dei Deputati ha votato a maggioranza l'emendamento che riconoscere lo status di minoranze linguistiche ai Cittadini italiani sinti e rom, presentato dall'On Matteo Mecacci (Radicali – Pd).

La Federazione Rom e Sinti Insieme ringrazia l'On Matteo Mecacci e tutti i Parlamentari della Commissione esteri che hanno votato a favore delle minoranze sinte e rom, in sede di ratifica della Carta Europea delle lingue regionali.

Esprimiamo rammarico per il parere contrario espresso dal Governo italiano, attraverso il Ministero dell'Interno. Speriamo che tale parere sia cambiato quando la norma arriverà in Aula.

Rom e Sinti chiedono da anni al Parlamento italiano il riconoscimento dello status di minoranze storiche linguistiche, in base all'articolo 6 della Costituzione italiana. Il 9 novembre scorso la Federazione Rom e Sinti Insieme ha promosso una manifestazione proprio per sensibilizzare i Parlamentari italiani. Oggi possiamo affermare che un passo importante per il riconoscimento di un diritto è stato fatto.

Yuri Del Bar (cellulare 3333715538)
Presidente

Dijana Pavlovic (cellulare 3397608728), Davide Casadio (cellulare 3342511887), Giorgio Bezzecchi (cellulare 3384380338) e Renato Henich (cellulare 3398569507)
Vice Presidenti

Radames Gabrielli (cellulare 3339508196)
Segretario


venerdì 6 aprile 2012


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Si va avanti, Non ci si ferma, Non si pensa che tanti bambini, donne e anziani potrebbero bruciare vivi, non interessa, 
intanto sono solo Rom o Sinti

Inizio.






5 minuti dopo


SGOMBERI FORZATI E STRANI ROGHI

E’ ancora successo. E’ stranamente andato in fiamme l’insediamento rom di via Sacile a Milano, all’alba di ieri. Nel silenzio generale. Come nel caso del recente incendio del campo del Parco della Marinella a Napoli, anch’esso valutato “accidentale” (malgrado fosse avvenuto a poca distanza da una manifestazione organizzata dal Pdl contro di esso). Come se fosse normalmente “accettato” che i campi rom vadano a fuoco in questo Paese. Una strana catena di fatti: campagna popolare contro i cosiddetti “nomadi”, interventi repressivi, incendi… Spesso perché al suo posto è previsto un centro commerciale, nel caso milanese, il prolungamento della strada Paullese e di un condotto fognario. Un rogo forse non del tutto casuale quindi, in altre parole l’imposizione delle leggi del mercato con la forza contro il suo “anello debole”?
I circa 300 abitanti di via Salice si erano insediati in queste condizioni inaccettabili, senza acqua né luce, non per scelta, ma perché spostati e “sgomberati”, alcuni più di 5 volte, dalla Giunta precedente; che in 5 anni ha effettuato circa 450 sgomberi a Milano. La precarietà abitativa dei rom è il prodotto di sgomberi ripetuti, senza alcun piano di azione. Le associazioni milanesi della Federazione Rom e Sinti chiedono al Comune un progetto e una soluzione abitativa duratura, come spiega Dijana Pavlovic, attrice e mediatrice culturale rom.
Il caso di Milano non è però isolato. Dal 2007 a oggi, l’escalation di politiche discriminatorie nutrite di antiziganismo è una realtà preoccupante che spesso non è raccontata dai media. Sui Rom e Sinti, come gruppo, sono piovute le cosiddette misure di “emergenza” del “pacchetto sicurezza”, alcune esplicitamente discriminatorie: censimenti in insediamenti abitati esclusivamente da Rom, raccolta non volontaria delle impronte digitali, strapotere conferito ai Prefetti. Leggere: espulsioni e arresti, smantellamenti di tutti i loro campi e abusi quotidiani dalle forze dell’ordine.
Come notava il Rapporto 2012 sull’Italia della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI): “Per i campi autorizzati, la pratica dominante è ancora quella di relegare i Rom in aree lontane dai centri urbani, il che equivale a una segregazione, stigmatizza le persone e pone seri problemi per la loro integrazione; per quanto riguarda i campi abusivi, le condizioni sanitarie sono particolarmente deplorevoli. In molte città si è assistito a demolizioni dei campi abusivi e a sgomberi forzati e pare che il loro numero sia aumentato dal 2008, il che peggiora la discriminazione contro i Rom in altri settori della loro vita”.
L’Ecri puntava il dito sulla radice del problema: la relazione che esiste tra le decisioni adottate dai politici e il clima molto negativo rispetto ai rom. E’, infatti, nel linguaggio che si rafforzano i pregiudizi esistenti. Nell’uso improprio della parola “nomadi”, per etichettare cittadini che per la metà sono italiani e appartengono a gruppi che vivono in Italia da secoli. Nel uso dei termini “catapecchie” o “favela” (Leggo); ma il lessico peggiore si legge nelle dichiarazioni di de Corato Pdl: “campo nuovamente ripopolato di nomadi abusivi” (Asca); in un crescente linguaggio guerriero che lascia intendere che sarebbe in corso una guerra tra istituzioni “intitolate” allo “sgombero” di fronte ad una pseudo “invasione” barbara, una presunta minaccia per la pubblica sicurezza. Le parole si sa, sono armi. Combattere l’uso di discorsi xenofobi e anti-rom da parte di esponenti politici, come raccomanda l’Ecri alle autorità italiane dal 2006, è ormai urgente…

LUnità 
05 aprile 2012

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giovedì 5 aprile 2012


RAZZISMO,
 ONU  “PREOCCUPATI CHE IN ITALIA NON CI SIA UN’ISTITUZIONE INDIPENDENTE DI MONITORAGGIO 

L’intervento di una componente della Commissione Onu per l’eliminazione delle discriminazioni razziali al convegno “Mediamente diversi” organizzato dall’Unar presso la Presidenza del Consiglio

Roma – “Siamo molto preoccupati che in Italia non abbiate un’istituzione indipendente a livello nazionale che opera sotto l’Onu. Non avete buoni meccanismi per misurare queste problematiche che colpiscono le minoranze”. E’ quanto ha affermato Anastasia Crickley, componente del comitato Cerd Onu nel corso di “Mediamente Diversi”, un convegno europeo su giornalismo e immigrazione. “Nei media, rom, sinti e camminanti sono considerate persone per cui non si applicano le regole, si giustifica di parlarne in maniera non corretta – ha detto – i dati del censimento dei rom sono stati raccolti a volte in maniera discriminatoria e devono essere cancellati, questo era stato promesso, però se da parte nostra se non riusciamo a fare delle misurazioni non riusciamo a rispondere di quello che scriviamo.
Sulla situazione dei rom e dei sinti, anche quelli che sono cittadini sono segregati”.





PER IL GOVERNO E ANCORA "EMERGENZA NOMADI" RICORSO CONTRO IL CONSIGLIO DI STATO


Il governo Monti chiede di annullare la sentenza del Consiglio di Stato con cui lo scorso novembre è stata dichiarata illegittima l’emergenza nomadi su tutto il territorio italiano. Il ricorso è stato presentato il 15 febbraio alla Corte suprema di Cassazione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, nella persona del Presidente del Consiglio, dal dipartimento della Protezione civile, dal ministero dell’Interno e dalle Prefetture di Roma, Napoli e Milano rappresentati e difesi dall’Avvocatura generale dello Stato. Secondo il documento “la sentenza del Consiglio di Stato non appare conforme a diritto nella parte in cui ha annullato il D.P.C.M. 21/5/2008 dichiarativo dello stato di emergenza e, di conseguenza, tutti gli atti adottati su quel presupposto”. Secondo il governo, quindi, i motivi del ricorso sono da individuare nell’ “eccesso di potere giurisdizionale” del Consiglio di Stato “per esercizio del sindacato di legittimità esteso alle valutazioni di merito riservate all’autorità amministrativa”, in relazione agli articoli 111 della Costituzione e 110 del codice del processo amministrativo. La sentenza n. 6050/2011 del 16 novembre del Consiglio di Stato sembrava aver messo fine ad una vicenda iniziata con una decisione del Tar del Lazio (n. 6352/2009) che nell’estate 2009 aveva accolto in parte il ricorso presentato dall’associazione per la difesa dei diritti dei rom European Roma Rights Centre Foundation e da due abitanti del Casilino 900, Herkules Sulejmanovic e Azra Ramovic, contestando i rilievi segnaletici, ma sottolineando tuttavia la necessità di “fronteggiare la situazione con mezzi e poteri straordinari”, quindi non accogliendo il ricorso sullo stato d’emergenza. La pronuncia del Tar fu successivamente sospesa per arrivare ad una sentenza del massimo grado della giustizia amministrativa alla fine dello scorso anno. A quanto pare, però, la partita non è chiusa. Secondo i ricorrenti, “la dichiarazione di emergenza è un atto di alta amministrazione”. Per questo, spiega il testo, il ruolo del Consiglio di stato, “non poteva spingersi al di là della verifica di un idoneo e sufficiente supporto istruttorio, della veridicità dei fatti posti a fondamento della decisione e dell’esistenza di una motivazione che apparisse congrua, coerente e ragionevole”. La dichiarazione dello stato di emergenza, secondo il testo “si fondava su elementi oggettivamente verificabili ponendosi come fase terminale di un’intensa, pregressa, serie di iniziative, non risolutive dei problemi evidenziati, poste in essere in particolare dai Prefetti delle province interessate”. Per tali ragioni, spiega il testo, il decreto del 21 maggio 2008 è “ampiamente motivato” e “certamente legittimo”, poiché l’emergenza, “era radicata su un’oggettiva situazione di pericolo, sotto il profilo igienico sanitario, socio-ambientale e della sicurezza pubblica, connessa all’insediamento, nel contesto urbano e nelle aree circostanti, di baraccopoli e campi abusivi”. Sul mancato preventivo ricorso a misure amministrative ordinarie, sottolineato dal Consiglio di Stato, i ricorrenti affermano che è stata trascurata “la mole di documenti” che dimostrano come le istituzioni centrali e locali stessero potenziando “le forme ordinarie di coordinamento tra gli organi investiti di responsabilità a diversi livelli sul territorio individuando anche la figura di un Commissario straordinario quale strumento idoneo a superare l’emergenza”, mentre gli strumenti ordinari “erano stati adottati infruttuosamente”. Il ricorso è stato presentato alcuni giorni prima della consegna da parte governo italiano alla Commissione europea della strategia nazionale per l’inclusione di rom, sinti e caminanti stilata dal ministro per la Cooperazione internazionale e per l’Integrazione, Andrea Riccardi. Lo stesso ministro, il 24 gennaio scorso nell’annunciare il piano ha affermato che “occorre uscire dalla logica emergenziale ed entrare in una fase di integrazione”. Una posizione ribadita anche nel testo della relazione al Consiglio dei ministri sulla strategia, dove in merito alla questione abitativa si propone il “superamento definitivo di logiche emergenziali”. Sulla questione è intervenuto anche il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, che figura tra i ricorrenti. Ad una interrogazione a risposta immediata (n.3-02153) della deputata dei Radicali Rita Bernardini lo scorso 7 marzo, Cancellieri ha affermato che “non rilevandosi più ragioni per rinnovare lo stato d’emergenza, il governo ha approvato e trasmesso alla Commissione europea un piano contenente una strategia complessiva relativa a rom, sinti e camminanti volta a favorire politiche inclusive di integrazione”. Il Piano, però, tra i fondi necessari alla sua realizzazione, fa riferimento anche a quelli residui stanziati per l’emergenza. Uno degli “assi di intervento” della strategia, infatti, prevede l’attivazione di “Piani locali per l’inclusione sociale utilizzando le risorse provenienti dalla trascorsa emergenza commissariale non impegnate”. Lecito domandarsi, quindi, se tali fondi avanzati verranno ancora destinati all’integrazione qualora la sentenza del Consiglio di Stato venisse annullata.

venerdì 30 marzo 2012




All'convegno di ieri, 29 marzo nella sala della lupa di Montecitorio
"Dalla esclusione alla inclusione - Strategia europea e azione italiana sul caso dei Sinti e Rom"
Gianfranco Fini:




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Rom/Sinti: Gianfranco Fini, loro condizione banco prova rispetto divieto discriminazione

ASCA) - Roma, 29 mar - ''La condizione dei Rom e' un banco di prova imprescindibile del reale rispetto del divieto di ogni discriminazione etnica, razziale o religiosa che costituisce un principio fondamentale dell'Unione europea, espressamente richiamato nella Carta europea dei diritti fondamentali''.

Lo ha detto il presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini nel suo intervento di apertura del convegno ''Dalla esclusione alla inclusione - Strategia europea e azione italiana sul caso dei Rom'' in svolgimento nella Sala della Lupa di Montecitorio.

Convegno che vede la partecipazione della vicepresidente della Commissione europea Viviane Reding e del ministrodell'Integrazione e la cooperazione internazionale Andrea Riccardi.

La vicepresidente Reding ''ha il merito -ha sottolineato Fini- di avere posto come priorita' del suo mandato relativo alla giustizia ed agli affari interni la protezione e l'integrazione dei Rom, obiettivi che ha indicato come 'imperativo sociale ed economico per l'Unione e i suoi Stati membri'. Il suo impegno non si e' limitato alle parole, ma si e' tradotto in fatti concreti, mediante la definizione di una strategia europea, l'istituzione di una task- force e la mobilitazione dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali''.

''In tale ottica, anche a proposito della questione dei Rom, occorre mettere in guardia -ha proseguito Fini- da una pericolosa tendenza che si sta diffondendo sia nelle istituzioni europee sia nei governi nazionali; sempre piu' spesso si afferma che la crisi economica giustifica l'impossibilita' di affrontare qualunque altra questione.

Ebbene, questa pseudo giustificazione non puo' essere accolta soprattutto quando sono in gioco i diritti fondamentali e quindi la credibilita' dell'Europa come comunita' civile e democratica.

Uno dei principi-cardine del diritto comunitario - vale a dire la liberta' di circolazione delle persone - trova nei Rom, per il loro modo di vita, una particolare e significativa applicazione. Ne consegue che il raccordo tra il livello europeo ed il livello nazionale e' il punto-chiave per il successo dei programmi di integrazione''.

''Da parte dell'Italia c'e' una rinnovata volontà di collaborare strettamente non solo con l'UE, ma anche con le altre organizzazioni internazionali da tempo impegnate a tutela dei Rom, come il Consiglio d'Europa e l'OSCE'' ha affermato Fini che ha ricordato l'impegno degli organi istituzionali- Alla Camera il tema e' stato ripetutamente trattato dal Comitato permanente sui diritti umani, presieduto da Furio Colombo. E al Senato, ha ricordato Fini, la Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani - presieduta dal senatore Pietro Marcenaro - ha condotto in questa legislatura un'indagine sulla condizione di Rom, Sinti e Caminanti in Italia, le cui conclusioni sono state approvate all'unanimita'.

Ancora alla Camera, l'Osservatorio sui fenomeni di xenofobia e razzismo, coordinato dai vicepresidenti della Camera Bindi e Lupi, ha invece approfondito gli aspetti relativi all'opinione pubblica ancora molto preoccupanti se si pensa che le ricerche promosse al riguardo hanno evidenziato anche nei giovani un atteggiamento negativo superiore ai due terzi del campione.

''Infine -ha detto Fini-, la nomina nell'attuale compagine governativa, di un ministro per l'integrazione e la cooperazione internazionale, nella persona del professor Andrea Riccardi, rafforza certamente, anche in virtu' dell'esperienza e della competenza del ministro, la responsabilizzazione della politica nel promuovere il passaggio dall'esclusione all'inclusione''.

''L'Italia e' consapevole che lo sviluppo delle politiche di integrazione sociale ed economica dei Rom non puo' prescindere da una campagna di informazione e di educazione.

Il pregiudizio e' infatti sempre figlio dell'ignoranza.

Parallelamente -ha concluso Fini-, occorre coinvolgere maggiormente a livello istituzionale la popolazione Rom e far emergere nel suo interno interlocutori ed operatori validi.

Come e' osservato nella Comunicazione della Commissione europea, 'l'integrazione sociale ed economica dei Rom e' un processo su due binari, che richiede un cambiamento di mentalità sia da parte della maggioranza della popolazione, che da parte dei membri della comunità Rom''


La delegazione della Federazione Rom e Sinti Insieme e rimasta molto dispiaciuta Che per gli innumerevoli impegni, la vicepresidente della Commissione europea Viviane Reding e il  ministro dell'Integrazione e la cooperazione internazionale Andrea Riccardi, , non gli ha potuto dedicare nemmeno un 2 minuti di tempo per presentarsi e ringraziare della loro lavoro per i Sinti e Rom. 


Segretario generale Radames Gabrielli






















giovedì 29 marzo 2012



PERCHÉ  E COSA E’ LA MICROAREA !
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Come moltissimi anni fa ancora oggi ci sono intere famiglie di sinti, rom senza nessuna abitazione decente dove poter vivere con i propri famigliari, trovare un lavoro definitivo e frequentare tutte le scuole necessari per ottenere un diploma. Tantissimi sono ancora alle porte delle citta (aree di fortuna, tante volte nelle discariche cittadine abusive), vicino ai fiumi, autostrade e nelle peggiori sistemazioni senza i necessari servizi di sopravvivenza come  l’acqua, l’energia elettrica e i servizi igienici. Tantissime famiglie sono rinchiuse ormai da anni in enormi campi costruiti solo per concentrare tutti  sinti e rom in un unico posto, per tenerli sotto controllo a tempo indeterminato, sorvegliati speciali solo per colpa di essere un etnia di un ceto debole.

L’habitat per i Sinti deve essere di libera scelta,
senza nessun obbligo di dover vivere dove gli si impone di vivere.
Non bisogna pensare ad una sola soluzione, ma bisogna pensare e favorire le soluzioni diversificate quali: le microaree, l'accesso semplificato all’appartamento o all'acquisto di terreni agricoli su cui poter edificare anche in autocostruzione.

Dì perché le microaree e della loro realizzazione c’è ne sono molti, i principali da mettere al primo posto è il superamento dei enormi campi nomadi sovraffollati fino ad essere compresse da una moltitudine di famiglie Sinte. Per dare un abitazione decente a tutte le famiglie che abitano nelle aree di fortuna, (baraccopoli, roulotte, container ecc.) in un modo incivile senza nessun servizio indispensabile per ogni forma umana. Per la maggior parte della popolazione maggioritaria che non accetta di buon grado a vivere e avere come  vicini di casa una famiglia Sinta.

Ma che cosa è una microarea

La microarea e un'area con una metratura adeguata alla necessità d’allargamento futuro, dove ogni singola famiglia formata da genitori e figli dispone di uno spazio privato con delle abitazioni  doc (anche auto costruite) attrezzate con tutti i servizi adeguati.
Le microaree non sono custodite, ma affidate alla responsabilità delle persone che la occupano, cosi come un qualsiasi appartamento concesso in affitto.
Le microaree per molti Sinti sono la soluzione abitative migliori perché non obbligano a rifiutare le proprie usanze, culture , tradizioni e lingue.
La microarea porta al miglioramento la vita del popolo Sinto senza denigrarla.
La microarea è il primo passo per aiutare il popolo Sinto a uscire dalla povertà ecc.

La Microarea è un area predisposta soltanto per una famiglia allargata, composta di genitori, figli e nipoti, dove nessun altra famiglia Sinta può introdursi, se non ché abbia un permesso speciale dalla famiglia stessa o dal sindaco, ma anche un area di sicurezza, e non solo per i Sinti ma anche per i vicini e gli enti locali, ma soprattutto è una area dove si può salvaguardare la propria Tradizione, la propria Cultura, l’Usanza e la propria Lingua madre, un area dove i diretti gestori sono proprio gli affittuari stessi pagando un normale equo canone d’affitto con spese di gestione ecc. senza che il comune abbia la necessità a dare in gestione ad enti, associazioni o cooperative private come un normale campo nomadi spendendo moltissimi soldi ogni anno, un area definitiva adeguata per il prossimo futuro (includendo le nascite e le perdite della famiglia ) attrezzata di fabbricati ( legno o muratura) con tutti gli servizi necessari a offrire un adeguato sistema abitativo, accessibile a tutti gli servizi come autobus, scuola, negozi ecc. sita in località lontana da fiumi, autostrade, depositi immondizie e dalla periferia delle città ecc. Nella fase di ricerca dei terreni e della progettazione delle microaree è fondamentale che siano coinvolte le famiglie Sinte interessate.


Da sottolineare che anche se attrezzate di servizi adeguati dove vivere a tempo indeterminato, la microarea non è una soluzione definitiva per tutte le famiglie Sinte, tante famiglie Sinte già da anni hanno deciso di acquistare delle aree di propria proprietà scegliendo dei terreni agricoli i cui costi sono più accessibili rispetto ai terreni edificabili per poter vivere con la propria famiglia allargata in  un area di propria proprietà.

Queste tipo di abitazioni, la microarea è  il terreno agricolo di proprietà, nasce soprattutto per far uscire dai enormi campi nomadi tutte quelle famiglie che non si conoscono fra di loro, famiglie sconosciute con origini, culture, tradizioni e lingue totalmente diverse, che varie volte porta il caos quasi totale tra i bambini, vivere tutti insieme, in un grande campo comporta ad avere amici di varie etnie, con dialetti e lingue completamente diverse dalle proprie, i bambini giocando fra di loro tutti i giorni, solo per capirsi e tante volte senza rendersene conto sono obbligati ad insegnare all’amico la propria lingua madre, arrivando in un punto dove non capiscono più quale e la loro vera madre lingua, ma il problema non colpisce solo i bambini, ma anche i stessi genitori che non riescono più a capire i propri figli, sentendo parole nuove devono farsi spiegare il significato della parola detta, perciò si sentono smarriti e traditi, perché consapevoli del pericolo che si sta creando, la loro madre lingua originale sta scomparendo e con essa la tradizione, la cultura, l’usanza e il loro modo di fare.
Grazie al vivere in un campo nomadi interculturale si sta perdendo tutti i principi fondamentali della propria famiglia.

Ma soprattutto la microarea e il terreno agricolo di proprietà e la prima opportunità abitativa per tutte quelle persone Sinte che stanno vivendo in una realtà incivile, che abitano con i propri famigliari, bambini, donne e anziani, in accampamenti di fortuna nati al momento senza nessun servizio come acqua, luce e servizi igienici, ma circondati da topi che scorrazzano a destra e a sinistra, rospi e insetti di ogni genere, aree siti in ogni appezzamento di terreno trovato libero, sui marciapiedi delle strade, vicinissimi ai fiumi, nelle campagne e boschi fitti, o in case diroccate e abbandonate, sotto i ponti e tante altre realtà che hanno già causato parecchie disgrazie.


L’abitazione migliore e veramente definitiva per i Sinti in Italia !!

l’abitazione migliore, concreta, definitiva per i sinti principalmente non l’appartamento in centro città come tante persone credono, anche se sembrerebbe di si, non lo è,  i motivi sono di varie nature, questo tipo di abitazione per i Sinti va benissimo ed e stabile fino a che i figli non crescono e si sposano avendo poi i propri figli, infatti tanti genitori che hanno scelto l’appartamento come abitazione, dopo la crescita dei propri figli e alla nascita dei nipoti, vorrebbero uscire per andare a vivere e invecchiare con i propri famigliari in una microarea.


Parecchie famiglie sono state obbligate ha fare questa grandissima scelta, solo per poter avere un lavoro e una casa per la propria famiglia allargata, hanno scelto di nascondere, di ripudiare la propria etnia d’appartenenza, non per scelta, ma per sopravvivenza ben consapevoli di dover perdere la propria Tradizione, Cultura, Usanza e la propria Lingua madre, oggi i loro figli non capiscono e non parlano più la propria lingua, grazie al doversi integrare completamente ed essere obbligati a nascondere la propria etnia d’appartenenza, hanno completamente dimenticato i propri valori e principi tenuti in vita dai loro avi per millenni.

Ma mentre queste famiglie, obbligatoriamente hanno scelto di integrarsi completamente, altre  famiglie che sono entrate spontaneamente nei appartamenti, hanno voluto perdere questi valori solo perché si vergognavano della propria etnia d’appartenenza, senza capire che era molto più vergognoso perdere e negare la propria etnia d’appartenenza.

Altre famiglie che vivono in appartamenti da moltissimi anni, sono riusciti a tenere e salvaguardare  le proprie Tradizioni, Culture, Usanze e la propria lingua madre, si sono adeguate a vivere nei appartamenti, senza dover mai perdere le propri origini, sono riusciti a salvare  principi e valori, grazie a dei vicini Gage che hanno capito la loro diversità di culture, tradizioni, usanze e modi di vivere e li hanno accettati rispettando i loro valori convivendoci e lasciandogli le origini.

Ma il come e dove vivere con la propria famiglia allargata o singola, deve essere una scelta propria e condivisa dalla propria famiglia, nessuna famiglia composta da esseri umani deve essere obbligato a dover scegliere di ripudiare la propria famiglia, le proprie tradizioni, culture, lingue e l’etnia d’appartenenza per ottenere un diritto che e di diritto di ogni persona umana e civile di questo mondo.
Perciò l’accesso all’appartamento, al terreno agricolo e alla microarea, deve essere una scelta libera senza essere condizionata, obbligata a accettare delle condizioni speciali.


Dopo avere valutato questi e altri problemi, abbiamo constatato che l’abitazione concreta, sicura e migliore per i Sinti, e quella dei terreni di propria proprietà. Questa soluzione è soprattutto per le famiglie Sinte perché il terreno di proprietà viene sentito come punto di riferimento stabile che si contrappone alla precarietà continua dei campi nomadi.

Nel terreno privato si può vivere con la propria famiglia allargata, potendo scegliere i propri vicini.
Fin ad ora per molte famiglie Sinte che hanno deciso di acquistare dei terreni come realtà di scelta abitativa, ha avuto molto successo, soprattutto perché ha dato la possibilità ad uscire completamente dalla realtà dei campi nomadi, di non essere più succube da altre persone e di dare una possibilità ai propri figli di avere un futuro migliore, dove potere permettere di frequentare tutte le scuole per quello che vorrà fare in futuro, senza doverle cambiare perché scacciati da varie città.
Per questo e altri motivi, tante famiglie Sinti ne stanno seguendo le orme, perché hanno capito che un terreno agricolo di propria proprietà e un futuro certo per i propri figli e nipoti.


Il terreno agricolo di propria proprietà e le microaree famigliari hanno la possibilità di salvaguardare i principi, i valori dei sinti togliendo tantissime famiglie dalla strada dandogli un tetto per coprire i propri figli, perciò bisogna coinvolgere e convincere il governo, la regione, la provincia e il comune ad abbandonare l’idea dei grandi campi nomadi ad adottare il concetto delle microaree e dei terreni privati, inserendo delle modifiche sulla legge dell’edilizia agevolata del Testo unico n. 380/2001, Solo così potremo finalmente arrivare alla fuoriuscita dalle situazioni di precarietà abitativa e eliminare gli accampamenti “obbligatoriamente” abusivi.

Segretario generale Federazione Rom e Sinti Insieme
Radames Gabrielli
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martedì 6 marzo 2012


"Il 'diverso' non è una minaccia da eliminare"
Le Acli cittadine intervengono a sostegno del percorso di legalità per il campo Sinti di via Lazzaretto, una scelta dell'amministrazione comunale che ha fatto discutere
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Ho letto questo articolo su :
e mi piace molto perciò ho deciso di portarlo sul blog della federazione.

radames gabrielli
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Riceviamo e pubblichiamo la nota del Circolo Acli di Gallarate sulla vicenda del campo Sinti di Gallarate, ritornata pienamente d'attuaità dopo la decisione della maggioranza di centrosinistra - contestata dalla Lega Nord - di avviare un nuovo percorso di legalità evitando lo sgombero del campo.
La recenti decisioni con cui l’Amministrazione di Gallarate ha inteso avviare ad una soluzione dignitosa il contenzioso con le famiglie Sinti residenti nel nostro comune ha suscitato, come prevedibile, reazioni sia di calda approvazione che di aspra riprovazione. Come ACLI, coerentemente a quanto anche fatto e detto, siamo nel novero di coloro che leggono nell’azione dell’Amministrazione non buonismo di bassa lega, ma coraggio. Quel coraggio che ci vuole a restare ancorati ad un’idea di convivenza civile sviluppata tramite l’inclusione e l’accoglienza, curando nello stesso tempo una contrattualità sociale basata anche sulla legalità, poiché siamo liberi anche in virtù delle leggi e delle norme, e non liberi perché affrancati dalle leggi. Certo, va riconosciuta la dignità anche delle idee di coloro che non la pensano in questo modo, e questo è frutto del coraggio di chi ha dato la vita affinché tale condizione, chiamata democrazia, potesse realizzarsi. Ma c’è un punto sul quale, necessariamente, la divaricazione tra ciò che è eticamente e moralmente accettabile e quello che non lo è, non è più possibile discutere, e va messo un pilastro inamovibile. Non si tratta più di PGT, norme, leggi, contratti, mediazioni culturali o salvaguardia della popolazione cosiddetta autoctona. E sta francamente diventando velenosamente noioso confrontarsi con chi tenta continuamente di spostare quel pilastro per interessi di parte.

Da quanto leggo riguardo ad alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa, una delle cose che maggiormente sembra indispettire è che queste famiglie “si ostinano a voler portare avanti uno stile di vita che è assolutamente diverso da quello degli altri cittadini”. Si può capire come questa cosa crei perplessità e disagio, e d’altra parte comprenderla richiede un bagaglio culturale ed una sensibilità alla comune condizione umana che sono frutto di scelte personali, e quindi non sempre presenti. Ma con questi atteggiamenti ed i conseguenti linguaggi siamo ancora nel campo della discriminazione, della diffidenza e della paura di ciò che non comprendiamo e che non vogliamo comprendere.

Non è questa la sede opportuna per considerare i necessari riferimenti valoriali. Ma intendiamo riaffermare che “il diverso” non può essere considerato una cosa incomprensibile e fastidiosa, e quindi una minaccia da eliminare: questa è una filosofia di esclusione che mette in pericolo, nei fatti, ognuno di noi, alimentando la vera insicurezza, i veri rischi per una convivenza sociale pacifica e proficua.

Inoltre, da parte nostra ribadiamo l’esigenza fondamentale della costruzione di una comunità intesa come un “noi”, perché un territorio che non sia anche comunità é privo del senso di appartenenza, e la comunità stessa resta utilizzabile solo come scenario, e non come attrice delle proprie vicende. Anche se fra noi ci sono i credenti della discriminazione e della razza, ognuno dei quali nutre e mantiene le proprie sicurezze; davvero siamo certi che è di quelle sicurezze e certezze che abbiamo bisogno?

Noi siamo convinti che la democrazia, anche a casa nostra, si misura da come siamo capaci di vivere la solidarietà nella società civile, ogni giorno. E non è più il tempo per parlare di democrazia in termini generali. Occorre invece tornare a confrontarsi costantemente con l’idea di un processo in continuo sviluppo, mai concluso e tanto meno dato per scontato, di un contesto sociale che concilia le libertà, i diritti e la dignità dei singoli con le esigenze di una degna convivenza civile, e quindi attrezzato con forme di tutela, garanzie e controlli centrati sulla partecipazione decisionale e la condivisione di benefici e svantaggi. Questo confrontarsi significa prendersi cura della democrazia e della società civile: assumere questo modo di guardare al contesto in cui viviamo è sostenere che esiste un potenziale innato in ciascuna persona, in ciascun compito, in ogni problema da affrontare.

Siamo chiamati dai tempi ad affrontare, in modo cooperativo e condiviso, un nodo centrale: produrre modalità non per governare in modo diverso la comunità, ma per avviare processi affinché un’altro modo di essere comunità sia possibile. Quelle famiglie son lì a ricordarcelo,


per Circolo ACLI Gallarate
Carlo Naggi, Presidente

lunedì 5 marzo 2012


HAMMARBERG:
NELL’EUROPA DI OGGI ROM E SINTI SONO ESPOSTI  FRME DI RAZZSIMO

Bruxelles - “In numerosi Paesi Europei, i rom e i sinti sono ancora privati dei diritti umani essenziali e sono vittime di lampanti episodi di razzismo”. E’ quanto ha dichiarato il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, commentando la pubblicazione del suo rapporto intitolato “I diritti umani dei rom e dei sinti in Europa”. I rom e i sinti –ha aggiunto - “sono nettamente svantaggiati rispetto ad altri gruppi di popolazione nel campo dell’istruzione, dell’occupazione, dell’accesso a un alloggio decente e all’assistenza sanitaria. La loro speranza di vita è inferiore alla media e il loro tasso di mortalità infantile è più elevato di quello degli altri gruppi.

Il Rapporto è il primo che considera la situazione nei 47 paesi membri del CdE, dove i rom sono “la minoranza più numerosa e al contempo più vulnerabile”.
Per Hammarberg “l’antiziganismo continua a essere diffuso” e punta l’indice verso “discorsi incitanti all’odio” provenienti da alcuni politici, mass media e gruppi estremisti presenti su internet.
“Questo clima relega i rom in una logica di ineguaglianza e di esclusione”, mentre
“i politici eletti devono dare l’esempio rispettando e difendendo i diritti di ciascuno”.

Il rapporto affronta vari temi come i diritti economici e sociali, la libertà di circolazione e i problemi connessi con l’apolidia, la partecipazione alla vita pubblica.
Il documento del Consiglio d’Europa - diffuso oggi - presenta una serie di misure che potrebbero essere assunte dai governi sul versante dell’educazione, della sicurezza e dei diritti; chiede inoltre una “commissione per la verità”, intesa a far luce sulle atrocità commesse nella storia verso gli zingari




L’ULTIMA DI MONTI:
RICONOSCERE I ROM COME “MINORANZA NAZIONALE


Riconoscere i Rom come «minoranza nazionale»: è uno degli impegni principali assunti dal Governo italiano per il biennio 2012-2013 e contenuti nella Strategia nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti approvata venerdì scorso in Consiglio dei ministri. Un Piano che riceve il plauso dell’Unhcr, in passato fortemente critica nei confronti delle politiche italiane nei confronti dei Rom.


La notizia dell’ok governativo è stata data oggi dal ministro per l’Integrazione e la Cooperazione, Andrea Riccardi, nel corso di un’audizione nel Comitato Schengen. Il ministro ha spiegato che il «Piano Rom» è stato «salutato con interesse dall’Unione europea» e che il commissario Ue Viviane Reding era «innervosito dalla politica italiana verso i Rom». D’altronde l’Europa imponeva ai Paesi membri di delineare la loro strategia sui Rom entro il 2011, e quindi l’Italia arriva in extremis. Quattro gli assi principali di intervento sui quali poggia il Piano nazionale italiano: scuola, lavoro, casa e diritto alle cure.

Su questi pilastri si fonderà nei prossimi anni l’attività di inclusione di Rom, Sinti e Camminanti, «superando definitivamente – si legge nel documento – la fase emergenziale che, negli anni passati, ha caratterizzato l’azione soprattutto nelle grandi aree urbane». Il ministro per la Cooperazione e l’Integrazione dovrà costruire, di concerto con i ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, dell’Interno, della Salute, dell’Istruzione e della Giustizia, una cabina di regia delle politiche dei prossimi anni, coinvolgendo le rappresentanze degli Enti regionali e locali, compresi i sindaci di grande aree urbane e le stesse rappresentanze delle comunità Rom, Sinti e Camminanti presenti in Italia.

Una delle novità è infatti, oltre alla definizione di un disegno di legge governativo per il riconoscimento dei Rom come minoranza nazionale, la «sperimentazione di un modello di partecipazione delle comunità Rom e Sinte ai processi decisionali che li riguardano». Ancora, è prevista l’attivazione – mediante l’utilizzo delle risorse provenienti dalla trascorsa «emergenza commissariale» connessa agli insediamenti delle comunità Rom nelle regioni Campania, Lombardia, Lazio, Piemonte e Veneto e ad oggi ancora non impegnate – di appositi «Piani locali per l’inclusione sociale delle comunità Rom», che individuino nuovi interventi di inclusione da programmare e realizzare sperimentalmente.

IL Piano prevede anche la costituzione di gruppi di lavoro per esaminare le problematiche inerenti al riconoscimento giuridico dei Rom provenienti dalla ex Jugoslavia e la definizione di percorsi e soluzioni per superare la cosiddetta «apolidia di fatto». Ancora, si prevede l’attivazione presso l’Unar (ufficio nazionale Antidiscriminazioni razziali) della rete nazionale di osservatori e centri territoriali antidiscriminazione in almeno il 50% dei territori regionali, della banca dati e del sistema informatizzato di monitoraggio dei fenomeni di discriminazione nei media.


domenica 4 marzo 2012


PRESENTATA A BRUXELLES
LA STRATEGIA NAZIONALE D'INCLUSIONE DEI ROM, DEI SINTI E DEI CAMMINANTI. 



3 marzo 2012 - Riportiamo nota del Ministero dell’Interno: Istruzione, lavoro, salute e alloggio sono i quattro cardini attorno ai quali si svilupperà la ‘Strategia nazionale d’inclusione dei rom, dei sinti e dei camminanti’ 2012-2020. Il documento, approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 24 febbraio, è stato realizzato dal ministro per la Cooperazione internazionale e per l’Integrazione Andrea Riccardi e coinvolgerà i ministeri di Interno, Lavoro e Politiche sociali, Giustizia, Salute, Istruzione, Università e Ricerca ed enti locali attraverso una ‘cabina di regia’ coordinata sul territorio dall’Unar .Inviato martedì scorso a Bruxelles, il testo adempie alle richieste della Commissione europea con la Comunicazione 173 del 5 aprile 2011.
Il Piano prevede, per i primi due anni, interventi per «aumentare la capacity-building istituzionale e della società civile per l’inclusione sociale dei rom, sinti e caminanti» attraverso l’attivazione di «Piani locali per l’inclusione sociale delle comunità». Tra le altre «azioni di sistema» individuate, la promozione di un sistema permanente di centri territoriali contro le discriminazioni, che si avvarrà di una rete di antenne territoriali gestita dall’Unar per la rilevazione e la presa in carico dei fenomeni di discriminazione; l’abbattimento degli stereotipi con campagne di informazione; l’elaborazione un «modello di partecipazione delle comunità ai processi decisionali nazionali e locali» con il coinvolgimento degli attori istituzionali e delle principali associazioni.
ISTRUZIONE
Un focus particolare è dedicato alle iniziative previste per accrescere le opportunità educative, favorendo l'aumento del numero degli iscritti a scuola, nonché la frequenza, il successo scolastico e la piena istruzione. Ciò anche attraverso processi di pre-scolarizzazione che puntino alla partecipazione dei giovani all’istruzione universitaria, all’alta formazione e formazione-lavoro anche mediante prestiti d’onore, borse di studio e altre agevolazioni previste dalla legge.
LAVORO
Tra le misure previste a sostegno dell'inserimento lavorativo, ampio spazio è dato alla promozione della formazione professionale, come strumento per superare situazioni di irregolarità o precarietà del lavoro e favorire lo sviluppo di attività imprenditoriali autonome, nonché percorsi di inserimento specifici per donne e giovani under 35.
SALUTE
Analologa attenzione è rivolta all’accesso ai servizi sociali e sanitari sul territorio, all’implementazione della prevenzione medico-sanitaria con particolare attenzione a donne, bambini, anziani e disabili. Obiettivo è favorire la salute riproduttiva e coinvolgere i servizi sociali nei programmi di cura medica mediante l’inserimento di mediatori culturali.
ALLOGGIO
Indicata come priorità quella di «aumentare l’accesso ad un ampio ventaglio di soluzioni abitative in un’ottica partecipativa di superamento definitivo di logiche emergenziali e di grandi insediamenti monoetnici e nel rispetto delle opportunità locali, dell’unità familiare e di una strategia fondata sull’equa dislocazione». Tra gli obiettivi, favorire la cooperazione interistituzionale per l’offerta abitativa e l’informazione sulle risorse economiche e i dispositivi amministrativi a disposizione per le politiche abitative.

TRATTO DAL SITO www.interno.it

DOCUMENTI SULLA STRATEGIA IN ALLEGATO



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ROM E SINTI, L'ITALIA VOLTA PAGINA CON LA STRATEGIA NAZIONALE 

vuoi sapere questo o altro !!!

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domenica 26 febbraio 2012


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ITALIA RAZZISTA , CONDANNATA 

In ben tre occasioni, di recente, il nostro Paese è stato oggetto delle attenzioni internazionali per il cattivo trattamento riservato a immigranti e rifugiati.

La prima è costituita dal rapporto dell’organizzazione Human Rights Watch, la quale denuncia gli episodi di Rosarno, gli attacchi a Rom e Sinti e agli immigrati, per concludere che “le mancanze dello Stato italiano nel prendere misure efficaci contro i crimini imputabili a odio discriminatorio. Sono rari i casi in cui l’aggravante razzista venga contestata nelle azioni penali per violenze, e le autorità italiane tendono a sminuire la portata del problema e non condannano con la necessaria forza gli attacchi. La inadeguata formazione delle forze dell’ordine e del personale giudiziario e la incompletezza della raccolta di dati aggravano la situazione. Allo stesso tempo, la retorica dei politici, le misure del governo e la cronaca  mediatica collegano gli immigrati e i Rom alla criminalità e contribuiscono ad alimentare un clima di intolleranza”.

La seconda occasione è poi rappresentata dal rapporto sull’Italia della Commissione europea contro la discriminazione. Secondo tale rapporto, malgrado qualche passo avanti, “si è verificato  un aumento del ricorso a discorsi di stampo razzista in politica, con gli immigrati regolarmente presentati come fonte di insicurezza. Questo linguaggio si rispecchia nelle politiche discriminatorie (ad esempio, numerosi aspetti del cosiddetto “pacchetto sicurezza”). Sebbene sia stata abbandonata la maggior parte delle misure più discutibili, è evidente l’impatto sugli atteggiamenti dell’opinione pubblica.
Persistono i pregiudizi contro i musulmani e l’antisemitismo, e si segnalano casi di discriminazione nei confronti dei gruppi vulnerabili nell’accesso agli alloggi dati in locazione da privati. In alcuni casi, si sono verificate aggressioni violente contro Rom e immigrati. La maggior parte dei Rom subisce varie forme di emarginazione, malgrado i programmi messi in atto da un certo numero di comuni e di regioni a favore dell’inclusione sociale. Perfino i campi nomadi autorizzati sono relegati in aree lontane dai centri urbani. Per quanto riguarda i campi abusivi, sono stati oggetto di demolizioni e di sgomberi forzati, che hanno contribuito a peggiorare la discriminazione nella vita quotidiana nei confronti di questa popolazione. Nonostante i progressi compiuti in materia di diritto di asilo, pare che la politica dei respingimenti, inaugurata nel maggio del 2009, che prevede di rimandare nel paese di origine le imbarcazioni intercettate in mare aperto tra l’Italia e la Libia, abbia privato un certo numero di persone della possibilità di fare valere il loro diritto alla protezione internazionale. Si sono constatati altri problemi a seguito degli eventi del Nord Africa agli inizi del 2011, e si deplorano i ritorni forzati troppo affrettati e le condizioni di accoglienza inadeguate”.

Infine, la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia nel caso Hirsi Jamaa ed altri perché il respingimento senza possibilità di esame di vari rifugiati verso la Libia ha costituito una violazione dell’art. 3 della Convenzione europea sui diritti umani e le libertà fondamentali (divieto di trattamenti disumani e degradanti),  e degli artt. 4 (divieto di espulsioni collettive) e 13  (diritto a un ricorso effettivo del Protocollo n. 4 a tale Convenzione.  Si trattava di una situazione denunciata da varie organizzazioni di giuristi, fra le quali l’Unione forense di tutela dei diritti umani presieduta dall’avvocato Mario Lana, Unione di cui faccio parte. Non è del resto la prima volta….

Ce n’è abbastanza per una riflessione approfondita. In buona parte si tratta di un retaggio del governo razzista dei bungabunga e leghisti, con il buon Maroni in testa, all’epoca responsabile del Ministero degli interni. Ma oggi le cose stiano cambiando in meglio? Non ne sarei tanto sicuro… basti vedere il permanere del balzello sui permessi di soggiorno o la riapertura di taluni centri di detenzione, denunciata da Pierluigi Sullo sul manifesto di giovedì scorso. Che dice al riguardo il ministro Riccardi, che sembra essere stato privato di ogni voce in capitolo e competenza operativa?

Il rispetto dei diritti umani di immigranti e rifugiati è un lusso o un diversivo? O  è, come ritiene l‘Associazione dei giuristi democratici, la base per una situazione di rispetto dei diritti e della dignità di tutti?


Segretario generale Radames Gabrielli





venerdì 24 febbraio 2012

ROM E SINTI, L'ASSEMBLEA ELETTIVA DELLA FEDERAZIONE ROM E SINTI INSIEME


L'Assemblea elettiva della Federazione Rom e Sinti Insieme, 
composta dai Presidenti delle associazioni, gruppi e cooperative aderenti, 
si è riunita a Mantova al Museo Diocesano di piazza Virgiliana, 
oggi 24 febbraio 2012, 
per rinnovare le cariche sociali, come previsto dallo Statuto. 
E' stato eletto Yuri Del Bar alla carica di Presidente della Federazione Rom e Sinti Insieme e sono stati eletti Davide “Denus” Casadio, Dijana Pavlovic, Renato “Sneco” Henich e Giorgio Bezzecchi alla carica di Vice Presidenti. Erasmo Formica è stato confermato Tesoriere e 
Radames Gabrielli è stato eletto alla carica di Segretario della Federazione.

L'assemblea è stata aperta dal Presidente uscente Radames Gabrielli che ha introdotto la seduta, spiegando a tutti i rappresentanti delle associazioni sinte e rom le ragioni familiari che lo hanno portato a dare le dimissioni. 
Nel suo intervento il Presidente Radames Gabrielli ha elencato alcuni dei tanti risultati raggiunti dalla Federazione sotto la sua guida e ha ringraziato tutti per il lavoro svolto insieme in questi tre anni di impegno costante e molto faticoso.

L'assemblea ha eletto Yuri Del Bar a Presidente dell'Assemblea elettiva e alle ore 11.00 si è aperta ufficialmente l'assemblea con l'appello dei rappresentanti delle associazioni, gruppi e cooperative aderenti alla Federazione.

Il Presidente dell'Assemblea, Yuri Del Bar, ha preso la parola e, riagganciandosi alle parole del Presidente Radames Gabrielli, ha fatto una cronistoria di questi ultimi tre anni, partendo dall'Assemblea elettiva che si era tenuta nel mese di giugno del 2009 a Verona, subito dopo la scissione dalla Federazione Rom e Sinti Insieme di alcune associazione che hanno poi dato vita alla Federazione Romanì. Yuri Del Bar ha ricordato che in quell'occasione lo scoramento e la delusione erano molto forti ma che grazie al lavoro svolto in questi tre anni dal Presidente Radames Gabrielli, dai Vice Presidenti Davide “Denus” Casadio e Dijana Pavlovic e da tutti i Presidenti delle associazioni aderenti, la Federazione è cresciuta numericamente e ha colto successi importanti quali la stesura della Strategia Nazionale da parte del Governo italiano e il ripristino dei contratti a forfait da parte dell'Autorità per l'energia e per il gas.

L'assemblea ha chiesto a Radames Gabrielli di rimanere alla guida della Federazione e tutti i Presidenti si sono alzati in piedi per applaudire il lavoro svolto dal Presidente. Ma Radames Gabrielli alzandosi a sua volta in piedi ha ricordato che se sono stati raggiunti dei risultati importanti, il merito va ad ognuno delle persone presenti che con spirito di sacrificio si sono impegnati in questi tre anni e lo hanno supportato.

Il Presidente dell'Assembla ha ripreso la parola ed ha iniziato ad illustrare i primi due punti all'ordine del giorno: rapporto con l'Autorità per l'energia e per il gas e stesura della Strategia Nazionale. Ne è seguita una lunga discussione a cui hanno partecipato con interventi appassionati tutti i rappresentanti della associazioni presenti. Al termine si è deciso di formare un gruppo di contatto con l'Autorità per l'energia, formato da Davide “Denus” Casadio, Giorgio Bezzecchi, Diego Grisetti, Vladimiro “Cavallini” Torre, Carlo Berini, Erasmo Formica e Renato “Sneco” Henich. Per la Strategia nazionale è stato deciso che saranno incaricati di volta in volta dalla Presidenza le persone che dovranno partecipare, indicativamente i delegati saranno il Presidente e i Vice Presidenti.

Dopo una breve pausa è stato introdotto l'ordine del giorno che imponeva all'assemblea di rinnovare le cariche sociali. Il Vice Presidente uscente, Davide “Denus” Casadio, è intervenuto proponendo di non eleggere subito un nuovo Presidente della Federazione ma di aspettare qualche mese e cercare in tal modo di convincere Radames Gabrielli a rimanere in carica per altri tre anni. Ne è nata un'accesa discussione dove sono intervenuti nell'ordine: Vladimiro “Cavallini” Torre, Dijana Pavlovic, Renato “Sneco” Henich, Yuri Del Bar, Antonio “Lanco” Reinhardt, Fabio “Ruco” Robert, Roberto Torsi, Diego Grisetti, Davide Gabrieli, Radames Gabrielli, Erasmo Formica, Demis Quirini, Ernesto Grandini e più volte Davide “Denus” Casadio per le repliche.

Alla fine della lunga discussione l'assemblea ha deciso all'unanimità di andare a votazione immediatamente per eleggere il Presidente, quattro Vice Presidenti, il Segretario e confermare alla carica di Tesoriere Erasmo Formica che ha accettato. L'assemblea ha chiesto a Radames Gabrielli di candidarsi alla carica di Presidente; ma Radames Gabrielli, pur se onorato dall'insistenza dell'Assemblea, ha declinato l'offerta e ha spiegato che gli era impossibile. A quel punto sono intervenuti Davide “Denus” Casadio, Dijana Pavlovic e Yuri Del Bar che si sono candidati alla carica di Presidente della Federazione Rom e Sinti Insieme.

Il Presidente dell'Assemblea ha predisposto le schede elettorali che sono state distribuite. I rappresentanti delle associazioni con voto segreto hanno votato alla carica di Presidente Yuri Del Bar con un voto plebiscitario. Immediatamente dopo si è andati a votazione per i quattro Vice Presidenti e il Segretario. L'assemblea ha eletto per acclamazione: Radames Gabrielli alla carica di Segretario della Federazione, mentre Dijana Pavlovic e Giorgio Bezzecchi sono stati eletti Vice Presidenti.

Non avendo raggiunto un accordo per l'elezione degli altri due Vice Presidenti si è andati a votazione segreta con quattro candidati: Vladimiro “Cavallini” Torre, Davide “Denus” Casadio, Diego Grisetti e Renato “Sneco” Henich. Al termine della votazione sono stati contati tre (3) voti per Vladimiro Torre, cinque (5) voti per Diego Grisetti, undici (11) voti per Renato “Sneco” Henich e sedici (16) voti per Davide “Denus” Casadio. L'assemblea ha applaudito l'elezione di  Davide “Denus” Casadio e  Renato “Sneco” Henich alla carica di Vice Presidenti.

L'assemblea ha applaudito in piedi il Presidente Yuri Del Bar, i Vice Presidenti  Davide “Denus” Casadio, Dijana Pavlovic, Renato “Sneco” Henich e Giorgio Bezzecchi, il Segretario Radames Gabrielli e il Tesoriere Erasmo Formica. Il neo Presidente ha chiuso l'Assemblea, ringraziando tutti i Presidenti delle associazioni, delle cooperative e dei gruppi aderenti alla Federazione.
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UNAR

Verbale della riunione tenutasi il 22 febbraio 2012, alle ore 15.00, presso l’UNAR avente ad oggetto l’esame dello schema di “Strategia nazionale per l’inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti”.

PARTECIPANTI: 

Federazione Rom e Sinti Insieme;

UNIRSI; Federazione Romanì; ERRC; Unicef Italia; Croce Rossa Italiana; Caritas Italiana; C.I.R.;  ARCI; Fondazione Migrantes; Save the Children Italia; Amnesty International; Comunità di Sant’Egidio.

Apre l’incontro il Direttore dell’UNAR, dott. Massimiliano Monnanni, che informa i presenti in merito alla terza riunione del Tavolo Interministeriale che dovrà esaminare la bozza di Strategia nazionale per l’inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti alla luce delle osservazioni avanzate nel corso della riunione odierna.
Ricorda, altresì, la necessità di chiudere i lavori di revisione dello schema di Strategia in modo tale da consentire la consegna della stessa, in lingua inglese, alla Commissione Europea entro il 29 febbraio p.v..
Il dott. Monnanni procede pertanto ad una descrizione dei contenuti della stessa, dell’approccio seguito per la sua elaborazione e delle risorse economiche al momento disponibili per la realizzazione di quanto in essa previsto, rassicurando i presenti in merito alla volontà di garantire nella fase di attuazione della Strategia un coinvolgimento costante delle comunità Rom e Sinte che dovrà, tuttavia, tenere conto dei diversi livelli di responsabilità, in modo tale che a ciascuno venga assegnato il proprio compito per evitare possibili sovrapposizioni all’interno dei tavoli di lavoro e di valutazione.
 Il dott. Monnanni sottolinea, inoltre, quanto previsto dalla Strategia in ordine ad un possibile riconoscimento delle Comunità  RSC come minoranza nazionale, nonché l’impegno assunto dal Ministero dell’Interno in merito ad un approfondimento della questione legata allo status giuridico dei RSC provenienti dalla ex Jugoslavia.
Prendono la parola per un primo giro di tavolo i rappresentanti delle Associazioni presenti che esprimono, nel complesso, valutazioni positive in ordine ai contenuti della Strategia, sottolineando la necessità di superare la cultura dell’emergenza (C.I.R.), di garantire un corretto dialogo tra la quanto previsto dalla Strategia e le altre azioni poste in essere in materia (UNICEF), di costruire un corretto sistema di indicatori che aiutino a comprendere meglio l’attuazione delle azioni previste dalla Strategia (UNICEF), nonché di assicurare la presenza delle Comunità RSC nei diversi Tavoli di lavoro (UNIRSI, Federazione Romanì).
Le singole Associazioni procedono successivamente all’esposizione, nel dettaglio, delle proprie osservazioni in merito a quanto previsto nella Strategia.
Amnesty International rinviando a quanto già segnalato nel documento inviato prima della riunione odierna, ribadisce la necessità di uscire dal sistema emergenziale, di attuare un apolitica volta al superamento dei campi e di evidenziare all’interno della Strategia l’impatto che gli sgomberi forzati hanno sulle Comunità RSC.
Save the Children Italia ribadisce come il mancato riconoscimento giuridico delle Comunità RSC sia alla base della loro marginalizzazione, auspicando l’integrazione dei diversi tavoli di lavoro previsti dalla Strategia con rappresentanti delle diverse Associazioni coinvolte.
Viene altresì sottolineata la stigmatizzazione cui vengono sottoposti i minori RSC. A tale proposito Save the Children propone una maggiore consultazione dei minori rom infraquattordicenni.
ARCI,  dopo aver espresso un giudizio positivo in merito al contenuto inedito e di grande interesse della Strategia, pone l’attenzione sul problema abitativo e sulla necessità che vengano garantiti tempi certi in ordine al superamento dei campi nomadi.
Federazione Rom e Sinti Insieme, rinviando a quanto riportato in un documento che la Federazione si impegna a far pervenire all’UNAR ai fini di una possibile integrazione di quanto previsto nella bozza di Strategia, chiede dei chiarimenti in ordine al termine “censimento” utilizzato nella Strategia, sottolineando come lo stesso sia spesso utilizzato con un significato negativo nei confronti delle Comunità RSC, e sottolinea la necessità di superare la politica assistenziale fin’ora posta in essere in favore delle Comunità RSC.
Caritas Italiana in merito alle proprie osservazioni rinvia a quanto verrà riportato in un apposito documento.
ERCC nel ribadire quanto segnalato in un documento già  trasmesso presso questo Ufficio, sottolinea la necessità di coinvolgere rappresentanti delle Comunità RSC in ogni decisione che li riguardi, rendendoli così soggetti attivi e decisionali.
Croce Rossa Italiana osserva come gli obiettivi declinati nella Strategia siano poco rivolti alla società, nonché la mancanza di indicazioni in ordine ad una maggiore responsabilizzazione del sistema scolastico e la scarsa considerazione del problema legato ai nuovi flussi migratori e agli insediamenti abusivi.
Comunità di Sant’Egidio,  rinviando a quanto verrà riportato in un apposito documento, evidenzia la necessità di un approccio maggiormente specifico al problema dell’apolidia di fatto, di un chiarimento in ordine al contrasto dell’antiziganismo e di evitare un’eccessiva proliferazione dei tavoli tecnici distinguendo tra quelli opportuni e quelli necessari.
UNICEF, rinviando a quanto verrà riportato in un apposito documento, chiede che venga evidenziata maggiormente ed ampliata l’attività di mainstreaming dei diritti delle Comunità RSC nei vari atti di programmazione nazionale e di intervenire nel settore della giustizia minorile.
La riunione termina alle ore 19.00.

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