giovedì 24 gennaio 2008

La Conferenza secondo il Ministero dell’Interno

I lavori della seconda giornata della Conferenza europea sulla popolazione Rom sono stati introdotti dal capo Dipartimento delle Libertà civili e l’immigrazione, prefetto Mario Morcone, che ha illustrato i tre panel di discussione, dedicati all’ ”istruzione come elemento fondante della convivenza”, alla “casa come sostegno per una integrazione possibile” ed alla “tutela dei diritti e il rispetto delle regole”.
Il sottosegretario all’Interno, Ettore Rosato, nel presentare la tematica di quest’ultima sezione di lavoro ha sottolineato come compito specifico del Ministero dell’Interno, accanto a quello della sicurezza, sia proprio quello di garantire la tutela delle minoranze e degli stranieri presenti sul territorio italiano, come ben sanno i tanti prefetti presenti oggi nella sala conferenza della SSAI, che quotidianamente si occupano di una problematica così complessa, per la quale occorre una politica integrata tra Stato, Regioni ed enti locali, che deve essere necessariamente condivisa dalle varie componenti sociali.Il Ministro Plenipotenziario Valentino Simonetti, presidente del CIDU, Comitato Internazionale dei Diritti Umani, ha voluto richiamare le buone prassi realizzate in alcuni Paesi europei sullo status dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti, per il quale non esiste una disciplina univoca e nemmeno una connotazione univoca di minoranza.

Dopo una puntuale ricognizione della normativa internazionale volta a contrastare ogni discriminazione di tipo razziale, il ministro si è soffermato ad analizzare le best practices di Svezia ed Austria: il paese scandinavo fin dal 1999, con una legge ad hoc, ha riconosciuto ai Rom la connotazione di minoranza etnica, mentre in Austria il riconoscimento ha riguardato sei gruppi etnici tra i quali Rom e Sinti.

Particolarmente attiva su questo versante anche la Spagna, ove sono stati attivati servizi di informazione e consulenza nel settore occupazionale, destinati specificamente alle minoranze ed alla componente Gitana presente sul territorio iberico.

A Burgos è stata posta in essere una politica abitativa di assoluto rilievo ed innovazione, con la messa a disposizione di appartamenti a favore degli appartenenti alla comunità Rom presente in loco.

Il presidente del CIDU, dopo aver messo in guardia dai rischi di ghettizzazione correlato al riconoscimento della comunità Rom quale minoranza, ha ricordato i tanti incontri e le numerose iniziative promosse dalla comunità europea per la partecipazione delle minoranze alla vita pubblica degli Stati ove risiedono ed alla definitiva eliminazione di ogni discriminazione nei confronti dei Rom.

Il rappresentante dell’OSCE Andrzej Mirga ha posto l’accento sul concetto di “autorappresentazione” dei Rom, un diritto che risulta realizzato solo in Serbia, in Croazia, nel Montenegro, ma soprattutto in Ungheria, del cui parlamento fanno parte due giovani ed attivissime donne di etnia Rom.

Questi esempi non possono far dimenticare, come evidenziato nella prima giornata di questa Conferenza Europea dalla ricerca condotta dal professor Mannheimer, come la popolazione Rom sia ancora oggi considerata “di fascia B”, emarginata, spesso disprezzata ed additata semplicisticamente come criminale e violenta.

Anche Paesi evoluti come la Francia presentano ampie zone, come la stessa periferia di Parigi, ove l’integrazione non si è completata e ad esempio sul fronte lavoro le opportunità concesse alle minoranze sono piuttosto modeste.

Mirga ha poi svolto un primo bilancio sui risultati in ambito internazionale conseguenti all’impegno per favorire l’integrazione dei Rom nei Paesi ospitanti nell’arco del periodo 2003-2008: a fianco di Paesi “negligenti”, ci sono nazioni che non accompagnano ad una “retorica” sul tema una implementazione concreta; ci sono poi nazioni nelle quali a fare qualcosa in concreto con progetti finanziati sono solo fondazioni e donatori privati; alcuni Paesi, tra i quali Ungheria, Polonia e Montenegro, hanno avviato invece progetti concreti sostenuti da impegni di spesa straordinari; infine ci sono Paesi ove le autorità locali perseguono prioritariamente l’intento di allontanare le comunità Rom. In chiusura il rappresentante Osce ha ricordato l’appuntamento di Luglio 2008, sotto la guida della Finlandia, per un esame approfondito della realtà Rom in rapporto alla politica delle autonomie locali.


Ha preso poi la parola Eva Rizzin del Comitato Rom e Sinti Insieme la quale ha analizzato i motivi della arretratezza in Italia della rappresentanza delle comunità Rom e Sinti, spesso giustificati da pregiudizi dettati dalla ignoranza sulla storia e sulla filosofia di vita delle comunità stesse.

Da qui la proposta di promuovere una conoscenza diffusa della filosofia di vita di Rom e Sinti, ricordando come il 2007, anno europeo della parità di trattamento, si sia rilevato un anno di sgomberi forzati, di incendi, di ronde, di morte, come nel caso dei quattro bambini di Livorno.Con composta decisione la rappresentante dei Sinti ha sottolineato come il rispetto delle regole sia inderogabile da parte di ogni minoranza come anche da parte delle istituzioni, che devono sempre garantire condizioni di vita dignitose per ogni persona presente sul territorio dello Stato. Affrontato poi il contenuto dei Patti di legalità stipulati in quasi tutte le grandi città italiane nel 2007 spesso finalizzati ad allontanare i campi nomadi dai centri urbani con ulteriore effetto di emarginazione e, da ultimo, la legge 482 del 1999 che, riconoscendo le minoranze storiche in Italia, escludeva aprioristicamente Rom e Sinti. La conclusione della giovane esponente Sinta si è incentrata sull’intento di ridare tutela e dignità in Italia a tutte le rappresentanze sinte e rom, presenti nel nostro territorio fin dal XIV secolo.


Prima del previsto dibattito in aula, ha svolto il suo intervento il prefetto Perla Stancari, Direttore centrale per i diritti civili, la cittadinanza e le minoranze, che, prendendo avvio dagli atteggiamenti di rifiuto spesso posti in essere nei confronti dei Rom ha richiamato le competenze del ministero dell’Interno a tutela di tutte le minoranze e le tante iniziative avviate dal Viminale in tale materia anche con i Paesi di provenienza, in particolare con quello romeno.

Interessanti le valutazioni sui mutamenti del fenomeno Rom, evidenziati da un monitoraggio avviato nel 2006 dal Viminale, aggiornato nel 2007 con la collaborazione di tutte le prefetture, dal quale emergono criticità da affrontare ma anche progetti conclusi con successo, soprattutto per quel che riguarda l’istruzione e le attività lavorative.

L’analisi del prefetto Stancari ha poi riguardato l’impegno degli enti locali e la stessa legislazione regionale, la mancanza di una politica nazionale per migliorare la condizione dei Rom, l’importanza dei patti per la legalità siglati con i sindaci delle grandi città italiane, gli interventi di sostegno alle categorie svantaggiate sostenuti dal Fondo UNRRA.

Da ultimo è stata posta l’attenzione sull’immigrazione come risorsa, non solo per la grande industria italiana ma anche per le singole famiglie del nostro Paese che possono fare affidamento, nella maggioranza dei casi, su collaboratori stranieri capaci ed affidabili, e sui diritti dei più deboli che vanno difesi strenuamente, soprattutto quando si tratta di bambini costretti all’accattonaggio oppure di donne sfruttate da organizzazioni senza scrupoli.

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