giovedì 10 novembre 2011


Nuovo PaeseSera

GIOVEDÌ, 10 NOVEMBRE 2011

La manifestazione

Montecitorio, rom e sinti in presidio “Basta diritti negati”


Riconoscimento dello status di minoranza. Riconoscimento della persecuzione degli "zingari" sotto il nazi-fascismo. Ma anche diritto alla casa, al lavoro, all’istruzione e alla partecipazione sociale e politica. Ecco cosa chiedono i trecento rom e sinti che questa mattina si sono ritrovati davanti alla Camera per una grande manifestazione nazionale. Sono arrivati da tutto il Nord Italia, portando un violino, una chitarra e tante proposte

LA CONFERENZA I rom non sono ladri di bambini DI V. ALTIMARI

Trecento persone, un violino e una chitarra davanti a Montecitorio. Strano sentir suonare ad un presidio? Mica tanto, visto che a organizzarlo sono state le maggiori associazioni rom e sinti d’Italia. Avrebbero voluto essere molti di più, ma hanno dovuto attenersi, anche loro, al divieto di manifestare deciso da Alemanno e dalla Questura dopo il 15 ottobre. Sono arrivati da tutto il Nord Italia. Da Brescia, Rimini, Mantova, Verona, Vicenza, Padova, Reggio Emilia, Cremona e Torino. Per consegnare un documento indirizzato al Parlamento e al Governo.

RISTABILIRE LA VERITÀ STORICA – “Alla Camera e al Senato – spiega Radames Gabrielli, presidente della Federazione Rom e Sinti insieme – giacciono da mesi due proposte di legge che sono state più volte sollecitate da diverse istituzioni internazionali”. La prima, presentata a giugno a Montecitorio, prevede il riconoscimento dello status di minoranza linguistica per i rom e i sinti. “A differenza di quanto avviene negli altri paesi europei – sostiene Gabrielli – oggi noi in Italia non siamo riconosciuti come popolo. Eppure siamo presenti dal 1400 e abbiamo la nostra lingua, la nostra cultura e le nostre tradizioni”. Non è solo una questione formale. “Se sinti e rom fossero riconosciuti, non ci sarebbe più spazio per fantasiosi pregiudizi e stereotipi sul nostro stile di vita, né per decreti di emergenza”.

Lo stesso vale per la seconda proposta di legge, presentata in Senato il 15 febbraio scorso da Pietro Marcenaro, presidente della Commissione straordinaria per i diritti umani, ma sottoscritta anche da diversi esponenti di Pdl e Fli. La richiesta, in questo caso, è di ristabilire una verità storica ancora ignorata da larga parte dei cittadini italiani: il “Porajmos”, parente stretto della più nota “Shoah”. “Sotto il nazifascimo – ricorda Gabrielli – sono stati sterminati 500 mila rom e sinti, ma questo a scuola non viene insegnato. Perché? È venuto il momento di riconoscere anche la nostra persecuzione etnica, estendendo il Giorno della Memoria anche al popolo dei rom e dei sinti”.

RICONOSCERE I DIRITTI NEGATIDA SEMPRE – Lavoro. Casa. Scuola. Partecipazione alla vita sociale e politica. Sono solo alcuni dei diritti che, da sempre, i rom e i sinti che vivono nel nostro Paese si vedono negare. Dopo anni di appelli e messe in mora, l’Italia adesso si è impegnata con l’Unione Europea a predisporre entro il 31 dicembre una strategia nazionale di inclusione sociale di queste popolazioni. Il tempo stringe. E questo rischia di essere l’ennesimo impegno non mantenuto. Anche perché, come riconosce Carlo Berini dell’associazione “Sucar Drom”, “il momento per l’Italia è drammatico e quindi difficilmente ci sarà qualcuno disposto ad ascoltare le nostre richieste oggi”.

Il problema più scottante, soprattutto a Roma, resta quello abitativo. “Noi siamo contro la politica dei campi nomadi”, ribadisce Berini. Le soluzioni alternative a questi “lager” sono tre: la casa (popolare o in affitto), la possibilità di acquistare e installare roulotte su terreni agricoli (più economici di quelli edificabili) e la creazione di micro-aree messe a disposizione del Comune, dove creare dei piccolissimi campi autogestiti con non più di sei nuclei familiari. “Alemanno fa bene a ordinare gli sgomberi dei campi abusivi – sostiene Berini – ma bisogna dare delle alternative concrete alle persone. Altrimenti ci ritroviamo sempre al punto di partenza. E ogni giorno rischiamo di dover piangere i morti di qualche baracca bruciata”.

UN MODELLO DA IMPORTARE – L’inclusione sociale passa anche attraverso il lavoro. Oggi i 7.000 rom e sinti che vivono a Roma (un migliaio sono cittadini italiani) faticano a trovare un’occupazione “normale”, in regola. I più fortunati sono giostrai, artigiani, artisti. La maggior parte però s’inventa da vivere rovistando tra i rifiuti, raccattando rame e altri metalli. Che poi vengono portati e “lavorati” all’interno dei campi, in condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza incredibili. “Bisognerebbe valorizzare questa esperienza – dice Carlo Berini – seguendo l’esempio positivo di Casalmaggiore”.

In questo piccolo paese in provincia di Cremona abita Camir. È lui a raccontarmi del progetto che gli ha cambiato la vita. La sua e quella di tanti altri. “Prima raccoglievamo i metalli per strada e li andavamo a vendere casa per casa. Col rischio che qualcuno ci sparasse. Oggi il Comune ci ha dato in gestione una parte dell’isola ecologica. I cittadini vengono lì a conferire i loro rifiuti. E noi ci occupiamo di recuperare tutte le parti metalliche, che poi vendiamo alle industrie”. Finalmente alla luce del sole.

di Ambra Murè

Mercoledì, 09 Novembre 2011

TAGS: ROM, SINTI, DIRITTI, CAMPI NOMADI


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Nomadi: Rom e Sinti in piazza chiedono riconoscimento status minoranza

Descrizione: http://www.ultimenotizie.tv/img/comments.png0 commenti · 9 novembre, 2011 · 12:19

Roma, 9 nov. (Adnkronos) – Il riconoscimento come minoranza etno-linguistica e l’inserimento nella legge che istituisce Il Giorno della Memoria: sono le richieste della Federazione Rom e Sinti Insieme, che ha dato vita alla manifestazione ‘Tutti uniti’ in piazza Montecitorio a Roma. “Chiediamo di essere riconosciuti come popolazione, chiediamo il dono della memoria, perche’ anche noi siamo caduti in tempo di guerra e l’Italia e’ rimasta l’unica nazione a non riconoscerci”, dice Radames Gabrielli, presidente della Federazione che coordina 22 associazioni Rom e Sinti a livello nazionale. ”Chiediamo anche il riconoscimento etno-linguistico perche’ ci troviamo qui in Italia da 700 anni, siamo un’etnia con una nostra cultura, una nostra tradizione, abbiamo una nostra lingua. Altre etnie -rileva- sono state riconosciute, mentre noi siamo stati un po’ lasciati in disparte”. “Siamo alle soglie del 2012 – ha concluso il presidente della Federazione – l’uomo va nello spazio mentre Sinti e Rom vivono ancora sotto i ponti e nei campi nomadi: per questo chiediamo oggi di essere riconosciuti, per avere tutti i diritti che hanno gli altri cittadini, italiani e non. Abbiamo avuto ascolto da parte della politica, oggi saremo alla Camera e al Senato per dare voce alle nostre richieste”.


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